Un viaggio sonoro sperimentale tra percussioni e batteria

A farlo vivere è Valentina Magaletti che si è esibita in concerto da Zo Centro Culture Contemporanee per “Partiture”, la rassegna dedicata ai linguaggi più innovativi e sperimentali della musica

Giusy Andolina

Un viaggio sonoro sperimentale tra percussioni e batteria. A farlo vivere è Valentina Magaletti che, nei giorni scorsi, si è esibita in concerto da Zo Centro Culture Contemporanee per Partiture, la rassegna dedicata ai linguaggi più innovativi e sperimentali della musica.

Nata a Bari, ma di base a Londra da circa 20 anni, Valentina Magaletti è una batterista, compositrice, percussionista e polistrumentista che si è imposta all’attenzione del panorama musicale internazionale. La sua tecnica versatile si traduce in uno stile in continua evoluzione. Il suo approccio creativo alle percussioni ha dato vita a una discografia variegata e a molte collaborazioni interessanti.

Esploratrice sonora, fonde tutti gli idiomi musicali in assoli coinvolgenti, come nel suo commovente e catartico album A Queer Anthology of Drums. Una carriera quella di Valentina Magaletti costellata di progetti e collaborazioni internazionali stimolanti, come quella con i Vanishing Twins, forse il suo progetto più accessibile, che esplora gli spazi tra jazz e psichedelia.

Per proseguire con la collaborazione con Thurston Moore dei Sonic Youth, fino ai lavori con uno dei nomi più importanti della scena elettronica mondiale, Nicolas Jaar, passando per il duo dei Tomaga, in coppia con il bassista Tom Relleen.

La Magaletti ha iniziato a suonare negli anni 90, all’interno della realtà musicale barese che ruotava attorno a Nicola Conte. Insieme avevano un gruppo, chiamato Sestetto nuovo, con cui si esibivano in cover soul-jazz. Nel 2000, dopo una breve parentesi al conservatorio, l’artista si trasferisce a Londra, alla ricerca di nuovi stimoli musicali e maggiore libertà espressiva.

Arrivata a Londra, sarà decisivo l’incontro con Tom Relleen, con cui forma nel 2013 il progetto Tomaga, un duo acclamato dalla critica, caratterizzato da un sound che esprime visioni oniriche fra elettronica e minimalismo. Per oltre dieci anni questo è stato tra i progetti più liberi e insieme prolifici che ha avuto la fortuna di portare avanti.

Un altro incontro proficuo e trasversale è quello tra la Magaletti e Nicolas Jaar, uno dei nomi più importanti della scena elettronica mondiale. Assieme al producer di origine cilena e a Pierre Bastien, già affiliato di Aphex Twin sulla storica label Rephlex, danno vita nel 2019 all’album Bandiera di Carta.

L'artista Valentina Magaletti in concerto da Zo Centro Culture Contemporanee

L'artista Valentina Magaletti in concerto da Zo Centro Culture Contemporanee

A Catania l’artista ha proposto un concerto in solo, con largo spazio lasciato all’improvvisazione, in cui verrà riproposto A Queer Anthology of Drums, lavoro inizialmente pubblicato in digitale per l’etichetta Takuroku dal Cafe Oto (London, 2020), poi rimasterizzato e riproposto in vinile dalla cinese bié Records il 27 maggio 2022, con l’aggiunta di una traccia inedita: She/Her/Gone.

Le nove tracce del lavoro mostrano una ricerca rigorosa quanto aperta, a condensare una molteplicità di generi ed eventi sonori attraverso batteria, vibrafono, field recording, giocattoli, dando vita a dinamiche elettroacustiche, ritmi free jazz, sonorità oscure post-industriali. Il brano She/Her/Gone ci introduce al suono di Magaletti in una pioggia di pianoforte ritardato, batteria spazzolata e campane tintinnanti.

Le sue composizioni sono precise, ma abbastanza sciolte da lasciare che i suoni rimangano sospesi in certi momenti quando l'arrangiamento lo richiede, pur rimanendo in costante movimento, in tutte le direzioni, toccando forme pop e sperimentali.

L’artista, infatti, ha sempre considerato la musica come un linguaggio che ha bisogno di interazione, quindi la voglia di conoscere è sempre stata al centro delle sue esperienze, creando commistioni tra culture, caratteri e identità con la musica.

In A Queer Anthology of Drums c'è una storia coinvolgente che è contemporaneamente grandiosa e intima. L’album, infatti, è anche una riflessione sulla sua identità queer, sugli aspetti dell’improvvisazione e sulle realtà opache della vita in isolamento.

Per Valentina Magaletti, suonare la batteria è dunque simile a una narrazione in divenire: storie che rifuggono dal linguaggio parlato a favore di ritmo, pulsazioni e vibrazioni, potremmo dire un inno alla creatività e a sfidare i pregiudizi. Un ascolto assolutamente essenziale per chiunque sia interessato alla musica percussiva, alla musica rituale e alla lounge sperimentale.