Usi e abusi dei classici al tempo di Netflix: tra religione e fantasia

Continua al Monastero dei Benedettini il ciclo di seminari de “I lunedì del classico”. Nel quinto incontro sono intervenute le docenti Mariangela Monaca e Rossana Barcellona

Chiara Schembra

Cosa accade quando gli antichi classici del sacro incontrano la fantasia di registi e scenografi e intercettano la trama delle infinite serie Tv disponibili sulle diverse piattaforme streaming?

Su questo tema sono intervenute – in occasione dell’incontro dal titolo Usi e abusi dei classici al tempo di Netflix: tra religione e fantasia – le docenti Mariangela Monaca, ordinario di Storia delle religioni al Dipartimento di civiltà antiche e moderne dell’Università di Messina, e Rossana Barcellona, associata di Storia del cristianesimo e delle chiese al Dipartimento di Scienze umanistiche dell’Università di Catania.

Un incontro – organizzato al Monastero dei Benedettini nell’ambito del ciclo di seminari I lunedì del classico, promossi dai docenti Monica Centanni, Paolo B. Cipolla, Giovanna R. Giardina, Orazio Licandro e Daniele Malfitana – in cui, navigando tra apocalissi, vangeli gnostici e papiri magici, tra profetesse, taumaturghi e sacerdoti, come in un vero e proprio laboratorio, ampolla dopo ampolla, si è voluto provare a dare risposta all’interrogativo per valutare se e in che misura un antico testo sacro possa essere usato come un reagente in grado di potenziare, ridefinire, scardinare la percezione o costruzione del religioso, e anche di crearne una nuova, diversa, ma egualmente valida per il produttore e il suo pubblico.

«Il classico non è solo il greco e il latino», ha detto in apertura la prof.ssa Mariangela Monaca, docente che da diversi anni si occupa di vari progetti nazionali e internazionali ed è responsabile per l’ateneo messinese del progetto Prin “Vecchie parole per uno”.

In foto Rossana Barcellona e Mariangela Monaca

In foto Rossana Barcellona e Mariangela Monaca

«Il mondo delle piattaforme lo possiamo paragonare alle ampolle di un laboratorio, all’interno del quale, in ogni ampolla, c’è una diversa percezione del sacro», ha aggiunto la docente, i cui interessi nell’ambito della ricerca spaziano dalla storia religiosa del mondo tardo antico del cristianesimo dei primi secoli al politeismo, cristianesimo, divinazione, di magia, di taumaturgia.

«Ci sono tanti collegamenti all’interno del mondo mediatico della televisione con la religione», ha aggiunto evidenziando i classici del sacro, ossia quei testi che appartengono al mondo religioso antico.

E al fine di immergersi nel tema della conferenza, la docente si è soffermata su una serie televisiva in programma su Netflix: American Gods. Una serie tv in cui le divinità del passato combattono una guerra con le divinità del presente.

«Se si dovesse fare una comparazione con il mondo antico, c’è sempre un po’ di propaganda. Una operazione, non sempre, ma parzialmente di quel tipo, ovvero di propaganda proprio in un contesto come il nostro, in cui l'identità religiosa si è smarrita», ha aggiunto Mariangela Monaca che ha pubblicato vari studi sugli oracoli Sibillini, sui papiri magici, sulle sibille e, inoltre, si occupa di dialogo religioso e di ricerca storica-religiosa.

«Tutte le religioni nazionali sono religioni identitarie, che si riconoscono in un Dio – ha detto in chiusura -. Viviamo in un contesto fluido in perenne ricerca. La religione è in ogni dove, in ogni parte della nostra vita, in ogni prodotto di fruizione».