Trasformazioni dell’impresa e Diritto del Lavoro

Il riconoscimento di docenti e studenti al pluriennale impegno accademico e professionale del prof. Bruno Caruso

Alfio Russo

«Ai miei allievi direi di studiare il Diritto del lavoro perché non una materia astratta, bensì la si tocca con mano e riguarda la vita, l’anima e i valori fondamentali della nostra Costituzione. La comunità che ruota attorno al diritto del lavoro è attiva e interattiva, generativa e molto inclusiva perché occuparsi di lavoro significa non solo occuparsi degli altri, ma anche di sé stessi e quindi della propria vita».

Bruno Caruso, ordinario di Diritto del lavoro all’Università di Catania, con queste parole ha concluso il suo intervento e i lavori, a lui dedicati, del convegno dal titolo “Trasformazioni dell’impresa e Diritto del Lavoro” che si sono svolti nell’aula magna di Villa Cerami del Dipartimento di Giurisprudenza.

Una giornata di studi organizzata a chiusura del corso di lezioni per l’anno accademico 2023-2024 del docente e incentrata sui temi di ricerca coltivati dal prof. Bruno Caruso nella sua carriera.

A intervenire, tra gli altri, docenti e prestigiosi giuslavoristi come Silvana Sciarra, emerita dell’Università di Firenze e già presidente della Corte costituzionale, Raffaele De Luca Tamajo dell’Università “Federico II” di Napoli, Tiziano Treu dell’Università Cattolica di Milano, già Ministro del Lavoro, dei Trasporti e presidente del Cnel, e Marzia Barbera dell’Università di Brescia.

Ma anche un’occasione per presentare il volume Il lavoro povero “sans phrase”. Oltre la fattispecie (edito da Il Mulino, 2024) che, come ha precisato il prof. Bruno Caruso, «è stato voluto fortemente dai miei allievi ed è incentrato su un tema di grande attualità, ovvero la povertà nonostante il lavoro».

Un momento del convegno nell'aula magna di Villa Cerami

Un momento del convegno nell'aula magna di Villa Cerami

«I miei allievi hanno dimostrato una particolare sensibilità nello svolgere un lavoro scientifico visualizzando le diverse tipologie di povertà lavorativa come il lavoro autonomo povero dove non vi è il salario minimo, la logistica, i settori, gli appalti, gli immigrati – ha detto -. Il libro tratta tutte le tipologie di lavoro e posso aggiungere che oggi dobbiamo parlare di lavoro non meglio qualificato giuridicamente perché ormai la povertà lavorativa è trasversale».

Una situazione attuale, quella del mondo del lavoro, che già risente dell’avvento dell’innovazione tecnologia e dell’Intelligenza artificiale.

«È una questione aperta e dibattuta tra gli esperti perché l’ondata di innovazione tecnologia ha una velocità mai vista, ma non credo che al momento si possa dire molto di più. Sicuramente succederà qualcosa, ma non credo tanto di diverso rispetto alle grandi rivoluzioni portate in passato dalle diverse forme di innovazione», ha aggiunto Bruno Caruso, uno studioso che ha lasciato una profonda traccia nell’ateneo catanese, ma anche alla Cornell University, alla Scuola Superiore di Pubblica Amministrazione e alla Università Luiss Guido Carli.

«Ritengo che ad oggi non si possa dire che si creeranno più o meno posti di lavoro e se scomparirà o meno il lavoro dal punto di vista del numero di occupati – ha spiegato il docente -. Sicuramente cambierà il lavoro e le sue figure. Le vite delle persone saranno attraversate da fasi in cui dovranno cambiare culturalmente come approccio mentale, fattivamente e soprattutto sul piano formativo. Ci sarà la necessità di cambiare lavoro e non come prima quando si iniziava un lavoro e lo si conduceva tutta la vita».

In foto Anna Alaimo, Bruno Caruso e Tiziano Treu

In foto Anna Alaimo, Bruno Caruso e Tiziano Treu

«Il diritto del lavoro – ha aggiunto Bruno Caruso che alla docenza ha abbinato anche una variegata attività professionale – è una materia che vive e plana sulle vite delle persone e sulla società e riflette il cambiamento culturale e del modo di vivere e pensare di ogni persona».

Il docente, inoltre, che da poco è impegnato come coordinatore scientifico dell’Ente Fondo Nazionale per lo Sviluppo Economico e presidente dei Consigli di disciplina delle Aziende di trasporto pubblico locale della Regione Puglia, ha spiegato che «il lavoro è un’esperienza che è stata sempre esistenziale, non si può pensare di vivere di reddito universale, quindi non si può negare questa esperienza lavorativa alle persone».

«Il diritto del lavoro italiano di oggi vede tutti gli attori impegnati come il legislatore, i giudici, i sindacati, i lavoratori, le imprese – ha precisato -. Posso dire che molte imprese si stanno preparando al cambiamento, alla sfida epocale della doppia transizione come la chiamo io, ovvero quella tecnologica e quella verde ecologica. I sindacati, per non perdere consensi tra i lavoratori, devono adeguare le loro politiche e la loro comunicazione».

Temi che sono stati ripresi anche dai giuslavoristi Tiziano Treu e Raffaele De Luca Tamajo nel corso dei lavori delle due sessioni presiedute rispettivamente dai docenti Antonio Lo Faro e Anna Alaimo dell’ateneo catanese. 

Tra i relatori del convegno anche i docenti Giancarlo Ricci e Mariagrazia Militello, Loredana Zappalà e Veronica Papa dell’Università di Catania.

