Al congresso nazionale Fadoi sono intervenuti i ricercatori Francesco Tiralongo e Chiara Copat di Unict
L'importanza dell'approccio One Health, in particolar modo le interconnessioni tra ambiente, salute animale e salute umana.
Sono i temi affrontati – in occasione dei lavori del 30° congresso nazionale della Società Italiana Fadoi di Medicina Interna – dal biologo marino Francesco Tiralongo e dalla biologa igienista Chiara Copat dell'Università di Catania.
Il dott. Francesco Tiralongo, nel suo intervento dal titolo Come la biodiversità marina agisce sulla salute pubblica, si è soffermato sui risultati delle ricerche sulle micro e nanoplastiche negli ecosistemi marini, evidenziando come «queste particelle, sempre più diffuse a causa dell’inquinamento antropico, rappresentino una minaccia concreta e crescente per l’ambiente e per la salute pubblica».
«Le microplastiche, una volta immesse in mare, possono essere ingerite da organismi marini a vari livelli della rete trofica, accumulandosi progressivamente fino a raggiungere anche l’uomo attraverso il consumo di pesce e frutti di mare», ha aggiunto.
L’intervento ha posto particolare enfasi sulla necessità di «intensificare i monitoraggi ambientali, adottando protocolli standardizzati e tecnologie avanzate per una rilevazione più accurata delle particelle plastiche, soprattutto di dimensioni nanometriche, ancora più difficili da identificare ma potenzialmente ancor più pericolose».
Il ricercatore etneo ha, inoltre, sottolineato «l’urgenza di condurre studi multidisciplinari volti alla valutazione sistematica dei rischi associati all’esposizione cronica a questi contaminanti, sia per gli ecosistemi marini che per la salute umana, richiamando l’attenzione della comunità scientifica e dei decisori politici sulla necessità di risposte concrete e coordinate a livello internazionale».

Un momento dell'intervento di Francesco Tiralongo
A seguire la ricercatrice Chiara Copat, da anni impegnata nello studio della relazione tra la salute dell’ambiente e quella dell’uomo, ha posto l’attenzione sulla valutazione del rischio chimico derivante dall’esposizione alimentare.
Tra gli ambiti che ha approfondito maggiormente nel corso della sua carriera vi è il rischio legato al consumo di prodotti ittici contaminati da metalli pesanti, tema al centro della sua relazione - dal titolo Intossicazione da metalli pesanti nei prodotti ittici: mito o realtà? - presentata al congresso.
«È un argomento di crescente rilevanza per la comunità medica, che sta progressivamente prendendo coscienza dell’indissolubile legame tra salute ambientale e salute umana, in piena coerenza con l’approccio One Health e con i principi degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile», ha spiegato.
«Tra i Take Home massage l’importanza nel promuovere un’educazione alimentare personalizzata, che valorizzi i benefici del consumo di pesce senza creare allarmismi, riservando particolare attenzione ai gruppi vulnerabili, ma anche promuovere il controllo della provenienza e della qualità del pesce, insieme a un’attenta sorveglianza clinica e laboratoristica nei soggetti a rischio o con consumo elevato, deve diventare parte integrante della presa in carico globale del paziente», ha precisato.
«Integrare questi aspetti nella visita internistica rappresenta oggi non solo un atto di prevenzione, ma una concreta espressione del principio secondo cui la salute dell’uomo inizia dall’ambiente in cui vive e da ciò che mette nel piatto – ha aggiunto -. Questo cambiamento di prospettiva è essenziale per affrontare con maggiore consapevolezza le sfide sanitarie del presente e del futuro».
Dagli interventi dei ricercatori etnei – invitati dal dott. Nicola Mumoli - è emersa la necessità di un approccio interdisciplinare per affrontare le sfide sanitarie del futuro, in cui la salute dell'uomo è indissolubilmente legata a quella dell'ambiente.
Il congresso ha così offerto una piattaforma per discutere non solo delle innovazioni in medicina interna, ma anche delle implicazioni ambientali sulla salute, promuovendo una visione olistica e integrata della medicina.

Un momento dell'intervento di Chiara Copat