Ai Supertalks della Scuola Superiore la voce dell’attivista Pegah Moshir Pour su diritti umani, rivoluzione iraniana, generazione Z e sfide dei diritti digitali
Nel giorno dedicato alla celebrazione dei Diritti umani, la Scuola Superiore dell’Università di Catania ha ospitato al Teatro Sangiorgi Pegah Moshir Pour nell’ambito dei Supertalks!
La protagonista dell’incontro, attivista e consulente per i diritti digitali, è una voce autorevole del movimento di emancipazione femminile iraniano e figura chiave nel dibattito contemporaneo sui diritti civili.
Il talk - dal titolo Libertà, identità, diritti: l’Iran e le nuove generazioni globali - ha offerto alla vasta platea di giovani universitari e studenti degli istituti superiori una lettura lucida e appassionata dei cambiamenti in corso in Iran e nel mondo, con un focus su giovani, donne e nuove tecnologie. Un momento di confronto profondo, capace di coniugare analisi geopolitica, testimonianza personale e riflessione culturale, ma anche un invito a guardare il mondo con coraggio, responsabilità e spirito critico.
“Serve un nuovo patto intergenerazionale globale”
Fin dall’inizio del suo intervento Pegah Moshir Pour ha posto l’accento sull'urgenza del cambiamento: «Sono ottimista per i prossimi anni perché stiamo rompendo gli status quo. Ciò ci porterà a un nuovo patto intergenerazionale globale».
Secondo l’attivista, la generazione Z sta assumendo un ruolo decisivo proprio perché vittima diretta delle scelte politiche ed economiche del presente: «Le generazioni Z sono più attive perché sentono per prime la necessità del cambiamento. Tutto ricadrà su di loro. Se vogliamo una generazione responsabile, devono esserlo anche coloro che oggi prendono le decisioni».
Donne e resistenza: “In Iran ci si emancipa nonostante tutto”
Una parte centrale del dialogo ha riguardato la condizione delle donne in Iran e le difficoltà strutturali che ostacolano movimenti di emancipazione.
«C’è un regime fortemente misogino che non permette emancipazione. Eppure le donne trovano sempre le strade per esprimersi, lavorare, vivere», ha detto Pegah Moshir Pour che ha anche ricordato come la resistenza femminile sia oggi sostenuta anche da molti uomini: «In Iran molti uomini si schierano accanto alle donne. Hanno capito che senza alleanza non esisterà mai una libertà collettiva». «Le battaglie femministe non sono battaglie di parte: riguardano l’intera società», ha aggiunto.
E in merito al movimento Donna, Vita, Libertà l’ospite ha evidenziato che si tratta rappresenta del miglior esempio di come un popolo possa riscrivere sé stesso: «È un movimento che ha unito il Paese: famiglie tradizionali, giovani, minoranze. È un esempio di collettività che si ribella per riprogettare il proprio futuro».
Un momento dell'intervista a Pegah Moshir Pour
Il regime iraniano: “Non è un potere che governa, è un potere che sopravvive”
Parlando del contesto geopolitico, Pegah Moshir Pour ha descritto un regime sempre più isolato e violento:
«Il regime si sta aggrappando alla sopravvivenza – ha detto -. Nel 2025 abbiamo già più di 1700 esecuzioni. È un potere che non risparmia, che usa violenza, stupro e repressione perché non riesce più a controllare il Paese».
Nel corso del suo intervento ha poi denunciato le responsabilità della comunità internazionale: «Anche l’Occidente è responsabile: i rapporti politici e commerciali con l’Iran devono essere più chiari e netti. Non possiamo ignorare ciò che accade in nome degli interessi economici».
Diritti digitali: “Chi controlla le nostre identità digitali?”
Ampio spazio è stato dedicato ai diritti digitali, che per Pegah Moshir Pour rappresentano una nuova frontiera dei diritti umani: «I diritti digitali sono diritti fondamentali. Siamo in ritardo: non abbiamo pari accessibilità, né parità tecnologica».
L’attivista ha denunciato i rischi rappresentati dai colossi tecnologici: «Le big tech hanno responsabilità enormi. Non possono trattare le persone come prodotti. Dove sono i diritti delle consumatrici e dei consumatori digitali?»
Poi ha posto una domanda preoccupante, ma necessaria: «Chi detiene davvero le nostre identità digitali? Io non mi sento sicura quando le piattaforme digitali sono controllate da pochi soggetti. Non possiamo lasciare le nostre vite digitali nelle mani di pochi privati».
Il pubblico presente al Teatro Sangiorgi
Italia e Iran: due lotte diverse, una radice comune
Nel confronto tra diritti delle donne in Iran e in Europa, Pegah Moshir Pour ha sottolineato una sorprendente analogia: «Da entrambe le parti la lotta è contro il patriarcato. Le donne sono sempre state messe da parte, nella scienza, nella letteratura, nella politica».
Ha poi criticato i pregiudizi culturali che in Italia ancora frenano le ragazze: «In Iran le famiglie spingono le figlie nelle lauree STEM perché rappresentano sicurezza ed emancipazione. In Italia, pur avendo libertà, diciamo alle ragazze che ‘non sono portate’. È un problema culturale che dobbiamo superare».
A seguire un invito deciso alle giovani: «Non esistono cose da uomini. Abbiamo lo stesso cervello e le stesse capacità. Dobbiamo solo essere messe nelle condizioni giuste».
Un momento dell'intervento di Pegah Moshir Pour. Al suo fianco la docente Ida Nicotra e la giornalista Michela Giuffrida
Le “voci” della Scuola Superiore e dell’Università di Catania
In precedenza sul palco del Teatro Sangiorgi è intervenuta la presidente della Scuola Superiore dell’Università di Catania, la prof.ssa Ida Nicotra, che ha aperto l’incontro ricordando l’importanza della testimonianza dell’ospite: «La nostra ospite non ha solo segnato la storia del suo Paese, ha segnato la storia del mondo. La Scuola Superiore vuole aprirsi al mondo e da questa piccola comunità accademica far partire un monito di sensibilizzazione sui diritti umani»
La prof.ssa Ida Nicotra ha poi sottolineato la forza dell’esempio iraniano: «Le donne iraniane sfilano con i capelli scoperti contro un regime che le soffoca. L’Iran ha tradizioni straordinarie e merita un futuro diverso. E noi siamo con tutte le donne iraniane in questa battaglia».
La prorettrice Lina Scalisi, prorettrice dell'Università di Catania, ha ampliato il discorso, collocando la testimonianza dell’ospite dentro uno scenario globale complesso: «Il mondo sta cambiando radicalmente, e purtroppo verso una perdita di libertà. L’Iran è uno dei casi più evidenti, ma non è l’unico».
La prorettrice Scalisi ha ricordato il valore del dialogo interreligioso, citando Gaetano Zito per anni impegnato in prima persona nelle iniziative su questo tema portate avanti dall’Arcidiocesi: “Gaetano Zito ci ha insegnato che la tolleranza è l’unico antidoto all’intolleranza che oggi dilaga ovunque. La sua lezione è più attuale che mai».
L’incontro - moderato dalla giornalista Michela Giuffrida e alla presenza della dott.ssa Grazia Pellisi della Questura di Catania e la maggiore Beatrice Casamassa per il Comando provinciale dei Carabinieri – ha rappresentati anche l’occasione per accogliere ufficialmente le venti matricole della Scuola Superiore dell’Università di Catania.
In foto da sinistra Lina Scalisi, Ida Nicotra e Michela Giuffrida