Un film fotografico centenario rivela la storia della Sicilia antica

La scienza dei materiali svela i segreti di 561 scatti che documentano con straordinaria qualità scavi archeologici, reperti e aspetti di vita quotidiana dell’isola. Lo studio dei ricercatori del Dipartimento di Scienze Chimiche

Nunzio Tuccitto
La dott.ssa Paola Benedetta Castellino al lavoro sui reperti
Stampa fotografica, su carta alla gelatina ai sali d'argento, è conservata nell'Archivio della Soprintendenza nel contenitore 37 e riguarda la musealizzazione, nell'ex Museo Archeologico Nazionale di Siracusa, della "Pupidda David" che fu esposta al primo piano nel corridoio Megara, nella vetrina LXXVIII, dove vi erano anche altri reperti provenienti da Megara Hyblaea, città ellenistica fondata dai greci di Megara Nisea nella seconda metà dell’VIII sec. a.C. Questa esposizione risale al dopoguerra, periodo
Ex Museo Archeologico Nazionale di Siracusa, dove era esposta la Pupidda David e conservato il negativo da noi studiato dell'attuale fondo fotografico Rosario Carta. Ai tempi in cui è stata scattata la foto ancora non era stato scoperto il fondo fotografico (scoperta 2011)

La Sicilia antica riscoperta grazie ad un film fotografico centenario sugli scavi archeologici dell’epoca, reperti e aspetti di vita quotidiana.

Lo studio, dal titolo Chemical Mapping for Insight into Early 1900s Historical Photographic Films, è basato sui documenti fotografici del Fondo Rosario Carta ed è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista ACS Applied Materials & Interfaces ed è frutto del lavoro congiunto dei ricercatori del Dipartimento di Scienze Chimiche – la dott.ssa Paola Benedetta Castellino e i docenti Nunzio Tuccitto, Alessandro Auditore, Valentina Spampinato, Alberto Torrisi e Antonino Licciardello – insieme con le dottoresse Alessandra Castorina e Daniela Marino dell’Archivio Fotografico della Soprintendenza per i Beni Culturali e Ambientali di Siracusa.

Una ricerca che si inserisce nel quadro della convenzione scientifica stipulata tra il Dipartimento di Scienze Chimiche e la Soprintendenza con l’obiettivo di analizzare e tutelare il Fondo Fotografico Rosario Carta, parte dell’Archivio Fotografico storico della Soprintendenza. La convenzione è stata formalizzata dal rettore Francesco Priolo e dall’architetto Salvatore Martinez, Soprintendente ai Beni Culturali e Ambientali di Siracusa.

Il Fondo Rosario Carta è costituito da 561 film fotografici su vetro e su nitrato di cellulosa, realizzati nei primi decenni del Novecento. Questi fototipi documentano con straordinaria qualità scavi archeologici, reperti e aspetti di vita quotidiana della Sicilia, e rappresentano un patrimonio di eccezionale valore storico, artistico e antropologico. Le immagini furono realizzate da Rosario Carta, figura pionieristica della fotografia archeologica in Italia, collaboratore del celebre Paolo Orsi, e promotore della creazione del laboratorio fotografico della Soprintendenza. I negativi, scoperti nel 2011 in condizioni precarie, hanno rivelato degradi complessi e specifici.

La dott.ssa Paola Benedetta Castellino al lavoro sui reperti

La dott.ssa Paola Benedetta Castellino al lavoro sui reperti

Tra i reperti più emblematici oggetto dello studio, spicca il negativo 111, che raffigura un raro idolo fittile dedalico (550-525 a.C.) ritrovato a Megara Hyblaea.

La statuetta femminile, rinvenuta nel XIX secolo e acquistata da Paolo Orsi nel 1918, fu oggetto anche di disegni ottocenteschi, ma è la fotografia di Rosario Carta – nitida e fedele nei minimi dettagli – a rappresentarne oggi una delle testimonianze iconografiche più autorevoli. Si trova nel registro degli inventari del Museo Archeologico Nazionale di Siracusa che la statuetta viene acquistata il 21 gennaio 1918 e inventariata con il numero 39177.

Così scrive Paolo Orsi nell'inventario al numero 39177: "Il raro pezzo, rinvenuto un mezzo secolo addietro nelle terre di Megara Hyblaea, ed acquistato (...) viene ora acquistato ad alto prezzo di lire 700 (...), mediante regolare contratto firmato in data 21 gennaio 1918 e previa autorizzazione del Ministero della pubblica istruzione, che paga".

Nell’inventario delle lastre fotografiche, al negativo a cui Rosario Carta attribuisce il numero 111, la descrizione del soggetto fotografato è: “Idolo fittile di Megara Ibl. (provenienza (David) Melilli)”. Probabilmente dal nome della famiglia che lo possedeva. Il reperto è, infatti, anche comunemente denominato “Pupidda David”.

La statuetta fu esposta nell'ex Museo Archeologico Nazionale di Siracusa al primo piano nel corridoio Megara, nella vetrina LXXVIII. Oggi il reperto è esposto al Museo Archeologico Regionale Paolo Orsi di Siracusa.

Foto del negativo raffigurante la “Pupidda David”. Ai bordi si nota l’incipiente degrado da “specchio d’argento”

Foto del negativo raffigurante la “Pupidda David”. Ai bordi si nota l’incipiente degrado da “specchio d’argento”

Un elemento particolarmente significativo emerso dalla nostra indagine scientifica riguarda un peculiare fenomeno di degrado denominato “specchio d’argento”: a differenza di quanto ampiamente riportato in letteratura – dove tale effetto è generalmente causato dalla formazione di solfuri d’argento – nel caso dei negativi del Fondo Carta, la formazione riflettente si è rivelata composta da cloruri d’argento.

Questa scoperta è verosimilmente legata alla peculiare collocazione geografica dell’Archivio, situato sull’isola di Ortigia, a pochi metri dal mare: l’umidità salmastra, ricca di cloruro di sodio, avrebbe influito direttamente sui meccanismi di alterazione delle emulsioni fotografiche. Questa osservazione fornisce indicazioni cruciali per le future strategie di restauro e conservazione di materiali fotografici antichi in ambienti costieri.

Altre foto relative alle analisi condotte durante lo studio. La lastra fotografica (a) rappresenta una giovane donna degli anni 20 del secolo scorso. L’algoritmo di “machine learning” ha identificato (vedasi frecce in b-c) le zone di degrado chimico-fisico

Altre foto relative alle analisi condotte durante lo studio. La lastra fotografica (a) rappresenta una giovane donna degli anni 20 del secolo scorso. L’algoritmo di “machine learning” ha identificato (vedasi frecce in b-c) le zone di degrado chimico-fisico

Lo studio è basato sulla spettrometria di massa di ioni secondari (ToF-SIMS) e sulla mappatura iperspettrale della fluorescenza indotta dalla luce visibile (HUVFM). Queste sofisticate metodologie analitiche, accoppiate a metodi di “machine learning”, hanno permesso un affascinante “salto temporale” della memoria storica. Un film fotografico centenario è oggi esso stesso un reperto storico, ma al tempo stesso conserva l’immagine di un reperto archeologico di 2500 anni fa, che possiamo ancora ammirare fisicamente al museo.

Si tratta di un esempio virtuoso di connessione tra scienza dei materiali, archeologia, storia dell’arte e patrimonio culturale, in piena sintonia con la missione dell’Università di Catania di porsi al servizio del territorio che consente oggi di proteggerne la memoria materiale e culturale del fondo fotografico.

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