Spezzare il circolo vizioso: l'emancipazione economica come sfida alla violenza di genere

Al Dipartimento di Giurisprudenza sono intervenuti sul tema Gennaro Gigante della Banca d’Italia e la docente Mariagrazia Militello di Unict

Benedetta Imbraguglia

Come l’autonomia economica può costituire uno degli strumenti più efficaci per combattere la violenza di genere e migliorare le condizioni delle donne.

Un tema d’attualità e di particolare rilevanza che è stato oggetto, nei giorni scorsi, di un seminario – dal titolo Emancipazione economica vs violenza domestica – che si è svolto nell’aula magna di Villa Cerami del Dipartimento di Giurisprudenza dell'Università di Catania.

L'incontro, inserito nell’ambito del ciclo di seminari Eguaglianza, donne e diritti organizzato dalle docenti Adriana Ciancio e Rosalba Sorice, ha visto la partecipazione di esperti e accademici impegnati a riflettere su un tema che riguarda non solo il presente, ma anche il futuro delle politiche di parità e giustizia sociale.

Ad aprire il convegno le docenti Adriana Ciancio e Rosalba Sorice che hanno rimarcato l'importanza di un evento che affronta temi cruciali per la parità di genere e i diritti delle donne. La violenza economica è una forma di abuso che si manifesta attraverso il controllo delle risorse finanziarie, impedendo alle vittime, in particolare alle donne, di esercitare la propria libertà e indipendenza. 

Spesso questo tipo di violenza è collegato a un sistema più ampio di violenza di genere, in cui le disparità economiche, culturali e sociali alimentano un ciclo di subordinazione e disuguaglianza. In questo contesto, l'educazione finanziaria emerge come una chiave fondamentale per il cambiamento.

Tra i relatori dell'incontro il dottor Gennaro Gigante, direttore della filiale di Catania della Banca d'Italia, e Mariagrazia Militello, docente di Diritto Antidiscriminatorio dell'Università di Catania.

"La violenza, in tutte le sue forme, è spesso interconnessa. Si inizia dalla violenza economica, per arrivare poi alla violenza di genere, e la vera sfida è rompere questo circolo vizioso”, ha detto in apertura del suo intervento il dott. Gennaro Gigante, sottolineando l'importanza di riconoscere il legame tra la violenza economica e la violenza di genere.

“La violenza economica non è isolata, ma spesso è un mezzo per esercitare potere e controllo in una relazione, condizionando la libertà e l'indipendenza della vittima. Uno degli strumenti chiave per contrastare questo fenomeno è la cultura finanziaria – ha aggiunto -. Dal 2020 al 2023 si è registrato un miglioramento delle competenze finanziarie tra le donne; tuttavia, nonostante l’enorme progresso, le donne continuano ad essere più vulnerabili, con un livello di istruzione che spesso non è sufficiente a colmare il divario di genere”.

“Le donne con un alto livello di istruzione hanno competenze finanziarie simili a quelle degli uomini, mentre le studentesse continuano a essere sempre meno preparate rispetto ai colleghi maschi – ha spiegato -. La percentuale di donne che lavorano resta bassa rispetto agli standard europei, e in molte famiglie è ancora il padre a prendere le decisioni economiche. le donne, infatti, molto spesso tendono a dubitare maggiormente delle proprie competenze finanziarie rispetto agli uomini”.

In foto da sinistra Mariagrazia Militello, Rosalba Sorice, Adriana Ciancio e Gennaro Gigante

In foto da sinistra Mariagrazia Militello, Rosalba Sorice, Adriana Ciancio e Gennaro Gigante

“Queste dinamiche sono legate ad una cultura patriarcale che vede la figura maschile come quella naturalmente competente in ambito economico, favorendo quasi una fiducia cieca nelle proprie conoscenze, senza mettere in discussione le capacità personali – ha continuato il dott. Gigante -. La violenza economica, in particolare, colpisce giovani, pensionate e casalinghe, che spesso diventano vittime di truffe online. Per combattere queste ingiustizie, è fondamentale un cambiamento culturale”.

“La consapevolezza finanziaria e l’emancipazione economica sono cruciali per ridurre il gender gap, non si può delegare la gestione delle proprie risorse, ma bisogna acquisire competenze per fare scelte autonome”, ha detto in chiusura di intervento.

In questo quadro, la violenza economica è una componente centrale di quella di genere. Solo attraverso l'accesso paritario al lavoro e alle risorse economiche le donne possono sperare di ridurre le disuguaglianze e raggiungere l’autonomia.

A seguire Mariagrazia Militello, docente di Diritto Antidiscriminatorio all’Università di Catania, si è soffermata sulla recente sentenza 22294 del 2024 della Corte di cassazione, che ha stabilito che anche un singolo episodio di violenza domestica può giustificare l'addebito della separazione.

“La Corte ha sottolineato come anche un singolo episodio di violenza possa compromettere irrimediabilmente la fiducia e il rispetto reciproco, rendendo insostenibile il proseguimento della convivenza coniugale", ha detto.