Il tavolo dei relatori

Il tavolo dei relatori. Da sinistra Antonio Lo Faro, Giancarlo Ricci, Raffaele De Luca Tamajo, Salvatore Zappalà, Giuseppe Speciale e Mariagrazia Militello

«Oggi dobbiamo parlare di trasformazione del mondo del lavoro per via dell’innovazione tecnologica che sta investendo tutti i settori – ha detto Tiziano Treu -. Le previsioni più recenti, anche se è difficile dire quanto possano essere sicure, evidenziano che il problema non è tanto la eventuale distruzione di posti di lavoro, che dipende molto dall’utilizzo della tecnologia, bensì che i posti di lavoro saranno diversissimi e quindi bisognerà cambiare pelle. Un cambiamento che investe le imprese e le competenze dei lavoratori stessi».

«E su questo punto siamo tutti concordi, lo dice anche l’Ue, e l’Italia ha recepito che almeno il 60% delle persone attive dovranno essere ogni anno in formazione continua. Da questo punto di vista è una rivoluzione», ha aggiunto.

«Il diritto del lavoro italiano rispetto all’Ue formalmente è abbastanza in linea, ma molto pezzi non funzionano a cominciare dalle politiche attive che sono scritte sulla carta, bene o quasi bene, ma non funzionano – ha spiegato l’ex ministro -. Anche la formazione: ci sono tantissimi centri di formazione regionali non sempre veri, le norme ci sono ma non funzionano bene in tutto il territorio italiano, ma solo in un pezzo dell’Italia. Lo dice anche la Banca d’Italia: il 30-35% delle imprese italiane esportano nel mondo le proprie eccellenze, il resto no».

«Il sistema italiano, quindi, reggerà se raccogliamo l’opportunità di queste nuove tecnologie che hanno una potenza trasformativa eccezionale e i finanziamenti del Pnrr possono essere utili, la poca crescita che abbiamo avuto in questi due-tre anni è sostanzialmente legata proprio a questi fondi. Se continuiamo così ce la possiamo fare, ma dobbiamo velocizzare il passo», ha detto in chiusura di intervento Tiziano Treu.

Un momento del convegno nell'aula magna di Villa Cerami

Un momento del convegno nell'aula magna di Villa Cerami

Per Raffaele De Luca Tamajo «il diritto del lavoro ha ricoperto sempre un ruolo nevralgico nella società e oggi in modo particolare perché l’innovazione tecnologica, e domani l’IA, plasmano diversamente i luoghi di lavoro e incidono anche su quelle che sono le caratteristiche del conflitto capitale-lavoro».

«Sicuramente è una materia in grande evoluzione e investe anche il diritto del lavoro italiano – ha aggiunto -. È difficile dire oggi se sia preparato o meno rispetto al resto dell’Ue in vista delle nuove forme di lavoro che l’innovazione tecnologica introdurrà o che trasformerà. Probabilmente siamo un po’ indietro rispetto ad alcuni paesi anche perché il diritto del lavoro italiano ha delle radici storiche importanti e srradicarle o modificarle è un po’ più complesso».

Ad inizio dei lavori il direttore del dipartimento di Giurisprudenza, Salvatore Zappalà, ha letto in aula magna il messaggio di saluti del rettore Francesco Priolo.

«Mi preme ricordare la sua densa attività come componente degli organi di governo dell’Università di Catania, in particolare come senatore accademico, e nei ruoli di presidente del Centro per i sistemi di Elaborazione e le Applicazioni scientifiche e didattiche, di coordinatore del Dottorato in Diritto del lavoro europeo, di direttore del Centro di Ricerca sulle Tecnologie Informatiche e Multimediali applicate al Diritto e del Centro di documentazione giuridica della Facoltà di Giurisprudenza e di coordinatore di numerosi progetti di ricerca e di numerose attività editoriali scientifiche e pubblicistiche», si legge nel messaggio del rettore.

In foto da sinistra Raffaele De Luca Tamajo, Salvatore Zappalà e Giuseppe Speciale

In foto da sinistra Raffaele De Luca Tamajo, Salvatore Zappalà e Giuseppe Speciale

«E, inoltre, come componente attivo della Commissione ricerca d’Ateneo, in cui abbiamo lavorato fianco a fianco per la costituzione del Catalogo d’Ateneo – continua il rettore -. Tutti incarichi che il prof. Caruso ha svolto in maniera instancabile e quasi simultanea, con quel particolare ‘sprint’ che solo gli appassionati di jogging come lui riescono ad avere».

«Sono certo che il prof. Bruno Caruso continuerà a dare tanto all’Università di Catania, proseguendo in un dialogo quotidiano con tutti i componenti della Scuola di Diritto del Lavoro che ha contribuito a far crescere e ad affermare, e nel supporto del Centro D’Antona – continua il messaggio -. Quello di oggi non è chiaramente un addio, ma la sublimazione, per usare una metafora fisica, di un impegno e di un legame con l’Università di Catania che dureranno ancora a lungo».

A seguire il prof. Salvatore Zappalà, con al fianco il presidente del corso di laurea in Giurisprudenza, Giuseppe Speciale, ha rimarcato la figura di Bruno Caruso che «ha dato vita a una florida “scuola” di studiosi del diritto del lavoro, una comunità che ha portato sempre avanti le linee dell’ateneo incentrate su didattica, ricerca e terza missione e proprio il diritto del lavoro è una di quelle materie a stretto contatto con il territorio».

«Il prof. Bruno Caruso ha sempre coniugato la teoria all’azione interloquendo sempre con la società e credo che sia un modello per tutti noi e per il nostro dipartimento, riconosciuto ancora una volta di eccellenza», ha aggiunto il prof. Zappalà che ha anche ricordato l’attività di ricerca svolta dal collega giuslavorista anche nell’ambito del centro di Diritto del lavoro europeo dedicato alla memoria del prof. Massimo D’Antona.