Suoni dall’universo

Nel borgo dei Malavoglia, ad Aci Trezza, si è ridato fiato alle conchiglie grazie ai suonatori di brogne tra tradizione e riscoperta

Chiara Fichera

La conchiglia, già nei miti greci e romani e per secoli nell’arte, indica simbolicamente un processo di rinascita. Il cambio di stagione, infatti, rappresenta, in qualche modo, un nuovo inizio, soprattutto con l'arrivo della Primavera.

E non è un caso che proprio il 21 marzo, giorno di equinozio di Primavera, il paese dei Malavoglia è stato risvegliato dal particolare suono delle conchiglie. 

In occasione della seconda edizione dell'evento “Suoni dall’universo”, infatti, alcuni suonatori di brogne, illuminati dalla luce del sole che sorgeva dietro l'Isola Lachea e i Faraglioni dei Ciclopi, hanno dato fiato alle conchiglie sulla ribalta della costa di Aci Trezza.

La riscoperta di un possibile uso nuovo di questo strumento si deve a Giovanni Grasso, spinto dalla volontà di recuperare un'antica tradizione e, allo stesso tempo, di reinterpretarla. 

i suonatori di brogne

In foto i suonatori di brogne: da sinistra Pippo Grasso, Sebastiano D'Ambra, Sebastiano Fichera, Salvatore Valastro, Marco Avaro, Luccio Privitera, Giovanni Grasso e Claudio Bongiorno

Tra tradizione...

Pippo Grasso, o meglio il  capitano Grasso, come lo chiamano tutti nel paese di verghiana memoria, ci racconta dell’uso tradizionale delle brogne.

Quando e perché avete imparato a suonare le brogne? 

«Qui si chiamano rogne… brogne sono a Catania. Ogni famiglia di Aci Trezza, di queste rogne ne ha almeno due-tre in casa. Per moltissimi anni, per circa 50 anni, non le suonava nessuno perché i ragazzi, compreso me, non sapevamo come suonarle. All’improvviso ho trovato questa in una casa dei nonni di mia moglie e, vedendone la bellezza, ho cominciato a provare e sono riuscito a tirare fuori qualche suono». 

Andando indietro nel tempo, venivano usate perché c’era la necessità di comunicare tra le barche, era l’antesignano del telefono, serviva a dare un avviso. 

«Tutte le barche ad Aci Trezza avevano una rogna a bordo e la suonavano per richiamare l’attenzione di altre barche quando vedevano del pesce, per richiamare la barca grande con la rete e fare ‘la cala’ per prendere i pesci - spiega il cap. Giuseppe Grasso -. L’altro motivo era quello di avvisare i pescatori di allontanarsi da una zona di pesca perché c’era la riproduzione di un tipo di pesce particolare. C’era uno dei pescatori, generalmente il più anziano, che faceva la guardia a questo accumulo di pesci, che veniva chiamata ‘u varu’, e ogni 20 minuti suonava un colpo di rogna come per dire che ancora il gruppo non si era dissolto».

Di che conchiglia si tratta? Occorre una preparazione particolare per suonarla?

«La mia è una Charonia Nodifera e risale al 1890 circa. Sì, c’era una particolare preparazione. Prima prendevano un amo, lo legavano al mollusco, e poi veniva appesa per settimane. Appena il mollusco veniva tirato fuori, mettevano la conchiglia nel giardino e le formiche completavano il lavoro. Per qualche mese rimaneva lì e quando non c’era più nulla dentro, si effettuava il foro e si poteva suonare».

Ci vuole tanto fiato?

«Non ci vuole tanta forza, ci vuole la tecnica del trombettista: cioè bisogna fare delle piccole vibrazioni con le labbra, non è un soffio. Anche i bambini possono riuscire. Ad esempio, mio nipote di cinque anni è riuscito a far uscire qualche suono simulando una pernacchia».

Prima si suonava solo sulla barca o anche in altri contesti?

