Studenti a “lezione” di biodiversità vegetale sull’Etna e sui Nebrodi

A guidare gli allievi del corso di laurea in Biologia ambientale i docenti Saverio Sciandrello e Gian Pietro Giusso del Galdo di Unict

Alfio Russo
Pineta di Monte Albano sull'Etna
Un momento della visita al Giardino Nuova Gussonea
La colata lavica del 2025
Rifugio della Galvarina sull'Etna
Studenti in visita all'Acerone di Monte Soro sui Nebrodi
Dactylorhiza maculata subsp. saccifera_Nebrodi
Sollazzo verde sui Nebrodi
Lago di Sollazzo Verde sui Nebrodi
Il Castello di Nelson
Studenti in visita al Castello di Nelson
Studenti in visita al Castello di Nelson
Il Castello di Nelson

Tre giorni di intense attività in campo ad osservare e studiare la diversità vegetale del Parco dell’Etna e del Parco dei Nebrodi. Un’esperienza unica per le studentesse e gli studenti del corso di laurea magistrale in Biologia ambientale che sono stati guidati da Saverio Sciandrello e Gian Pietro Giusso del Galdo, docenti di Botanica al Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali dell’Università di Catania.

Nella prima giornata, lungo un percorso molto articolato di venti chilometri, gli studenti sono stati impegnati a campionare la flora e rilevare gli habitat naturali e le comunità vegetali di alta quota del Parco dell’Etna (come ad esempio il Giardino Botanico Nuova Gussonea, la pista Altomontana, la colata del febbraio 2025, il Monte Fontanelle, il Monte Albano, il Monte Forno e il Piano Fiera).

Prima tappa il Giardino Botanico Nuova Gussonea, situato ad un’altitudine di 1700 metri e gestito della Regione Siciliana (Dipartimento dello Sviluppo Rurale e Territoriale) e posto sul versante sud-ovest dell’Etna. Gli studenti, guidati dalla prof.ssa Emilia Poli e dai docenti del corso, hanno discusso del valore strategico che svolgono gli orti/giardini nella conservazione della biodiversità.

Giardino Botanico Nuova Gussonea

Studenti e docenti al Giardino Botanico Nuova Gussonea

Nella seconda tappa è stato osservato il fronte più avanzato della colata lavica del febbraio 2025, emessa da una bocca situata lungo una fessura eruttiva a quota 3.050 metri. In quest’area gli studenti hanno approfondito gli effetti e le conseguenze della colata lavica sulla flora, sulla vegetazione e sugli habitat.

Particolare attenzione è stata posta agli habitat della Direttiva 92/43/CEE, quali Lande oro-mediterranee endemiche a ginestre spinoseCampi di lava e cavità naturali, Pinete (sub)mediterranee di pini neri endemici.

studenti alla colata lavica del 2025

Studenti lungo la colata lavica del 2025

Numerose sono state le specie vegetali analizzate dal punto di vista ecologico, come Astragalus siculus, Tanacetum siculum, Rumex aetnensis, Senecio aetnensis, Galium aetnensis, Berberis aetnensis, Saponaria sicula, Festuca circumediterranea, Bellardiochloa aetnensis, Linaria purpurea.

Nell’ultima tappa sono state analizzate le pinete di Monte Fontanelle, Monte Albano, e Monte Forno con un focus specifico sulla gestione/tutela dei boschi seminaturali e sui processi evolutivi delle comunità vegetali.

A conclusione della prima giornata studenti e docenti, in una struttura immersa nei boschi dei Nebrodi, hanno analizzato alcune delle maggiori criticità gestionali e conservative.

Rifugio della Galvarina

Rifugio della Galvarina

Il secondo giorno sono stati percorsi diciassette chilometri interamente all’interno del Parco dei Nebrodi che, con i suoi quasi 86 mila ettari, è la più grande area protetta della Sicilia con all’interno estesi boschi di faggio da Portella Femmina Morta a Monte Soro, sino al lago Maulazzo attraversando Sollazzo Verde.

Nella prima tappa gli studenti hanno ammirato l’Acerone di Monte Soro, maestoso albero monumentale (Acer pseudoplatanus) di circa 500 anni di età. È considerato uno dei più grandi alberi d'Italia (22 metri di altezza e circa 6 metri di circonferenza).

Acerone di Monte Soro sui Nebrodi

Acerone di Monte Soro sui Nebrodi

Numerose sono, inoltre, le specie di sottobosco osservate a Monte Soro, in particolare, la insolita latrea comune (Lathraea squamaria), la bellissima orchidea nido d’uccello (Neottia nidus-avis), il profumatissimo aglio orsino dai grossi fiori bianchi (Allium ursinum), e la rara aquilegia siciliana (Aquilegia sicula).

Nella seconda tappa protagonisti indiscussi i laghetti di Sollazzo Verde immersi nel bosco di faggio dove gli studenti hanno osservato l’Habitat Laghi eutrofici naturali con vegetazione del Magnopotamion o Hydrocharition, con la rarissima pianta acquatica carnivora Utricularia australis, idrofita natante, non ancorata al fondo e priva di vere radici.

Lago di Maluazzo

Lago di Maluazzo

Nei prati umidi, inoltre, è stato possibile osservare alcuni rari elementi floristici di notevole pregio fitogeografico, come l’orchidea acquatica (Anacamptis laxiflora), e l’orchidea saccifera (Dactylorhiza maculata subsp. saccifera).

Al Lago Maulazzo, invaso artificiale di straordinaria bellezza paesaggistica, si è tenuta la terza tappa dove gli studenti hanno potuto analizzare le aree collinari circostanti, libere dal bosco, ma ricoperte dalla bellissima fioritura di Ginestra dei Nebrodi (Genista aristata).

Studenti sui Nebrodi

Studenti e studentesse con i docenti in un momento di relax

Nell’ultima giornata, invece, è stato dedicato alla visita del Castello di Nelson vicino a Bronte, costruito nel XII secolo. Ancora oggi rappresenta un luogo ricco di mistero e bellezza grazie al suo affascinate complesso monumentale, al museo multimediale e al giardino storico ha conquistato gli studenti in una visita offerta dal Comune di Bronte.

Il Castello di Nelson è stato costruito per onorare Giorgio Maniace, un comandante bizantino. Nel 1799, re Ferdinando I delle Due Sicilie ha donato l’abbazia e la vasta terra circostante (15.000 ettari) all’ammiraglio inglese Horatio Nelson, in segno di riconoscenza per aver salvato il regno durante la repressione della Repubblica partenopea.

Il Castello di Nelson

Il Castello di Nelson

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