Avviate le attività di monitoraggio del progetto Handywater sugli effetti del cambiamento climatico sulle colture mediterranee
La gestione sostenibile delle risorse idriche in agricoltura è una importante sfida per la ricerca scientifica dato che il 70% della disponibilità idrica a livello globale è impiegato per l’irrigazione. Tale pratica agronomica è di strategica importanza dato che contribuisce a circa il 40% delle produzioni a livello nazionale.
In questo contesto l’introduzione di pratiche per la gestione sostenibile delle risorse idriche a supporto dell'irrigazione risulta necessario per fronteggiare i fenomeni di scarsità idrica indotti dal cambio climatico che interessano, soprattutto, le aree semi-aride mediterranee.
Alcuni degli effetti più comuni della crisi climatica in atto, infatti, comportano la diminuzione delle precipitazioni, aumentando la frequenza e l'intensità delle siccità in molte regioni mediterranee, compromettendo la crescita e la produttività delle colture arboree, ma anche incidendo sull’evaporazione e la traspirazione delle piante, sulla fioritura, l’impollinazione e la formazione dei frutti, sulla qualità stessa dei prodotti, con l’alterazione del contenuto di zuccheri e acidi nei frutti, sulla diffusione di malattie e parassiti e sulla pianificazione delle pratiche di irrigazione.
Handywater, soluzioni innovative per la gestione sostenibile delle risorse idriche
Ad oggi sono numerose le soluzioni tecnologiche e le strategie applicabili per incrementare l’efficienza d’uso dell’acqua nel settore irriguo. Tuttavia ulteriori sforzi devono essere profusi dalla ricerca applicata per trasferire tali innovazioni alle realtà produttive locali.
Estremamente importante, ad esempio, è la comprensione dei meccanismi di trasferimento della risorsa idrica attraverso il sistema continuo suolo-pianta-atmosfera e delle modifiche indotte da condizioni di stress idrico.
Pertanto la ricerca applicata è indirizzata verso l’individuazione di approcci integrati tra diverse aree scientifiche ed in particolare le scienze agrarie, ingegneristiche, geologiche e geofisiche.
Nei giorni scorsi i ricercatori della sezione “Idraulica e Territorio” del Dipartimento di Agricoltura, Alimentazione e Ambiente dell’Università di Catania - guidati dalle docenti Simona Consoli (ordinario di Idraulica agraria e sistemazioni idraulico forestali) e Daniela Vanella (ricercatrice del medesimo settore scientifico) - hanno ospitato due gruppi di ricerca provenienti dal Dipartimento di Geofisica dell’Università di Padova e dall’Helmholtz-Zentrum für Umweltforschung di Lipsia per eseguire prospezioni geofisiche ed applicazioni di proximal sensing con l’obiettivo di monitorare la risposta idrologica del sistema suolo-pianta-atmosfera all’applicazione di regimi irrigui deficitari.
Handywater, attività di monitoraggio
Le attività sperimentali sono state condotte nell’ambito del progetto PRIMA 2020 dal titolo “Handy tools for sustainable irrigation management in Mediterranean crops” coordinato a livello nazionale dalla prof.ssa Consoli.
Tra gli obiettivi specifici del progetto Handywater vi è l’applicazione di strategie di gestione sostenibile della risorsa idrica, basate sull’adozione di tecniche di irrigazione di precisione e l’attuazione di pratiche di agricoltura conservativa del suolo.
L’attività sperimentale del progetto si attua all'interno dell’azienda agraria sperimentale del Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria - Centro di ricerca Olivicoltura, Frutticoltura e Agrumicoltura (Crea-Ofa), nell’ambito delle attività di collaborazione alla ricerca tra il centro e l’Università di Catania.
Le attività di ricerca inerenti il progetto Handywater sono contraddistinte da una importante fase di trasferimento tecnologico e dell’innovazione verso gli stakeholder, al fine di migliorare la sostenibilità ambientale e i caratteri produttivo-qualitativi di colture arboree in ambiente mediterraneo, soggette ad una progressiva contrazione delle risorse idriche disponibili a seguito dei fenomeni di cambio climatico.
I gruppi di ricerca dei diversi atenei