Suoni, umorismo e dintorni

Un viaggio in musica e prosa tra la tradizione partenopea e quella siciliana al Teatro Stabile Mascalucia Mario Re

Irene Isajia

Suoni, umorismo e dintorni - Sud nasce dall’idea del tenore Francesco La Spada e del pianista e compositore Giuseppe Palmeri, con coinvolgimento di Giovanni Arena al contrabbasso e Antonio Petralia alla batteria, in collaborazione con il Teatro Stabile Mascalucia con cui esiste un profondo legame artistico che nasce già con Mario Re.

È uno spettacolo fuori abbonamento, ma al Teatro "Mario Re" è sold out. Lunga fila al botteghino per ritirare il biglietto e il posto assegnato. C’è grande attesa per questo spettacolo che è un po’ un nuovo ritorno.

«Con lui abbiamo messo in scena tanto teatro e musica; Mario era un innamorato della musica e della vita e lo raccontava sul palcoscenico senza trascurare mai il rapporto di osmotica crescita tra lui e gli artisti, anche giovani. Abbiamo messo in scena anche un adattamento di Tosca, in musica, prosa e lirica», racconta Francesco La Spada.

«È stato lui che mi ha iniziato al teatro e alla musica quando ancora avevo appena sedici anni. Io mi occupavo sempre della parte musicale. A distanza di tempo suono e scrivo ancora musica per gli spettacoli di questa compagnia, la sua» racconta con grande emozione Giuseppe Palmeri.

Un momento dello spettacolo, in foto Rita Re

Un momento dello spettacolo, in foto Rita Re

Oggi è con Rita Re, la figlia, Cettina Poma, la moglie, e con Andrea Zappalà, che lo spettacolo assume una forma nuova. Mario Re continua ad essere il collante invisibile di una eterna voglia di esserci, di stare insieme, di raccontare la bellezza con quella semplicità di sguardo, insieme alla novità dell’artista che solo chi ha il cuore semplice riesce a cogliere e a trasformare in meraviglia.

Il titolo originale dello spettacolo, quando più di dieci anni fa andava in scena solo come spettacolo musicale, prima del debutto a Mascalucia, era Le due Sicilie in musica con l’idea di prendere spunto dallo storico regno delle due Sicilie che i due musicisti, simbolicamente, volevano di nuovo riunire.

A distanza di tempo i due musicisti riprendono l’idea, ma con uno nome d’effetto che comunicasse la novità del contenuto. Diventa, quindi, un viaggio in musica e parole per raccontare le due terre del sole, dei colori, del calore umano, dei sentimenti forti; per raccontare le terre dei due vulcani, le terre del mare, terre di cui andare fieri o fuggire, terre che invocano pace nel tumultuoso agire quotidiano e in quello profondamente interiore.

L’energia che emerge dai suoni delle parole, dalla loro musicalità evoca storie d’altri tempi come quelle che sprigionano ricordi ascoltando i canti della tradizione siciliana e partenopea come E vui durmiti ancora, Si maritau Rosa, o quella voglia di condivisione del pubblico che viene fuori quasi in sordina canticchiando sottovoce Ciuri Ciuri e O sole mio.

I musicisti in un momento dello spettacolo

I musicisti in un momento dello spettacolo

Nei monologhi di Filomena Marturano di Eduardo De Filippo, con la voce di Rita Re, c’è lo spaccato della donna forte ma che fa i conti con una realtà troppo cruda, così come nel brano La livella di Totò interpretata da Andrea Zappalà emerge quella sottile ironia che riporta tutto al suo posto con un sorriso. Non poteva mancare la presenza scenica, densa di sicilianità, di femminilità, di simpatia di Cettina Poma che chiude con una poesia tratta dalla Centona di Nino Martoglio.

Voci, suoni, poesie, filastrocche che raccontano di noi, di noi popolo, di noi comunità, famiglia, uomini e donne del Sud che hanno voglia di farcela, di andare oltre perché la terra è il legame imprescindibile, la terra è sinonimo di radici spesso amare ma che possono ancora far crescere alberi forti.

L’arte può ancora essere la linfa per donare nuova spinta e vitalità a ciò che appare immobile ed esanime e può ancora formare gli uomini e le donne che spingono il domani verso un orizzonte estetico che profuma di quotidianità, di laborialità, di performance specchio dell’arte unica che è la vita.