SuperPippo, studente Unict

In un’intervista del 1995, il presentatore siciliano scomparso il 16 agosto scorso, ha raccontato i suoi trascorsi nell’ateneo catanese, tra lo studio del diritto e le attività teatrali, trampolino di lancio verso il mondo dello spettacolo

Mariano Campo

E no, non ho trovato una mia foto accanto a Pippo Baudo da postare sui social network, come molti hanno fatto in questi giorni, dopo che si è diffusa la notizia della scomparsa del presentatore televisivo siciliano, autentico padre della tv nazionale. Quando lo incontrai – era il settembre del 1995 – i selfie con i Vip (o presunti tali) non usavano, internet era la novità del momento, la ‘finestra sul mondo’ che si apriva annunciata dallo sgraziato cicalino del modem, gli smartphone roba da fantascienza.

E poi, lo ammetto: quella volta ero arrivato fino a Militello Val di Catania con un obiettivo tutt’altro che scontato, farmi raccontare dalla sua viva voce i suoi ricordi di studente universitario. Presentandomi come “giovane giornalista”, mi sembrava perciò poco professionale chiedergli un autografo o una foto-cimelio insieme. Magari fu soltanto timidezza, o più probabilmente timore reverenziale.

Lo stesso che mi spinse a porgergli le domande e a trascrivere le risposte sul taccuino rimanendo in punta di sedia (né troppo seduto, né completamente in piedi) per almeno mezz’ora di fronte a lui che stava invece comodamente sprofondato in poltrona nella stanzetta messaci a disposizione, grazie alla mediazione del militellese Nello Musumeci, allora presidente della Provincia.

SuperPippo era tornato a casa, in quella occasione, per la festa patronale, come faceva quando gli impegni di lavoro glielo permettevano. Le autorità del paese e i suoi concittadini lo avevano già accolto in pompa magna come sempre ed erano pronti a esibirlo in processione, ma lui, senza battere ciglio, aveva accettato di farli attendere ancora un po’ per farsi interrogare da un ‘novellino’ del mestiere, interessato a riportare alla luce i suoi trascorsi da “esimio laureato” del Siculorum Gymnasium.

Pippo Baudo

Pippo Baudo

Avevamo concordato dieci minuti appena, ma al Pippo nazionale piaceva raccontarsi e, una volta aperto il rubinetto della memoria, non smise più. Quell’intervista – pubblicata come articolo di punta nel “numero zero” di Piazza Università, il giornale studentesco che avevo ideato per gli editori Adorno – fu il miglior lancio possibile: deus ex machina di Sanremo, padre nobile di Domenica In e “padrino artistico” di tanti talenti, come è stato ripetutamente ricordato nei ‘coccodrilli’ pubblicati dopo il 16 agosto, era il testimonial perfetto.

Baudo fu molto gentile e disponibile. Parlò a lungo e con affetto degli anni universitari trascorsi a Catania, dove frequentò Giurisprudenza. I suoi ricordi non erano solo accademici ma anche artistici. Ammise infatti di essere stato uno studente “medio”, più attratto dal teatro che dal diritto, ma determinato a laurearsi in fretta, per potersi dedicare poi allo spettacolo. Citò professori e ricordò episodi goliardici della compagnia teatrale con Tuccio Musumeci, come le feste della matricola, usanza d’antan, al teatro Sangiorgi, tra lanci di ortaggi e serate memorabili. Proprio lì vide per l’ultima volta Totò sul palco.

Per me, cronista alle prime armi, fu dunque un’impresa da “all-in”, diremmo oggi mutuando un gergo sportivo. Ma, rispolverando quell’articolo a trent’anni di distanza, con un pizzico di tenerezza, mi piace pensare che fu un bel viatico per la mia successiva carriera professionale, legata indissolubilmente all’Università di Catania, alla cui comunità offro, tramite UnictMagazine, questa mia personale memoria. “Pippo Baudo l’ho intervistato io!”, mi ripeto a mente, storpiando uno dei suoi mantra ricorrenti: e quel pomeriggio trascorso a Militello, tra banda, figuranti in costume d’epoca e gli sbandieratori ma senza selfie, resta il ricordo più diretto che conservo di lui, a schermi ormai spenti.

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