Un gruppo di ricercatori dell’Università di Catania ha ottenuto un brevetto per un materiale da costruzione innovativo a basso impatto ambientale
Una nuova vita per la cenere vulcanica dell’Etna. Da problema ambientale a risorsa per l’edilizia sostenibile: è questa la sfida vinta da un gruppo di ricercatori dell’Università di Catania, che ha appena ottenuto un brevetto per un materiale da costruzione innovativo a basso impatto ambientale.
L’invenzione arriva dal Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali dell’ateneo catanese. Il team di Unict - composto da Claudio Finocchiaro, Germana Barone, Paolo Mazzoleni e Roberta Occhipinti - ha collaborato con Stefania Baudo, amministratore unico della SB Engineering, per sviluppare un materiale edile che sfrutta come componente principale la cenere vulcanica dell’Etna.
Il brevetto per invenzione industriale (numero 102023000012024) è stato ufficialmente concesso il 27 maggio scorso e nasce nell’ambito del Programma Nazionale di Ricerca Advanced Green Materials for Cultural Heritage (AGM for CuHe).
La scoperta affronta contemporaneamente due problematiche critiche: da un lato, lo smaltimento della cenere vulcanica, che si accumula in grandi quantità durante le eruzioni dell’Etna, generando costi e rischi per la salute pubblica; dall’altro, la necessità di ridurre l’impatto ambientale della produzione di materiali da costruzione, come il cemento Portland, noto per le sue alte emissioni di CO₂ e il consumo energetico elevato.

Una eruzione dell'Etna con emissione della cenere vulcanica
La soluzione brevettata consiste in un materiale “ad attivazione alcalina”, realizzato a partire dalla cenere vulcanica. A differenza del cemento tradizionale, non richiede alte temperature di lavorazione: la produzione avviene a temperatura ambiente, con un risparmio energetico significativo e una drastica riduzione delle emissioni climalteranti. Inoltre l’aggiunta di piccole quantità di grassello di calce ha migliorato le caratteristiche riducendo i tempi di presa, e aumentando la lavorabilità e la resistenza meccanica.
Il materiale sviluppato è estremamente versatile. Può essere utilizzato per produrre leganti, malte, collanti, pannelli e componenti prefabbricati destinati sia all’edilizia contemporanea che al restauro. Ha già raggiunto un TRL 6/7, avendo superato con successo test su piccola scala in un cantiere reale: quello del Duomo di Monreale, patrimonio UNESCO.
L’innovazione ha già attirato l’interesse di imprese del settore e delle Sovrintendenze ai Beni Culturali, aprendo la strada a una sua possibile applicazione nel restauro di edifici storici. Questo brevetto rappresenta un esempio virtuoso di come la ricerca universitaria possa trasformare una problematica territoriale in una soluzione innovativa con benefici ambientali, economici e tecnici.