Al Palazzo Scammacca, nell’ambito del Catania Fringe Off, è andato in scena lo spettacolo della Compagnia svizzera Woman’s Move di e con Elsa Couvreur
Nello storico Palazzo Scammacca, e precisamente al Monk, la sala di uno dei più famosi jazz club della città, è andato in scena The sensemaker della Compagnia svizzera Woman’s Move di e con Elsa Couvreur, nell’ambito del Catania Fringe Off
«Buongiorno a tutti i nostri collaboratori sono momentaneamente occupati». Apparentemente hostess, il velato imbarazzo e la disposizione di “voler far di tutto pur di” sono gli abiti della personaggia davanti a noi: una delle tante candidate per un presunto lavoro.
Il contesto è quasi surreale, ci troviamo in una piccola sala d’attesa vuota dove il colloquio della donna avviene con una voce registrata. Invitata a posizionarsi al centro della stanza, esattamente davanti ai nostri sguardi, ascoltiamo un’estenuante sequenza di comunicazioni da centralino (quelle tipiche da “servizio clienti”), tutte ripetute in diverse lingue.
Un momento dello spettacolo
Noia, impazienza e sopportazione si traducono ripetutamente in squilli distorti del telefono, sequenze musicali composte da patchwork di diverse tracce e generi (dal sacro al metal), espressività e micromovimenti di impazienza che sono la danza quotidiana di tutte e tutti noi. Non solo, la performer inizia a seguire il parlato registrato con gesti che ricordano il linguaggio Lis, traducendo quindi ritmicamente quel sonoro, scollandosi quasi da sé stessa e dal senso della sua presenza in quel luogo: un bug umano irrazionale?
I momenti di attesa sono fittamente scanditi da enunciati come: «La vostra richiesta è in fase di elaborazione» o «La preghiamo di attendere, grazie»; leitmotiv austeri, ridondanti e tragicomici che hanno sollecitato in più momenti le risa del pubblico. Dopo diversi tentativi la registrazione prosegue.
Per poter concludere la procedura, che non sappiamo quale sia, ma è davvero ininfluente, la voce registrata pone domande assurde come: «Lei come persona può trasmettere la morte?», «Ha mai lavorato nell’ambito del porno?», «Pensa di essere in gravidanza?», «Ha competenze in ambito terroristico?». Dopo aver risposto al sinistro interrogatorio – SI equivaleva a un battito delle mani, NO a due – Couvreur è obbligata, pena la cancellazione della sua richiesta, a sostenere prove fisiche bizzarre.
Un momento dello spettacolo
Senza mai proferire parola, si sviluppa davanti a noi una coreografia che, insieme alla sua espressività sempre “serena”, dipinge un’atmosfera grottesca, richiamando, inoltre, l’idea di un provino teatrale. Le viene comunicato, infatti, che sono arrivate numerose candidature e le viene augurata una futura collaborazione.
Quello che sembra essere un finale poco felice in realtà non lo è. La conclusione, infatti, rimane aperta perché, dopo quell’ultimatum veniamo a conoscenza del fatto che la sua richiesta è stata portata a termine, lasciando l’esito, appunto, in sospeso.
The sensemaker è uno spettacolo tragicomico, un solo che mette in luce con chiarezza virtuosismo e fallimento del nostro convivere con forme di intelligenza artificiale disparate. La solidità del concept è arricchita dall’attraversamento di questioni di genere e certi meccanismi di ricerca lavorativa nel mondo teatrale che sono molto spesso una sofferenza poco sostenibile.