Sold out al Teatro Massimo Bellini per il concerto in onore di Sant’Agata. Consegnati i premi dedicati alla memoria del commendatore Luigi Maina
Come ogni anno, il Teatro Massimo Bellini di Catania ha ospitato l’evento musicale che apre i festeggiamenti della Santa patrona.
A presentare l’evento è stato Ruggero Sardo, che dopo aver salutato e ringraziato le autorità presenti, fra le quali il presidente della Fondazione Sant’Agathae, Rosario Scandurra, il sindaco della città, Enrico Trantino, e l’arcivescovo di Catania, mons. Luigi Renna, è passato alla consegna dei premi dedicati alla memoria del commendatore Luigi Maina.
A ricevere il premio sono stati: il Centro diurno Autismo di Nizza di Sicilia, unico luogo in Sicilia che si pone come punto di riferimento per le famiglie di soggetti autistici; il giornalista Lucio Di Mauro, presidente provinciale dell’Unione Cattolica Stampa Italiana; il generale Antonino Raimondo, comandante provinciale della Guardia di Finanza; il prefetto di Catania Maria Carmela Librizzi.

Un momento della presentazione del concerto
Al termine di questa prima parte istituzionale dell’evento, l’orchestra, diretta dal maestro Giulio Prandi e il coro del Teatro Massimo, diretto dal maestro Luigi Petrozziello, hanno fatto il loro ingresso sul palco.
Tre le opere musicali in scaletta: Vulcani immaginari, Donna che in ciel di tanta luce splendi e Ode a Sant’Agata.
Il primo brano, Vulcani immaginari, è stato commissionato dal Teatro Massimo Bellini ed è stato eseguito per la prima volta in assoluto in occasione della suddetta manifestazione. Il compositore Nicola Campogrande si è ispirato ad un evento storico che ha unito l’Etna e la Santa.
Il compositore ha spiegato di aver scritto il suo pezzo orchestrale Vulcani immaginari ispirandosi al miracolo di Sant’Agata, quando, l’1 febbraio 252 d.C., la colata lavica dell’Etna venne fermata portando in processione il velo che aveva avvolto il corpo della santa.
«Questo gesto leggero, gentile – racconta – mi ha suggerito l’esistenza di vulcani immaginari che producono colate di stelle e si esprimono attraverso boati soffici, diventando quasi musica». Un’immagine evocativa che, secondo il compositore, richiama piccoli crateri urbani, come fontanelle nei giardini della città, capaci di generare «lapilli artigianali… levigati… piacevoli». Conclude definendo la composizione «il mio omaggio all’Etna e alla città di Catania».
Il brano è tessuto dall’unione di archi, fiati e percussioni e grazie al suo sound evocativo e incredibilmente contemporaneo riesce a trascinare l’ascoltatore in una dimensione eterea, quasi fiabesca, dove potenza e leggerezza si intersecano e mescolano fino ad amalgamarsi in un tutt’uno.

Un momento del concerto
Il secondo brano, Donna, che in ciel di tanta lucesplendi, è una cantata sacra per soprano, coro, archi e continuo (HWV 233): si tratta di una composizione che risale al quinquennio italiano di Georg Friedrich Händel.
L’opera venne commissionata dal cardinale Carlo Colonna ed eseguita per la prima volta nella basilica romana di Santa Maria in Aracœli nel febbraio del 1708; è un omaggio alla Santa Vergine Maria, meritevole di aver salvato le Marche e il Lazio dalla distruzione durante il terremoto che pochi anni prima aveva fortemente colpito il territorio.
Il mezzosoprano Josè Maria Lo Monaco ha magistralmente eseguito la cantata, caratterizzata da un’introduzione e dal continuo alternarsi di recitativi e arie - Donna, che in ciel di tanta luce splendi, Vacillò, per terror del primo errore, Torna immobile in grembo, Tu sei la bella serena stella, Pur nella via che resta, Sorga pure dall’orrido averno, Dunque a te diamo lodi - l’ultima delle quali, Maria, saluta e speme, si differenzia dalle precedenti per la partecipazione del coro.

Il mezzosoprano Lo Monaco, il direttore Prandi, l’orchestra e il coro del Teatro Bellini
Il concerto si è concluso con Ode a Sant’Agata, per due trombe, coro e orchestra, commissionata dal Teatro Bellini al compositore napoletano Sergio Rendine, scomparso prematuramente nel 2023. Il brano è stato eseguito per la prima volta nel 2021, in piena pandemia, a teatro vuoto.
Rendine definì il brano «una preghiera che vuole diventare sfondo musicale della terza festa religiosa più grande al mondo». Il testo è l’adattamento di una poesia tradizionale, con l’aggiunta finale di una benedizione da parte della Santa (interpretata da una voce bianca accompagnata alla celesta); una frase che simboleggia il rinnovo della sua protezione sulla Catania e sui suoi abitanti.