Si chiama “Miarem” ed è sviluppato da un partenariato di cui fa parte l’ateneo catanese con diversi dipartimenti
Realizzare e trasferire il know-how tecnologico per il recupero e la tutela ambientale di parti degradate dei fondali marini attraverso attività di ripristino di praterie di Posidonia oceanica.
Sono gli obiettivi principali del progetto MIAREM - Méthodologies Innovantes et Actions de Renforcement pour protéger l'Environnement Méditerranéen sviluppato nell’ambito del Programma ENI di Cooperazione Transfrontaliera Italia-Tunisia 2014-2020.
La regressione delle praterie di Posidonia oceanica provoca, infatti, evidenti squilibri nella dinamica costiera con un graduale declino degli stock ittici di specie pregiate per la piccola pesca.
Sicilia e Tunisia, terre che si affacciano e condividono parte del mar Mediterraneo, acquisiscono risorse importantissime da questa vasta fetta di mare per lo sviluppo socio-economico dei rispettivi territori, basti pensare alla qualità dell’ambiente marino, alla pesca, al turismo e all’equilibrio delle dinamiche costiere. La azioni di protezione e il ripristino di importanti habitat marini, pertanto, sono strategiche per il mantenimento e lo sviluppo della prosperità dei due territori.
Posidonia oceanica (foto di Fabrizio Frixa)
«Le attività del progetto mirano a trasferire in Tunisia un modello di recupero, già applicato lungo le coste italiane, per garantire l'inversione dei processi di impoverimento che attualmente interessano fortemente le coste tunisine – spiega la prof.ssa Loredana Contrafatto, responsabile del progetto per l’Università di Catania -. Sono in corso attività di reimpianto in un sito individuato in una zona costiera prospiciente Monastir nonché la progettazione e realizzazione di strutture protettive del sito di reimpianto, che svolgono anche la funzione di favorire il ripopolamento ittico».
Nei giorni scorsi il team dell’Agenzia Regionale per la protezione dell'Ambiente Sicilia, capofila del progetto, ha svolto attività didattica in situ, lungo le coste siciliane, procedendo all’addestramento di personale degli atenei tunisini coinvolti nel progetto.
Tre gruppi di studenti e ricercatori dell’Institut Supérieur de Biotechnologie de Sidi Thabet, dell’Ecole Supérieure des Ingénieurs de Medjez El Bab e della Faculté des Sciences de Tunis, guidati dai responsabili scientifici Rym Zakhama-Sraieb, Fatma Trabelsi, Mohamed El Gtari, si sono avvicendati nello svolgimento delle esercitazioni sulla motonave oceanografica Calypso South dell’Arpa Sicilia sull’uso di strumentazione acustica e di Rov, e relativa elaborazione dei dati, oltre alle attività a terra su analisi di fitoplancton, zooplancton e microplastiche.
Un momento dell'esercitazione a bordo di Calypso South
Il team di tecnici - costituito da Alessandro Aglialoro, Marco Barone, Salvatore Campanella, Daniela D’amato, Francesca Galfo, Francesco Interbartolo, Filippo Luzzu, Eleonora Macaluso, Elena Nasta, Valentina Pennino, Marcello Romeo, Benedetto Sirchia e il personale di bordo composto Maurilio Caricato, Angelo Cimino, Davide Costa, Fabrizio Nicolosi, Marco Pullara, Antonio Scalici e Antonino Taglialavori - è stato guidato dal direttore dell’Area Mare dell’Arpa Sicilia, Vincenzo Ruvolo.
A seguire, nell’aula magna di Ingegneria della Cittadella universitaria dell’ateneo catanese, si è svolta una giornata di diffusione dei risultati raggiunti attraverso i lavori del convegno dal titolo Attività di ripristino e protezione delle praterie di Posidonia oceanica nell'ambito del progetto Miarem.
L’Università di Catania, partner del progetto con i dipartimenti di Ingegneria civile e architettura e di Scienze biologiche, geologiche e ambientali, ha presentato gli esiti delle proprie attività di ricerca e progettuali insieme con gli altri partner tunisini.
Nel corso del convegno si è discusso del «ruolo della Posidonia oceanica per la protezione dei litorali dai rischi di inondazione e erosione e le ragioni della necessità della sua tutela, ma anche di indagini geomeccaniche e geofisiche in aree marine e costiere» ha aggiunto la prof.ssa Contrafatto del Dicar.
I rappresentanti dei diversi partner del progetto ospiti dell'Università di Catania
«E, inoltre, del progetto di opere sommerse per la protezione di reimpianti di Posidonia oceanica, di mappatura delle praterie di fanerogame nelle aree costiere tunisine mediante telerilevamento, delle difficoltà e delle soluzioni alternative nello svolgimento delle attività del progetto Miarem» ha precisato la responsabile del progetto per Unict.
A far parte del team dell’ateneo catanese i docenti Rosaria Musumeci, Luca Cavallaro, Massimo Cuomo, Enrico Foti, Pietro Scandura, Leopoldo Greco, gli assegnisti Claudia Giarrusso e Salvatore Gazzo e l’ing. Massimiliano Marino per il Dipartimento di Ingegneria civile e architettura, mentre i docenti Giovanna Pappalardo, Sebastiano Imposa e Simone Mineo per il Dipartimento di Scienze biologiche, geologiche e ambientali.
Hanno contribuito ai lavori del convegno – con i docenti Rym Zakhama-Sraieb, Fatma Trabelsi, Mohamed El Gtari - i collaboratori, Intissar Mnasri, Nada Abdelkader, Salma Zribi, Houssem Mekni, Afrah Khaled, Kaouther Bourguiba, Yadh Ben Mustapha, Imen Zribiche che hanno anche partecipato alle attività formative di Arpa Sicilia insieme con Mahjouba Jerbi e Mayssa Abidi.