Applausi e partecipazione per lo spettacolo portato in scena al Cut dagli studenti del laboratorio Utopico Van con una lettura giovane, viva e sorprendente del drammaturgo Shakespeare
“Per il pubblico è fondamentale sapere cosa c’è dietro, lo spettacolo è solo una parte”. Con queste parole la regista Ornella Matranga, a chiusura della rappresentazione Sogno di una notte di mezza estate, in scena al Centro Universitario Teatrale nei giorni scorsi, esprime con chiarezza lo spirito che ha guidato questa particolare esperienza teatrale.
«Uno spettacolo dal taglio innovativo - sottolinea la regista di Utopico Van -, è stata pensata come una restituzione aperta». Un vero e proprio attraversamento del processo creativo stesso, dove copioni alla mano e interventi della regista in tempo reale hanno reso visibile anche ciò che solitamente resta dietro le quinte.
Tre quadri, un filo comune
Lo spettacolo si è snoda in tre blocchi distinti, ciascuno con una propria atmosfera e ritmo, insieme a diversi riferimenti a battute e canzoni pop contemporanee. Si comincia con un’introduzione corale, in cui i personaggi sembrano vivere l’estate in modi diversi, come se ciascuno portasse in scena una propria personalitá.
Si passa poi al secondo quadro, dedicato al duca e alla duchessa e alla preparazione di uno spettacolo per le imminenti nozze. Sembra quasi un gioco teatrale nel teatro, con le simpatiche scene delle audizioni in cui ognuno degli attori ha selezionato e interpretato un monologo tratto da diverse opere di Shakespeare.
Il terzo blocco è invece immerso nel cuore del sogno: quello di una notte d’estate animata da passioni turbolente e amori giovanili, fragili e intensi.

Un momento dello spettacolo
A fare da filo conduttore a tutte le parti è il tema della rappresentazione degli stereotipi, che si intreccia alla parola drammaturgica con consapevolezza e ironia. Proprio su questo, nel finale, gli attori che interpretano i quattro giovani protagonisti – Elena, Demetrio, Lisandro ed Ermia – si sono soffermati in modo toccante, leggendo delle dediche personali che mettono in luce i pregi e le fragilità dei propri personaggi che si rivelano più attuali che mai.
Tra le dediche degli attori, spicca senza dubbio quella dell’attrice Chiara Alessandrello, interprete dell’indimenticabile Elena. Sul palco, con voce ferma e cuore aperto, Chiara ha letto una lettera indirizzata proprio al personaggio da lei incarnato: una donna fragile, insicura, che si percepisce priva di fascino solo perché non amata da colui che desidera.
Elena è il ritratto di tante donne contemporanee: capace di grande amore, ma cieca di fronte al proprio valore, prigioniera di un ideale romantico che la svilisce. In tempi moderni, sarebbe forse etichettata con leggerezza come una “sottona” – termine che oggi riassume, con ironia e crudeltà, chi si perde nell’amore per chi non la ricambia.
Eppure, Chiara Alessandrello riesce con grazia, ironia e profonda sensibilità a trasformare questa figura in un simbolo potente. La sua lettera, intrisa di umorismo ma anche di dolce malinconia, fa riflettere. La sua interpretazione, intensa e magistrale, ci restituisce una verità universale: l’amore non dovrebbe mai costarci la dignità.
Un messaggio prezioso, che nel 2025 risuona con forza: la riscoperta del valore femminile, dell’autostima e dell’indipendenza emotiva. Grazie a Chiara, Elena non è più solo un personaggio: diventa un esempio, uno specchio, una sorella per ognuna di noi.

Un momento dello spettacolo
Il “cuore pulsante” del laboratorio
Così viene raccontato un processo vissuto in cinque incontri di laboratorio basati sulla letteratura del Bardo. Tutto questo non sarebbe stato possibile senza gli studenti – attori Sebastiano Alario, Chiara Alessandrello, Mattias Armao, Claudia Benedetti, Adelia Branchina, Alessia Cavallo, Marta Cavallo, Raffaele Cocimano, Giuliana Di Forti, Lia Figuera, Stefano Firrincieli, Irene Ingallina, Chiara Lo Nigro, Dennis Junior Marletta, Alessandro Motta, Martina Randazzo, Stefano Rizzo, Vincenzo Salamone, Diego Straguzzi.
Proprio loro sono i protagonisti del laboratorio d'ateneo, un percorso di ricerca teatrale promosso dall’Università di Catania e dalla compagnia Utopico VAN - Verso Altre Narrazioni.
Indispensabile si è rivelato il lavoro di Ornella Matranga e Andrea Palermo, ideatori e formatori, che hanno realizzato l’obbiettivo principale dello spettacolo: trasmettere ai partecipanti come le dinamiche e le parole di tempi lontani possano ancora essere attuali!