“È un passo importante nella protezione delle vittime, che mostra quanto anche un singolo episodio possa distruggere le basi di una relazione”, ha precisato ricordando “come purtroppo, troppo spesso, la violenza provenga da una persona di cui la donna si fida ciecamente”.

“La violenza, sia psicologica, sia economica, non sempre si manifesta in modo evidente”, evidenziando come spesso “molte donne si trovino intrappolate in una condizione di subordinazione economica, un aspetto che rende ancora più arduo liberarsi da situazioni di abuso e violenza”.

Nel suo intervento la docente è intervenuta anche sulla violenza economica e sul ruolo fondamentale dell’educazione per prevenire le discriminazioni.

“Occorre sensibilizzare maggiormente la società sulla violenza psicologica e non solo su quella fisica e la sensibilizzazione passa necessariamente attraverso l'educazione e la consapevolezza, passa attraverso l'uso di un linguaggio rispettoso e inclusivo e la diffusione della cultura del consenso”, ha detto.

“Si tratta di un processo di cambiamento culturale che andrebbe guidato con competenza, non semplicemente auspicato; uno strumento senz'altro utile sarebbe l'introduzione dell'educazione affettiva nella scuola affidata a figure professionali adeguatamente formate”, ha aggiunto la prof.ssa Militello.

E in merito alle politiche e alle leggi attuali in materia di protezione delle vittime di violenza domestica, la docente ha spiegato che “purtroppo, per quanto i provvedimenti adottati dal legislatore siano mirati a fornire protezione alle vittime di violenza domestica attraverso l'accelerazione degli interventi, l'inasprimento delle pene, si tratta sempre di interventi che si collocano a valle di accadimenti spesso molto gravi”.

In foto da sinistra Mariagrazia Militello, Rosalba Sorice, Adriana Ciancio e Gennaro Gigante

In foto da sinistra Mariagrazia Militello, Rosalba Sorice, Adriana Ciancio e Gennaro Gigante

“Una tutela efficace, invece, dovrebbe essere imbastita come una complessa rete attraverso un processo attento e azioni integrate volte, anzitutto, a prevenire la violenza e a fornire alle donne che ne siano potenzialmente vittime degli aiuti pratici, come ad esempio centri di ascolto disseminati sul territorio – ha precisato -. Occorrono sempre più figure formate che fungano da sentinelle nei posti normalmente frequentati dalle donne; rifugi ai quali sia possibile accedere con facilità; un sostegno economico per allontanarsi da situazioni anche solo potenzialmente pericolose, poiché molto spesso, uno dei maggiori ostacoli che impedisce alle donne di allontanarsi dalle proprie case è la dipendenza economica, l'impossibilità pratica di provvedere autonomamente a se stesse e ai figli”.

Sull'importanza di educare le giovani generazioni sulla parità di genere e sul rispetto nelle relazioni, la prof.ssa Mariagrazia Militello ha spiegato che “questo è proprio il punto fondamentale della questione”.

“La mancanza di rispetto, la discriminazione, la violenza sono il risultato di precisi processi cognitivi, che si ripetono ed è, dunque, assolutamente indispensabile destrutturare i meccanismi che ne stanno alla base, attraverso una educazione non solo diversa ma anche, e soprattutto, consapevole – ha spiegato -. Ma la consapevolezza non si può dare per scontata, così come una educazione sensibile; si deve formare, insistere, anche su cose che, all'apparenza, sembrerebbero acquisite e superflue. Per essere chiari non esistono giochi da femmina, non esistono lavori da maschio, bisogna usare le parole in maniera rispettosa delle differenze, usare la massima sensibilità nei confronti di tutte e tutti. Nessuno o nessuna è irrecuperabile. Educare in maniera consapevole e responsabile è la chiave del cambiamento”.

In chiusura la docente si è soffermata sul ruolo degli uomini nella lotta contro la violenza domestica e nella promozione dell'emancipazione femminile.

“Gli uomini hanno un ruolo fondamentale nel cambiamento, ma anche in questo caso è necessario mostrare loro quello che non funziona e pretendere che lo capiscano e mettano in atto in prima persona il cambiamento – ha detto la docente -. Gli uomini non devono concedere niente; devono solo imparare a rispettare i diritti e la libertà delle donne. E anche in questo caso, l'abbattimento degli stereotipi gioca un ruolo cruciale”.

“Affrontare la violenza economica significa andare oltre il singolo caso, riconoscendo che le disuguaglianze strutturali, culturali e sociali siano alla base di questo fenomeno – ha spiegato la prof.ssa Militello -. Per contrastarle, è cruciale investire nell'educazione finanziaria delle donne, promuovendo la consapevolezza e l'indipendenza economica. Il cambiamento è possibile grazie alla consapevolezza, alla formazione e alla determinazione. Solo attraverso una maggiore accessibilità alle opportunità e il pieno riconoscimento del diritto alla parità economica, sarà possibile costruire una società in cui le donne siano realmente libere di decidere del proprio futuro, senza le catene di un sistema che le opprima”.

Back to top