Salute e sostenibilità sociale, economica e ambientale

«Occorre investire maggiori risorse per la prevenzione e per la diffusione della cultura del One Health», ha detto Margherita Ferrante di Unict a Roma alla presentazione del Rapporto Campus Bio-Medico

Alfio Russo

La salute è il nodo cruciale per tutti i cittadini (70% italiani, 74% europei), seguita da lavoro (60% italiani, 40% europei) e ambiente (48% italiani, 39% europei).

In questo quadro, il 52% dei cittadini italiani si dichiara insoddisfatto dell’attuale gestione della salute, mentre il 48% ne è soddisfatto. Le persone lamentano un peggioramento su salute e ambiente negli ultimi anni (37% degli italiani).

Promosse la ricerca e l’attenzione individuale alla salute, ma è allarme sulle liste d’attesa e sulla carenza di medici.

Un terzo delle persone pensa che tra 25 anni la gestione di salute e ambiente sarà migliore di ora, un terzo che sarà come ora, un terzo che sarà peggio.

Sono solo alcuni dati del Rapporto Campus Bio-Medico – One Health presentato al Senato da Livio Gigliuto, sociologo e presidente esecutivo Istituto Piepoli, nel corso dell’evento Salute e sostenibilità sociale, economica e ambientale.

L’indagine è il risultato di una ricerca sociale condotta proprio dall’Istituto Piepoli attraverso tecniche di analisi quali-quantitative.

Dato ancora più interessante dal momento che il 60% degli italiani pensa che il futuro del proprio Paese sarà peggiore del presente.

Dal rapporto emerge anche che il modello One Health – un tipo di approccio metodologico di tipo olistico, che consiste nel considerare importante la salute globale del pianeta al pari di quella dei singoli individui - è di interesse per l’88% degli italiani e il 70% ritiene che sia di probabile realizzazione.

La visione One Health è oggi conosciuta dal 15% dei cittadini europei, italiani compresi, percentuale che sale al 24% (23% europei) quando questa viene descritta.

salute

 

L’approccio One Health è considerato l’unica chance possibile per affrontare le principali sfide dei prossimi anni e la consapevolezza dell’interdipendenza tra salute del pianeta e salute dell’uomo deve necessariamente guidare le scelte politiche future e quelle degli attori sociali ed economici, oltre che gli sviluppi per medicina e sanità (interessante per l’88% degli italiani, auspicato dal 70%).

Nel corso della presentazione è intervenuta, tra i numerosi relatori, anche la prof.ssa Margherita Ferrante dell’Università di Catania nelle vesti di presidente del Comitato scientifico International One Health Conference.

«È necessario portare avanti azioni dirette alla realizzazione del One Health al fine di garantire un benessere sostenibile e il rispetto della salute e dell’ambiente. Occorre investire maggiori risorse per la prevenzione e diffondere la cultura del One Health a partire da una programmazione adeguata di cosa vogliamo essere fra cinquant’anni come popolazione», ha detto la prof.ssa Margherita Ferrante.

Non a caso dal rapporto emerge che gli italiani e gli europei guardano al futuro in bilico tra speranza e apprensione.

Due terzi degli italiani (60%) ed europei (58%) pensano, infatti, che il futuro del proprio Paese sarà peggiore del presente. A questi si contrappone una fetta altrettanto importante di popolazione più positiva e ottimista: gli europei si rilevano leggermente più ultra-ottimisti degli italiani (per il 21% degli stranieri il futuro sarà migliore di adesso, per gli italiani solo il 16%).

Non si vedono, inoltre, solo aspetti negativi nel futuro: per esempio, c’è fiducia nella scuola (più del 30% degli individui pensano che avrà un’importanza fondamentale) e nella scienza medica (il 28% dei cittadini sostiene che molte malattie saranno sconfitte).

Un momento dell'intervento della prof.ssa Margherita Ferrante

Un momento dell'intervento della prof.ssa Margherita Ferrante

L’Italia sembra dover affrontare da qui al 2050 alcune sfide: un andamento demografico particolarmente aggravato dalla bassa natalità e dalla fuga all’estero dei talenti e dei giovani; una maggiore longevità rispetto alla media europea, ma non in salute; una mancanza di visione e di politiche di sostegno e di welfare efficaci per i progetti di vita dei giovani; forti squilibri nell’accesso alla sanità tra le Regioni.

A fronte del fenomeno dell’invecchiamento della popolazione, la solidarietà intergenerazionale appare uno strumento importante in ogni Paese oltre che un meccanismo fondamentale per l’evoluzione dell’uomo e della società. 

Prevenzione e approccio integrale sono i paradigmi del futuro, in quanto la medicina diventerà più sistemica e meno settoriale.

Fondamentali i questo contesto la crescente attenzione a stili di vita corretti e salutisti e le evoluzioni biotecnologiche e scientifiche che riguarderanno le discipline mediche.