Studenti-attori e registi alla fine dello spettacolo
Shakespeare secondo “Utopico VAN”
«Il percorso di Utopico prevedeva già dall’inizio che di anno in anno avremmo esplorato vari elementi drammaturgici e autori diversi», racconta Ornella Matranga, direttrice del laboratorio “Utopico Van”.
«Lo scorso anno – spiega - abbiamo lavorato sulla tragedia della commedia classica, quest’anno ho pensato che Shakespeare potesse essere ideale perché, rispetto al lavoro fatto prima, presenta un contesto molto diverso su cui far lavorare gli attori e soprattutto ci consente di continuare a lavorare al nostro obiettivo: trasmettere agli allievi e alle allieve un approccio giocoso al teatro senza subire la parola scritta con timore».
«Quindi abbiamo scelto Shakespeare perché ci permetteva, soprattutto col sogno di una notte di mezz'estate, di farli giocare scoprendo però un drammaturgo fondamentale della storia della drammaturgia», ha aggiunto la regista.
Al centro del lavoro di quest’anno c’è Sogno di una notte di mezza estate, un testo che ha offerto spunti preziosi per riflettere su amore, identità e sogno.

Un momento dello spettacolo
«Abbiamo lavorato su due significati amorosi: uno legato ai personaggi magici del sogno di una notte di mezz'estate, che vivono l'amore in maniera sovrannaturale con delle sensazioni molto forti legate alla natura – racconta Ornella Matranga -. L'amore acquisisce un senso metaforico, che viene sempre paragonato al corso delle stagioni, alla potenza degli agenti atmosferici. Un'altra parte di allievi invece ha lavorato a una dimensione d'amore molto umana e in particolar modo adolescenziale.» spiega la regista, aggiungendo che «è stato molto divertente, ha dato anche da riflettere rispetto a varie tematiche femminili e di amore tossico. Come sempre, i testi sono dei pretesti per fare un lavoro di riscrittura in cui i ragazzi vengono tirati in ballo moltissimo».
A proposito della scrittura del testo «la prima edizione di Utopico, e quindi la prima restituzione aperta, era totalmente originale». «Con l'approccio agli autori c'è una parte fedele al testo, soprattutto per quanto riguarda la struttura drammaturgica – prosegue la regista -. I ragazzi, attraverso l'improvvisazione che facciamo durante il percorso riescono a tirare fuori degli adattamenti. In questo caso specifico è stato un laboratorio intensivo di cinque incontri; quindi, mi piace sempre specificare che quello che facciamo oggi non è uno spettacolo, ma è un esito aperto al pubblico in cui condividiamo con loro il lavoro che è stato fatto in questi giorni».

Un momento dello spettacolo
Utopico Van, una realtà ormai consolidata a Unict
“Utopico” è gestito dal collettivo VAN - Verso Altre Nazioni. E quest’anno Ornella Matranga, sempre presente sin dalla prima edizione, è stata affiancata alla guida del laboratorio da Andrea Palermo, membro e fondatore del collettivo Van. Proprio Palermo, alla sua “prima” in questa esperienza con Unict, ha preso il posto di Riccardo Rizzo nella gestione degli allievi e delle allieve.
“Utopico VAN” è ormai una piccola realtà consolidata. «Questi ragazzi amano il teatro – ci tiene a sottolineare Ornella Matranga -. Soprattutto hanno sviluppato un amore sano per il teatro, questa è la cosa di cui siamo più orgogliosi noi di Utopico.».
«Loro hanno sviluppato una passione da collettivo, da gruppo che ama l'approccio creativo ai testi, e quindi continuano a fare questo percorso apprezzandone proprio la parte da amatori, ma sviluppando delle competenze», aggiunge.
A proposito degli studenti-attori ci tiene a sottolineare che «quest'anno mi hanno restituito questa coscienza di quanto sia importante per loro, all'interno della vita quotidiana da studenti, da giovani donne e giovani uomini, avere un momento di libertà creativa». «Questa è una grande gioia per me, perché credo molto nel valore del teatro in questo senso, cioè, deve far bene alla gente», aggiunge la regista.
Sul futuro del laboratorio Ornella Matranga spiega che «la nostra ambizione è sempre quella di creare una compagnia stabile perché questo ci consentirebbe di lavorare in modo più diffuso nell'arco dell'anno, quindi senza limitarci a queste sessioni di laboratorio intensivo». «Nell'arco di un anno – continua la regista - l'obiettivo sarebbe scegliere delle tematiche anche in accordo con l'università e ritornare a sviluppare dei testi principalmente originali di scrittura collettiva».

Un momento dello spettacolo