Sviluppo Sostenibile, Italia in forte ritardo

Il direttore dell’ASviS Enrico Giovannini alla Scuola Superiore di Catania: “Gli obiettivi di Agenda 2030 sono l’unico piano che abbiamo per assicurare un presente e un futuro a questa generazione e a quelle successive”

Mariano Campo

«Il nostro Paese non ha ancora imboccato il sentiero dello sviluppo sostenibile. Siamo in ritardo da tanti punti di vista, abbiamo bisogno di accelerare fortemente, secondo un’ottica non solo ambientale ma legata a una visione integrata e onnicomprensiva anche dell’economia, della società e delle istituzioni. Finora le politiche sono apparse incerte e contraddittorie e le risorse stanziate insufficienti a trasformare i piani in azioni concrete». 

Il direttore scientifico dell’Alleanza italiana per lo Sviluppo Sostenibile Enrico Giovannini, cita gli ultimi dossier dell’ASviS, in particolare il Rapporto di Primavera, Scenari per l'Italia al 2030 e al 2050, per mettere in guardia i decisori politici italiani ed europei e indicare alcuni percorsi virtuosi per raggiungere i 17 obiettivi indicati dall’Agenda 2030, tra cui la decarbonizzazione, l’adattamento ai cambiamenti climatici e la protezione di ecosistemi e biodiversità, ma anche la crescita del reddito, dell’occupazione e la riduzione del debito pubblico e delle diseguaglianze.

L’ex ministro del Lavoro e delle Politiche sociali nel governo Letta e delle Infrastrutture nel governo Draghi, presidente dell’Istat dal 2009 al 2013, oggi tornato all’insegnamento di Statistica economica nell’Università di Roma “Tor Vergata”, è stato tra i fondatori dell’ASviS, una rete di oltre trecento soggetti che dal 2016 opera, attraverso attività di sensibilizzazione, educazione, formazione, informazione, ricerca scientifica e relazioni istituzionali per far crescere la consapevolezza dell’importanza dell’Agenda 2030 dell’Onu per lo sviluppo sostenibile e per mobilitare la società italiana, i soggetti economici e sociali e le istituzioni allo scopo di realizzare gli Obiettivi di sviluppo sostenibile.

Lunedì 27 maggio alle 18, in occasione del Festival dello Sviluppo Sostenibile 2024, nella veste di attuale direttore scientifico dell’Alleanza, terrà una conferenza nell’ex cappella di Villa San Saverio, sede della Scuola Superiore dell’Università di Catania, dal titolo L'Agenda 2030 non è una questione burocratica o un progetto per sognatori. E quindi cosa fare per attuarla?

«Come ha ripetuto da poco il Presidente Mattarella – spiega, anticipando alcuni degli argomenti della conversazione -, Agenda 2030 non è affatto un’utopia né una mera incombenza normativa. È l’unico piano che abbiamo per assicurare un presente e un futuro sia per questa generazione per quelle successive. Questo richiede un cambiamento profondo, non soltanto a livello di politiche nazionali e internazionali e di modelli produttivi, ma nei comportamenti dei gruppi e negli stili di vita di ciascuno di noi. E in questo senso proprio i giovani hanno un ruolo fondamentale, per non commettere gli stessi errori cruciali delle generazioni che li hanno preceduti». 

Nonostante proprio i giovani siano sempre in bilico fra atteggiamenti diametralmente opposti: «Da una parte – rileva Giovannini – dimostrano molta sensibilità su questi temi, non solo scendendo in piazza a manifestare. Molti neoassunti scelgono ad esempio l’impresa per cui lavorare sulla base dell’impegno effettivamente dimostrato sulle tematiche della sostenibilità. Dall’altra parte, c’è un 30% di giovani orientati esclusivamente su sé stessi, disinteressati rispetto alle questioni ambientali e volti a massimizzare il proprio benessere economico, anche di breve termine. Assodato che l’Italia non sia più da anni un Paese per giovani, l’attitudine di una parte delle nuove generazioni a ritrarsi nell’individualismo rende comunque più difficile l’azione di persuasione e, alla lunga, il conseguimento degli stessi obiettivi».

Ecco quindi che scuola e università possono giocare un ruolo fondamentale, sia per formare le future generazioni che per “riformare” quella attuale: manager, decisori pubblici, ma anche coloro che non rivestono posizioni apicali. 

«Otto anni fa – rileva Giovannini che lo scorso anno ha ricevuto dalla Scuola Universitaria Superiore di Pavia IUSS il dottorato di ricerca honoris causa in Sustainable Development and Climate Change – con la nascita della Rete delle Università per lo Sviluppo Sostenibile, molti atenei italiani, oggi sono cresciuti da 9 a 80, hanno scelto l’Agenda 2030 come riferimento prioritario di tutta l’attività universitaria. Si sono impegnate a fornire educazione a tutto campo e non solo formazione specialistica, hanno messo in campo tante iniziative per studenti e docenti, e oggi in Italia esistono oltre 130 nuovi corsi che fanno riferimento alla sostenibilità. L’impegno accademico per accompagnare il paese nella direzione dello sviluppo sostenibile è ormai pratica corrente, ma la partita certamente non è ancora vinta».

Enrico Giovannini

Enrico Giovannini