Tecnologia amica o nemica? Il dilemma dell’Intelligenza artificiale

Alla Scuola Superiore dell’Università di Catania è intervenuto Paolo Benanti, presidente della commissione per l’IA della Presidenza del Consiglio dei ministri 

Danilo Bilardi

Intelligenza artificiale, democrazia e partecipazione. È il titolo dell’incontro con protagonista Paolo Benanti, presidente della commissione per l’IA della Presidenza del Consiglio dei ministri e componente dell’Advisory board su IA dell’Onu che si è tenuto nei giorni scorsi nella sala conferenza della Scuola Superiore dell’Università di Catania.

«Il concetto di tecnologia come nemica dell’uomo è relativamente nuovo, possiamo contestualizzarlo nel Novecento – ha detto in apertura di intervento Paolo Benanti -. In quanto esseri umani siamo privi di artigli, di vista aguzza, di dentature possenti o di ali, ma abbiamo la tecnologia, che ci ha sempre permesso di svilupparci, risulta importante l’uso di quest’ultima, quando l’uomo di Neanderthal teneva in mano la clava poteva usarla come strumento, ma anche come arma per uccidere suoi simili».

«Moses era un architetto e progettò un’autostrada che portava da Manhattan a Long Island, questa era la classica strada, ma con un piccolo dettaglio, l’altezza dei ponti era leggermente più bassa del normale andando ad impedire il passaggio dei trasporti pubblici costringendo così i viaggiatori ad avere un veicolo privato. Così durante il periodo della segregazione razziale solo i bianchi potevano permetterselo. Pertanto possiamo affermare che ogni singolo artefatto tecnologico è un oggetto politico, anche un’autostrada», ha aggiunto il frate, docente alla Pontificia Università Gregoriana e all’Università di Seattle.

«Il computer è una macchina intelligente che nasce dopo la Seconda guerra mondiale, venne ideata da Shannon il quale ebbe l’intuizione di utilizzare l’informazione per cambiare il comportamento della tecnologia – ha proseguito -, per spiegare il funzionamento della sua macchina intelligente ai suoi colleghi realizzò un topolino meccanico che era in grado di uscire autonomamente da un labirinto, questo è un software, tutto ciò che utilizziamo oggi è controllato da un software, questo è un dettaglio importante sulla natura di un oggetto, ad esempio, se le casse automatiche del supermercato si rompono nessun oggetto potrà più entrare o uscire, diventando così un magazzino».

In foto il tavolo dei relatori

In foto il tavolo dei relatori

«Oggi è un software, domani è l’Intelligenza Artificiale, già vendono le lavatrici con l’IA dentro, diventa un problema però nel caso degli Algoritmi evolutivi, i quali hanno il compito di fornire il risultato, un’auto guidata da un programma del genere quando si renderà conto che potrà investire i pedoni per raggiungere più rapidamente il suo obiettivo non si farà alcuno scrupolo nel farlo, ci rendiamo conto del potere che hanno le persone che controllano questi software, rendendoli così non tanto diversi dall’uomo di Neanderthal con la clava», ha aggiunto il consigliere del Papa sui temi di Intelligenza Artificiale ed Etica della tecnologia.

In apertura dei lavori Claudio Sammartino, coordinatore di “Cantiere per Catania”, aveva presentato l’illustre ospite, mentre Federico Incardona, ricercatore per l’Osservatorio astrofisico di Catania, si era soffermato «sull’intelligenza artificiale, una branca dell’informatica che si riferisce a quei sistemi che mostrano un comportamento intelligente analizzando il loro ambiente e intraprendendo azioni per raggiungere obiettivi specifici».

«L’IA può essere sia formata da semplici software che agiscono sul mondo virtuale, come un assistente vocale o un motore di ricerco, oppure può essere incorporata a dispositivi hardware, come automobili autonome, robot avanzati o droni, ma alla sua base c’è un concetto semplice, quello dell’algoritmo, questo consiste in una serie di istruzioni, se la luce del semaforo è verde fai andare avanti l’automobile, se è rossa rimani fermo, per esempio», ha aggiunto.

A seguire era intervenuto Mirko Viola del direttivo di “Cantiere per Catania” con una sfumatura meno teorica e più umanistica e etica dell’argomento.

«Data la scarsa fiducia nei confronti delle istituzioni risulta più semplice vedere l’IA come sostituto, come qualcosa su cui porre fiducia – ha spiegato -, la tecnologia è da sempre stata un tassello importante dell’essere umano, è quello che ci distingue dagli animali. Le IA sono più veloci delle istituzioni che le gestiscono, si stima che ci permettano uno sviluppo tecnologico dieci volte più veloce».