Una “candelora” da Catania al Mediterraneo

Nell’ambito dei festeggiamenti agatini, l’ensemble di archi e chitarre di Musicainsieme a Librino si è esibito in occasione della consegna del riconoscimento all’attore Tuccio Musumeci

Davide Pulvirenti (foto di Salvatore Puccio)

La festa è finita, le ultime fiamme dei ceri si sono spente. Eppure, all’indomani della conclusione delle festività, è ancora il tempo per ripercorrere uno degli appuntamenti più attesi delle celebrazioni in onore della patrona del capoluogo etneo.

Lo scorso 2 febbraio, prima del tradizionale omaggio floreale che traghetta i fedeli nel cuore del percorso devozionale, nel salone Bellini di Palazzo degli Elefanti si è svolta la cerimonia di consegna della Candelora d’oro, giunta alla sua ventottesima edizione.

Il sindaco Enrico Trantino, alla presenza delle autorità civili e religiose, dei familiari e degli amici più cari, ha conferito il prestigioso riconoscimento all’attore Tuccio Musumeci. Un lungo applauso corale ha accolto il mattatore del teatro catanese che, fresco dei suoi primi novant’anni, continua a trionfare sulle tavole dei palcoscenici nazionali.

Nel testo delle motivazione viene sintetizzato l’impegno culturale di un interprete che ha saputo incarnare l’identità della sua città intesa come «peculiare caratteristica antropologica dell’ironia e del senso fatalistico del vivere».

«Insieme con Tuccio Musumeci – prosegue la motivazione - viene premiata anche la capacità di sorridere e far sorridere sulle debolezze umane, missione che il teatro ha sempre rappresentato, al fine di farne un esempio per chi guarda; così da rifletterci sopra e migliorarsi, esortazione per catanesi e siciliani, di un tempo senza tempo».

L’interprete di Pipino il Breve, con la solita, inimitabile vis comica, ha dedicato il premio ai concittadini perché, con sue parole, «è stato il pubblico catanese a portarmi al successo» e ha ricordato la devozione alla martire che lo ha accompagnato nel corso della sua carriera.

In foto, da sinistra, l’arcivescovo Luigi Renna, l’attore Tuccio Musumeci e il sindaco Enrico Trantino

In foto, da sinistra, l’arcivescovo Luigi Renna, l’attore Tuccio Musumeci e il sindaco Enrico Trantino

La serata è stata qualificata dagli interventi musicali dell’ottimo ensemble d’archi e chitarre di Musicainsieme a Librino, consolidata realtà culturale con sede nell’omonimo quartiere. Il progetto si ispira all’esperienza di “El Sistema”, il modello didattico ideato in Venezuela dal maestro José Antonio Abreu che promuove la pratica collettiva musicale come mezzo di organizzazione e sviluppo della comunità in aree e contesti sociali difficili.

Il concerto ha visto protagonisti alcuni allievi dei corsi di musica offerti dall’associazione di Librino; la sezione degli archi guidata da Valentina Caiolo e Simone Molino (violini), Raffaella Suriano (Violoncello), e un duo chitarristico composto da Giuseppe Sanfratello e Cristina Magrì, studentessa che, come nella più nobile tradizione dei mastricielli dei conservatori napoletani, dona ai più piccoli quanto appreso nei suoi anni di formazione.

In foto, da sinistra, Simone Molino, Cristina Magrì e Giuseppe Sanfratello (foto di Marielena Greco)

In foto, da sinistra, Simone Molino, Cristina Magrì e Giuseppe Sanfratello (foto di Marielena Greco)

Il gruppo ha suonato degli strumenti musicali realizzati per l’occasione dalla cooperativa sociale Rò la Formichina, promossa e sostenuta dall’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII. Per la tavola armonica degli strumenti è stato utilizzato del legno recuperato dai barconi dei migranti naufragati sulle coste siciliane.

Gli scampoli superstiti delle assi delle imbarcazioni sono stati levigati e uniti per creare delle casse armoniche policrome ancora impregnate di un indissolubile odore di salsedine.

Le chitarre, come ricordato nell’articolo sul sito dell’associazione musicale, «sono il frutto del lavoro di ragazzi con disabilità, giovani con problemi con la giustizia, profughi e persone con difficoltà. Attraverso il loro impegno, questi strumenti diventano il simbolo di una seconda opportunità, di mani che costruiscono il proprio futuro nota dopo nota». 

Sullo strumento è inciso, sia in alfabeto arabo, sia nella traslitterazione in caratteri latini, il nome «di una sorella o un fratello che non è riuscito ad arrivare dall’altra parte del Mediterraneo».

Uno dei violini realizzati dalla cooperativa sociale Rò la Formichina

Uno dei violini realizzati dalla cooperativa sociale Rò la Formichina

Il violino di Jwaher e la chitarra di Ketsia restituiscono un suono corposo, frutto di un ottimo lavoro costruttivo, mentre intorno al rosone degli strumenti a plettro si legge il motto di San Paolo «Non dimenticate l’ospitalità; alcuni, praticandola, hanno accolto degli angeli senza saperlo», che amplifica il messaggio di fratellanza e comunione dell’Inno di Mameli eseguito in apertura.

A seguire un’appassionata trascrizione del brano Love theme tratto dalla colonna sonora del film Nuovo cinema paradiso di Ennio Morricone. La pellicola è un tributo del regista Giuseppe Tornatore ai luoghi della sua infanzia che gli hanno permesso di maturare l’amore per la settima arte; nessuna pagina poteva essere più adatta per celebrare il protagonista dell’evento che ha fatto della comunione con Catania il proprio cavallo di battaglia.

Il concerto si è concluso con l’inno Inneggiamo alla martire invitta, composto per il XVII centenario del martirio (1951) da Rosario Licciardello (1897-1964). Nel testo, il coro di devozione alla Santa «risuona pei monti e sul mare», trasportato dalle onde e amplificato dal suono strumenti musicali che fanno vibrare le speranze di chi ha intrapreso un viaggio in cerca di un porto sicuro.   

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