“Slalom” tra sport e cultura per l’ex sciatrice Evelina Christillin

La presidente del Museo Egizio di Torino ha incontrato gli allievi della Scuola Superiore per parlare di sostenibilità, diritti e valori, traendo spunto dalla Costituzione italiana e dall’esempio di Gianluca Vialli

Mariano Campo

Alla fine della serata, ha consegnato agli allievi della Scuola Superiore un viatico motivazionale d’eccezione, invitandoli a tenere bene a mente dieci cose “che non richiedono alcun talento”: being on time, work ethic, effort, body language, energy, attitude, passion, being coachable, doing extra, being prepared

Dieci regole di vita, adottate nell’ultimo periodo della sua ricca esistenza, da Gianluca Vialli, calciatore, allenatore, soprattutto grande uomo di sport, suo amico da oltre trent’anni.

La presidente della Fondazione del Museo Egizio di Torino Evelina Christillin, ha scelto di concludere in questo modo il suo incontro con gli studenti della Ssc, che si è tenuto lunedì 20 marzo nell’aula magna di Villa San Saverio, al termine di un colloquio su sostenibilità, diritti e valori, nella prospettiva del terzo millennio: una riflessione a voce alta che, prendendo slancio dagli articoli 3 e 9 della Costituzione italiana, lì dove si affermano i diritti dei cittadini e il valore della cultura, della ricerca scientifica e dell’ambiente, l’ha poi condotta a svariare continuamente tra riferimenti legati alla sua attività di manager di teatri e musei e altri improntati sulla sua ‘vita parallela’ di ex sciatrice, artefice delle Olimpiadi invernali di Torino 2006 e attuale rappresentante della federazione europea Uefa nel ‘board’ della Fifa, il massimo organismo internazionale del calcio.

Uno ‘slalom’ continuo, infarcito di aneddoti e citazioni, ai quali Christillin ha attinto copiosamente per far risuonare i suoi quattro capisaldi: Rispetto, Responsabilità, Cura e Formazione

Evelina Christillin

Evelina Christillin

«Una grande visionaria, ma pragmatica - l’ha definita il presidente della Scuola Daniele Malfitana, prima di lasciare spazio al fuoco di fila di domande poste dall’allievo Giulio Ruggieri, che ha fornito alcuni spunti alla relatrice -: Evelina è una donna che ha messo a frutto le proprie competenze multidisciplinari e trasversali ottenendo risultati straordinari come gestire grandi eventi sportivi, pianificare le attività di teatri, organizzare un complesso straordinario come il Museo Egizio di Torino, investendo sempre passione e voglia di fare». 

«Siamo davvero onorati di ospitarla – ha aggiunto il rettore Francesco Priolo -, anche perché il modello che ci offre è assolutamente in linea con la cifra distintiva della Scuola di eccellenza del nostro Ateneo, nella quale gli allievi, ormai da 25 anni, sono in continuazione ‘contaminati’ e, di fatto, arricchiti dal confronto con discipline e conoscenze differenti».

Chi altri infatti, al posto suo, saprebbe rispondere, con prontezza e dovizia di dettagli, a questioni come il bando delle rappresentative russe dalle competizioni internazionali del calcio e la conquista del regime professionistico nel calcio femminile e, al tempo stesso, la terribile distruzione, in nome di fanatismi politici o religiosi, dei monumenti simbolo di antichissime civiltà a Palmira, in Siria, in Iraq o Afghanistan, la graduale restituzione del patrimonio artistico depredato da alcuni paesi occidentali durante il periodo coloniale o gli entusiasmanti progetti del nuovo allestimento scientifico del Museo Egizio, contraddistinto da ricerca, formazione e condivisione, che si appresta a celebrare i 200 anni di vita. 

E nel medesimo ‘speech’ denunciare la tratta dei giovani calciatori africani e stigmatizzare gli ‘imbrattatori di opere d’arte’ in nome della difesa dell’ambiente, coloro che vogliono rimuovere l’insegnamento della storia dai programmi scolastici o la ‘cancel culture’ che ha investito alcuni autori di libri per ragazzi, altrettanto biasimevole che gli episodi di razzismo, omofobia, intolleranza tuttora presenti nelle curve degli stadi, o fenomeni come il doping che investono numerose federazioni sportive, per i quali non bastano regolamenti e sanzioni ma occorre una pervasiva operazione di cambiamento culturale.

Alcuni degli esempi citati raffigurano una realtà inevitabilmente amara, come l’emergenza climatica e il degrado ambientale, ma – esorta Christillin -, con «il tempo, l’impegno e la pazienza, le cose possono cambiare».  

Un momento dell'intervento del rettore Francesco Priolo

Un momento dell'intervento del rettore Francesco Priolo

«Alla fine degli anni ‘90 – racconta - accettai di fare da portabandiera alla candidatura di Torino per le Olimpiadi invernali del 2006. Era un’impresa persa in partenza, per questo nessuno scalpitava per guidare il comitato promotore. Io accettai e, a sorpresa, sbaragliammo la concorrenza. Quando fu proclamata ufficialmente l’assegnazione, quello sì fu davvero il mio ‘magic moment’, un grande successo che la vita mi riservò quasi per gratificarmi dell’aver lottato con tutte le mie forze per sconfiggere una grave malattia che aveva messo a rischio la mia stessa vita». 

«Le cose cambiano: lentamente magari, ma arrivano a cambiare e ci permettono di dare il nostro contributo allo sviluppo armonico dell’umanità. Facendo pressioni sulle autorità qatariote, ad esempio – parla dei recenti Mondiali di Calcio – la Fifa è riuscita a fare abolire una legge che di fatto sanciva la schiavitù degli operai impiegati nella costruzione a tempi di record degli impianti sportivi. E dopo anni di battaglie siamo anche riusciti a far accettare il regime professionistico delle calciatrici, eliminando sostanzialmente il gap con gli uomini».

Un altro straordinario ‘sintomo’ è l’episodio avvenuto nella partita Danimarca-Finlandia, agli ultimi campionati europei, quando i calciatori danesi guidati dal capitano Simon Kjaer, formarono un cordone intorno al loro compagno Eriksen, che giaceva esanime per terra mentre gli venivano portati i soccorsi, per proteggerlo dagli sguardi di milioni di persone durante quei terribili attimi di sofferenza.

Rispetto, responsabilità, cura, formazione: «Il termine inglese Education secondo me le racchiude tutte – ha concluso la manager torinese, rivolgendosi direttamente agli studenti -. Ma è ancora lo sport, per tornare al decalogo del mio amico Vialli, ad avermi insegnato alcuni principi che ogni giorno mi aiutano ad occuparmi di tante cose, al di là della stanchezza. Il primo è la consapevolezza che quando si sbaglia non è la fine del mondo. E quando capita che vi sbagliate, ragazzi, potete sempre rialzarvi perché non è mai finita, se avrete fiducia in voi stessi. L’altro segreto è non prendersi mai troppo sul serio: con una buona dose di autoironia si può fare molta strada».