Soggiorno a Optina. Discesa nell’anima russa

Presentata, nei locali della Legatoria Prampolini, l’ultima fatica letteraria di Ivo Flavio Abela

Viviana Manfredi

“Una scrittura al confine tra un diario, un romanzo, un saggio e non riconducibile, quindi, a un genere letterario particolare”. Lo definiscono così lo stile linguistico del libro Soggiorno a Optina. Discesa nell’anima russa di Ivo Flavio Abela (pubblicato per Castelvecchi Editore nel 2021) il docente Antonio Di Grado dell’ateneo catanese e il giornalista Giuseppe Lazzardo Danzuso con i quali l’autore ha dialogato, nei locali della Legatoria Prampolini, “nuova” realtà culturale catanese, in occasione della presentazione della sua ultima fatica.

Un’originalità della prosa che si accompagna alla scelta di Ivo Flavio Abela di raccontare il suo soggiorno di quindici giorni – durante la Pasqua Ortodossa del 1993 – nel monastero russo di Optina, centro spirituale della comunità cristiana ortodossa e centro culturale e letterario di primaria importanza. A Optina è stato ospitato Dostoevskij dopo la morte tragica del figlio, scomparso a soli tre anni; ha sostato anche Tolstoj, il cui ritratto trova spazio nel libro grazie a un godibilissimo dialogo tra lo scrittore, fra i più grandi della letteratura russa; e qualche anno fa anche lo stesso Abela.

L’autore - docente di latino, greco e geostoria e con esperienze di didattica universitaria - ha interessi eterogenei che spaziano dalla linguistica testuale alla filologia, dalla comunicazione alla poesia greca (ama, tra tutti, il poeta Odysseas Elytīs: Odysseas è, infatti, il titolo del blog curato dallo stesso Abela).

Soggiorno a Optina. Discesa nell’anima russa di Ivo Flavio Abela La spiritualità e la letteratura offrono, quindi, un’inedita prospettiva di osservazione per approfondire e ricercare i tratti più caratteristici dell’‘anima russa’, così diversa da quella occidentale, considerata più cinica e razionale. 

Tuttavia, la chiave interpretativa più originale è legata all’iconografia: non a caso, infatti, Di Grado ha sintetizzato la sua esperienza di lettura in una parola, iconostasi.

L’importanza data all’icona sacra è uno degli aspetti peculiari della religiosità cristiana di rito greco: infatti, l’icona è capace, per mezzo della sua «astratta purezza» di evocare il sacro, di renderlo presente, vivo e venerabile alla comunità dei fedeli. 

Ed è proprio l’intrinseca presenza della spiritualità che si incontra con l’immortalità delle parole dei narratori russi: nella già citata intervista immaginaria di Abela a Tolstoj, il russo dichiara di «essere vivo nel cuore e nella mente di tutti coloro che [lo] amano».

Il racconto di Optina «crocevia di tutta la storia della cultura russa» - così la definisce l’autore durante la presentazione -, rende il libro «necessario» secondo l’opinione di Di Grado: al tempo dell’invasione russa in Ucraina, tentare di conoscere a fondo l’anima e la cultura tanto affascinanti e ricche del popolo russo aiuta a sfuggire dalle facili categorizzazioni che sono, purtroppo, comuni (tra tutte, la Russia come ‘impero del male’) e che fanno da attrito alla necessaria e stimolante comprensione di un orizzonte culturale diverso dal nostro.