«Non esisteva questo contesto di suonare insieme; non era uno strumento, ma un avvisatore. Erano segnali di necessità, funzionali. Adesso nelle famiglie e in quasi tutte le case di Aci Trezza ci sono queste conchiglie esposte. Pochi lo usano come stiamo facendo noi ma…‘’le rogne aumentano sempre’’; ho cominciato io a suonarla, poi ne ho regalata una a Sebastiano D’Ambra, che è mio nipote. Poi Giovanni Grasso, vicepresidente dell'associazione culturale Centro Studi Acitrezza, ha cominciato a suonarla dopo averla comprata. Abbiamo già convenuto che ogni cambio di stagione all’alba noi veniamo qui a suonare per dare un saluto alla nuova stagione che arriva, che sia buona o meno buona, si tratta sempre di un cambiamento».

Il capitano Giuseppe Grasso

Il capitano Giuseppe Grasso mentre suona la brogna

...e Riscoperta

Ed è proprio questa sorta di rito stagionale che rivaluta l’uso della conchiglia nella sua accezione simbolica e di mezzo di contatto con l’assoluto, non più solo come strumento utile per la comunicazione tra i pescatori.

«L’anno scorso ho imparato a suonarla grazie a Pippo Grasso e a Sebastiano D’Ambra che mi hanno dato le prime nozioni - racconta Giovanni Grasso -. Ho pensato che fosse qualcosa da rivalutare, qualcosa che ci ricongiunge sia alla nostra tradizione antica della pesca legata alle segnalazioni, sia anche a livello spirituale, perché nel mondo la conchiglia viene usata soprattutto nei rituali». 

«In India, sul Gange, a Varanasi, ogni anno fanno dei rituali dove tra gli strumenti che utilizzano c’è anche la conchiglia - aggiunge -. Nel Sikkim, a nord dell’India, o in Giappone i monaci suonano la conchiglia. Anche in America, luogo di provenienza della mia conchiglia, dai Caraibi per l'esattezza, c’è una larga diffusione di suonatori di conchiglie a tal punto che fanno anche dei contest in cui ognuno si esibisce per suonarla. Sempre in Florida si sono riuniti diverse decine di suonatori per fare la più grande suonata di brogne del mondo. Quindi è anche un modo per riconnettersi con l’assoluto, con sé stessi, con l’universo; è una sorta di meditazione. Io la vedo anche così; per questo ho pensato di farlo diventare anche qui un rituale che si svolge ogni solstizio e ogni equinozio. Il prossimo appuntamento, infatti, sarà il 21 giugno per il solstizio d’estate».

Giovanni Grasso con la sua conchiglia di origine caraibica

Giovanni Grasso con la sua conchiglia di origine caraibica

Una connessione con l’assoluto, quindi, che sembra essere intrinsecamente presente nella stessa forma della brogna

A sottolinearne una particolarità è Sebastiano D’Ambra. «La caratteristica della Charonia nodifera, a differenza di quella di Giovanni che ne ha una caraibica che presenta molte escrescenze, è che ha un andamento più lineare - racconta -. Ma la cosa interessante è che internamente, come tutte le conchiglie, segue una spirale logaritmica, una spirale aurea. Viene definito il numero divino perché in natura ha molte presenze. Ad esempio, anche la concentrazione delle galassie segue la spirale logaritmica».

Il prossimo appuntamento sulle coste del borgo dei Malavogliaè in programma per l’alba del 21 giugno, giorno del solstizio d'estate per partecipare insieme a questo magico rituale anche in vista della festa del santo patrono di Aci Trezza, San Giovanni Battista (24 e 25 giugno).

Nell’attesa del prossimo appuntamento puoi riascoltare l’eco delle brogne sul mare trezzoto

L'evento è organizzato da Giovanni Grasso del Centro Studi Aci Trezza, l'associazione presieduta da Antonio Castorina, e da BR-EZZA Brogne di Trezza con il patrocinio del Comune di Aci Castello e con la collaborazione con Lega Navale Italiana - Sezione di Aci Trezza