Riguardo la prevenzione, per gli italiani appartiene ancora principalmente alla sfera medica: per il 66% la prevenzione riguarda screening e controlli periodici, per il 60% stile di vita corretto e per il 52% attenzione all’alimentazione. All’estero è più una forma mentis, uno stile di vita, un concetto penetrato nell’esperienza: per il 60% riguarda l’attività fisica e il movimento, per il 57% attenzione all’alimentazione e per il 55% stile di vita corretto.

La maggioranza delle persone, soprattutto in Italia, si dice disposta a modificare il proprio stile di vita (il 45% degli italiani e il 39% degli europei è molto disponibile).

medicina

 

I sistemi sanitari europei soffrono oggi di un’importante crisi strutturale, aggravata dagli squilibri demografici e dalla carenza di risorse umane. La ricerca sottolinea che la priorità in futuro è perseguire una maggiore sostenibilità ed efficienza economica per poter erogare servizi e cure di qualità; l’alleanza con il settore privato accreditato sarà una risorsa per la sua sostenibilità ed efficienza in futuro.

In Italia si prevede anche una riorganizzazione dei diversi presìdi e centri di riferimento per la domanda di cure e salute.

Lo scenario plausibile, già in qualche modo tracciato dal Pnrr, è in logica di continuità e sinergia tra presìdi territoriali e hub ospedalieri, con un ruolo rafforzato e centrale della medicina territoriale. Inoltre, si svilupperà maggiormente anche la medicina domiciliare, stimolata sia dalla domanda, sia dall’evoluzione tecnologica degli strumenti e apparati. L’evoluzione delle tecniche di intervento e cura, sempre meno invasive, consentiranno anche una minore ospedalizzazione.

Nuove tecnologie e Intelligenza Artificiale saranno alleate fondamentali della sanità e dell’evoluzione biomedica. Il loro impatto sarà significativo e fondamentale nei prossimi 25 anni (già ora se ne stanno vedendo gli effetti) sia per lo sviluppo di nuovi approcci medici e della biomedicina, sia per una maggiore sostenibilità economica dei sistemi sanitari.

Consentiranno evoluzioni a diversi livelli e su diversi piani: dalla digitalizzazione di processi e di dati, alla processazione ed elaborazione e condivisione della grandissima mole di dati disponibili per la medicina e le pratiche di salute pubblica, alla possibilità di una maggiore medicina domiciliare, alla progettazione di contesti urbani sostenibili. Infine, già oggi, tra il 30% e il 40% dei cittadini si immagina immerso in un mondo virtuale e totalmente dipendente dalla tecnologia.

Un momento dell'incontro

Un momento dell'incontro

L’invecchiamento della popolazione è uno dei fenomeni più impattanti per l’Europa nei prossimi anni. La curva demografica non potrà essere invertita nei prossimi 25 anni a causa dei ritardi degli interventi necessari, ma il vero obiettivo per il futuro è raggiungere una Longevity in salute.

Le ricadute percepite sono molteplici e impattanti su diverse sfere di vita, categorie professionali e segmenti generazionali.

Al momento è quasi nulla la percezione dell’opportunità fornita dalla silver economy. Per il 50% degli italiani ci sarà un aumento della spesa sanitaria, per il 43% serviranno più caregiver e per il 36% i giovani saranno più in difficoltà.

Per Marcello Gemmato, sottosegretario al Ministero della Salute, “nel Rapporto vengono evidenziate alcune criticità del sistema in primis le liste d’attesa e la carenza di medici e operatori sanitari”. “Su questo versante il Governo ha messo a disposizione risorse significative a sostegno del Servizio Sanitario Nazionale e delle Regioni coinvolgendo anche il privato convenzionato. L’obiettivo è quello di migliorare le cure per i cittadini – ha aggiunto -. Il Ministero della Salute ha particolarmente a cuore il tema centrale del One Health. Occorre, al contempo, un approccio nuovo alla salute, tendendo a nuovi modelli organizzativi e mirando alla prevenzione attraverso interventi di carattere strutturale a partire dalla medicina territoriale”.

Andrea Abodi, Ministro per lo Sport e i Giovani, ha osservato che: “lo sport assume un’importanza fondamentale su questo punto poiché contribuisce al benessere e alla qualità della vita”. Per il mondo, lo sport è contributo alla qualità della vita e per noi, molto più spesso, è quantificazione delle vittorie. Siamo vincenti e non convincenti, nel senso che non riusciamo a sviluppare la cultura del movimento. È necessario trasferire questa interdisciplinarità a livello di Governo per portare avanti una visione di lungo periodo e una progettualità misurabile nel quotidiano”, ha aggiunto.

A seguire sono intervenuti anche Carlo Tosti, presidente della Fondazione Policlinico Universitario Campus Bio-Medico e Università Campus Bio-Medico, Marcella Trombetta, preside della Facoltà di Scienze e Tecnologie per lo Sviluppo Sostenibile e One Health di UCBM, Gilberto Dialuce, presidente Enea, Alessandro Miani, presidente della Società Italiana di Medicina Ambientale, Agostino Scornajenchi, Ad di CDP Venture Capital, e Domenico Mastrolitto, direttore generale del Campus Bio-Medico.