Roberto Andò, Ficarra e Picone, a Catania, hanno incontrato il pubblico in occasione dell’anteprima del nuovo film, “L’abbaglio”, su un episodio poco conosciuto della spedizione dei Mille di Giuseppe Garibaldi
Dopo il successo de La stranezza (2022), Roberto Andò torna a dirigere il duo comico Ficarra e Picone affiancato da Toni Servillo, questa volta nel suo ultimo lavoro intitolato L’Abbaglio (2025). Gli attori palermitani e il regista sono stati presenti, nei giorni scorsi, all’anteprima al cinema Eplanet Ariston di Catania.
«Roberto Andò nel suo film critica noi siciliani, tuttavia regala delle spiegazioni che ci fanno pensare a tutte quelle promesse fatte alla Sicilia, ma mai mantenute». Così l’attore Valentino Picone ha aperto l’incontro dialogando con il pubblico.
Il racconto segue le vicende di Domenico Tricò e Rosario Spitale, due siciliani che, durante la spedizione dei Mille, scelgono di disertare dall’esercito garibaldino presidiato dal colonnello Vincenzo Giordano Orsini, interpretato da Toni Servillo, che ha il compito di realizzare una manovra strategica per ingannare l’esercito borbonico.
Mentre il colonnello rappresenta gli ideali e l’eroismo del Risorgimento, i due disertori incarnano l’ironia e il disincanto di chi, pur vivendo un momento storico decisivo, è spinto dalla semplice necessità di sopravvivere.

Salvatore Ficarra, Valentino Picone e Roberto Andò al cinema Ariston di Catania
Durante l’incontro, Picone ha raccontato: «Roberto ha permesso a me e a Salvo di recitare per tutto il film in siciliano, regalando così al pubblico la vera anima della Sicilia». In seguito a queste parole, il regista ha aggiunto: «È una storia vera poco nota, che bisogna vedere come un’avventura con all’interno emozioni e sensazioni diverse per ogni spettatore».
L’abbaglio conferma ancora una volta la versatilità di Salvo Ficarra e Valentino Picone, che si dimostrano perfettamente a loro agio nel passare da una comicità più leggera ad un registro cinematografico più complesso e sfumato. Tuttavia, nonostante la squadra creativa rimanga invariata e la presenza del duo comico con Toni Servillo dia continuità al cast, questa nuova opera non riesce a replicare il fascino e la profondità del suo lavoro precedente.
Il film lascia intravedere spunti interessanti ma non riesce a svilupparli appieno. Rimane l’eco di un potenziale non realizzato, un’illusione di grandezza che si perde lungo la strada, proprio come i suoi protagonisti. Il risultato è quindi un’opera che fatica a trovare un’identità chiara, alternando momenti visivamente efficaci, come le sequenze iniziali o le scene di battaglia, a passaggi narrativi indecisi e frammentati.

Una scena del film “L’abbaglio” (2025)
Ciononostante, la regia di Roberto Andò è elegante e capace di creare atmosfere che amplificano l’assurdità delle situazioni. Il paesino siciliano Corleone in cui si svolge la storia diventa quasi un personaggio a sé, con le sue piazze, i vicoli e gli abitanti che alimentano il groviglio di equivoci.
Esplorare questi racconti meno celebrati ci consente di riflettere sulle diverse forme di resistenza, sugli smarrimenti e sulle speranze di coloro che, pur non entrando nei libri di storia, hanno comunque contribuito a scrivere le pagine più intime e umane di quel periodo. Queste storie ai margini, spesso dimenticate, ci offrono una visione più completa e sfaccettata degli eventi, rivelando le difficoltà quotidiane, i dubbi e le contraddizioni che hanno segnato il cammino verso l’unità.
Raccontare queste esperienze meno note ci permette di avvicinarci alla realtà di un’Italia ancora divisa e di comprendere meglio le scelte personali di chi ha vissuto quel periodo, mettendo così sotto una luce diversa il conflitto tra ideali e realtà.