“Sampei”: il ragazzo pescatore da cartone animato alla realtà

Il progetto dell’Università di Catania che consente di ottimizzare l’acquacoltura in ambiente lacustre

Alfio Russo

Sampei, il ragazzo pescatore, dal Giappone è pronto ad approdare in Sicilia alla ricerca di nuove sfide.

Da manga, infatti, si è trasformato in un progetto interdisciplinare dell’Università di Catania dal titolo “Valorizzazione delle risorse idriche per l’ottimizzazione dell’acquacoltura in ambiente lacustre: realizzazione di un modello intensivo autodepurante per l’ingrasso negli invasi aziendali”, il cui acronimo è proprio “Sampei”.

E così tra qualche mese, in un’azienda di Ramacca, primo ‘prototipo’ del progetto finanziato con fondi regionali, sarà possibile trovare numerosi pescatori a ‘caccia’ di pesci d’acqua dolce.

Il progetto, infatti, è finalizzato a implementare la pratica dell’acquacoltura e al tempo stesso a valorizzare le risorse di bacino non utilizzate ancora a tali fini. Il tutto creando opportunità per le imprese rurali intenzionate a intraprendere un allevamento di pesci nelle aree interne con importanti risvolti socio-economici per il territorio.

Tra gli obiettivi anche la realizzazione di un modello intensivo multitrofico auto-depurante a ciclo chiuso per l’ingrasso di pesci allevati in invasi aziendali

Il tutto nel pieno rispetto delle linee strategiche regionali per la gestione del ciclo idrico integrato e per il supporto alle aziende con proposte scientifico-strutturali mirate e capaci di incrementare gli utili correlati all’utilizzo delle acque interne e di fornire nuove opportunità di lavoro per le politiche agricole.

La risorsa idrica, infatti, ad oggi utilizzata solo per l’irrigazione, grazie ad un sistema di fitodepurazione e di disinfezione più ecocompatibili, verrà rinnovata e quindi riutilizzata per alimentare il bacino in cui saranno allevati pesci d’acqua dolce.

Grazie all’attività di acquacoltura sostenibile si assisterà alla trasformazione e alla commercializzazione dei prodotti della pesca e dell’acquacoltura contribuendo alla sicurezza alimentare dell’UE. 

Al tempo stesso il progetto contribuisce alla crescita di un’economia blu sostenibile nelle aree interne e allo sviluppo delle comunità rurali con implementazione della pesca sportiva e dell’acquacoltura.

Diversi gli strumenti che favoriranno l’efficientamento energetico, la riduzione delle condizioni inquinanti dei processi produttivi e la diffusione dell’economia circolare.

Un nuovo modo di agire della ricerca che, oltre a sostenere i temi della sostenibilità ambientale, contribuisce in modo significativo al benessere degli ecosistemi a tutela della salute umana. 

Il progetto è stato presentato stamattina nell’aula magna del Policlinico “Rodolico-San Marco” dal rettore Francesco Priolo, dal vicepresidente della Regione e assessore all’Agricoltura e alla Pesca Mediterranea Luca Sammartino, dal dirigente generale regionale Dipartimento della Pesca Mediterranea Alberto Pulizzi, dalla direttrice del Dipartimento di Scienze Mediche, Chirurgiche e tecnologie Avanzate Antonella Agodi e dalla direttrice del CRIAB del Dipartimento «Ingrassia» Margherita Ferrante.

A seguire le diverse tematiche relative al progetto sono state approfondire da diversi esperti del settore. A moderare gli interventi i docenti Salvatore Barbagallo e Gea Oliveri Conti dell’Università di Catania.

progetto sampei presentazione

In foto Antonella Agodi, Margherita Ferrante, Francesco Priolo e Alberto Pulizzi

«Il progetto risponde in pieno ad alcuni punti chiave del Green Deal e del Pnrr – ha spiegato la prof.ssa Margherita Ferrante -. Al tempo stesso ci consente di sostenere quelle piccole aziende che hanno minore possibilità accesso ai fondi europei e soprattutto il settore dell’acquacoltura vista anche come opportunità di sviluppo del territorio oltre che di promozione e valorizzazione della pesca sportiva con conseguenze per un particolare turismo».

Un progetto, dunque, con una «forte connotazione interdisciplinare» come ha sottolineato il rettore Francesco Priolo che ha evidenziato le diverse aree di ricerca coinvolte: medicina, agraria, biologia, economia, ingegneria, chimica. 

«L’ottimizzazione delle risorse idriche, soprattutto in Sicilia, una tra le regioni a rischio desertificazione, è di fondamentale importanza e pertanto, grazie alla ricerca e all’innovazione, è di fondamentale importanza sfruttare al massimo l’acqua e il suo riciclo» ha aggiunto. 

E tra i risultati previsti anche quello della commercializzazione dei prodotti della pesca ‘sicuri’ dal punto di vista alimentare. «Cibo sano e salutare sono alla base di quella dieta che ci consente di ‘prevenire’ numerose malattie – ha spiegato la prof.ssa Agodi -. È di fondamentale importanza, dunque, l’attività di ricerca che possa contribuire a migliorare la nostra salute salvaguardando l’ambiente».

«La realizzazione di questi progetti ci consente di creare un sistema, finanziato con fondi regionali e europei, che mette al suo interno imprese e ricerca – ha spiegato il dirigente regionale Pulizzi -. Si tratta di un ‘modello virtuoso’ che abbiamo intenzione di espandere in particolar modo nella Sicilia orientale, un territorio ricco di bacini, alcuni anche naturali».

progetto sampei

In foto un momento dell'intervento della prof.ssa Margherita Ferrante. Al tavolo, tra gli altri, il vicepresidente della Regione Siciliana, Luca Sammartino