Verga nel realismo europeo ed extraeuropeo

L’intervento di Gabriella Alfieri e Andrea Manganaro a chiusura del convegno internazionale sulle Celebrazioni per il Centenario della morte dello scrittore siciliano

Gabriella Alfieri e Andrea Manganaro

Le intense giornate di studio del convegno “Verga nel realismo europeo ed extraeuropeo”, con le relazioni scientifiche presentate da 56 studiosi, provenienti da 12 diverse università italiane e 22 straniere (europee, ma anche degli Usa, del Canada, dal Brasile) hanno voluto rispondere a una esigenza, fortemente avvertita dagli ideatori del convegno (Gabriella Alfieri, Giorgio Longo, Andrea Manganaro): oggi non è più possibile interpretare uno scrittore di prospettiva assolutamente europea, come Giovanni Verga, se non tenendo conto dell’interazione e del confronto con le istanze, le questioni, le opzioni espresse dagli altri autori del realismo letterario occidentale

È quanto emerge dai lavori della seconda sessione del convegno internazionale organizzato, dal 20 al 22 aprile, dall’Università di Catania e dalla Fondazione Verga nell’ambito delle Celebrazioni per il Centenario della morte di Giovanni Verga.

Il convegno ha centrato pienamente l’intento di fondo: proporre una rilettura di Verga come rappresentante italiano di quel movimento artistico – non solo letterario – che è stato il realismo, diffusosi in Europa e nel mondo occidentale tra secondo Ottocento e inizio Novecento. 

Verga nel realismo, dunque, e non Verga e il realismo, a sottolineare l’immersione del verismo – declinazione italiana del realismo – nella cultura coeva, di cui assorbiva e rilanciava istanze poetiche, nuclei tematici, problematiche sociali e modalità di rappresentazione stilistica. 

Gabriella Alfieri

Un momento dell'intervento della prof.ssa Gabriella Alfieri

Dal confronto su un tema di dimensione internazionale, affrontato da molteplici punti di vista, da relatori provenienti da università europee ed extraeuropee, è emersa l’effettiva possibilità di rileggere le esperienze del realismo nelle varie aree geoculturali come attuazioni concomitanti, non sempre interdipendenti, di fermenti estetici e di creazioni stilistiche miranti a rappresentare la realtà sociale – e soprattutto umana - delle rispettive comunità di appartenenza. 

In questo convegno, decisamente innovativo nel campo degli studi letterari, Giovanni Verga, autore imprescindibile nel canone, anche scolastico, della Letteratura italiana, è stato assunto come interlocutore centrale (per rapporti diretti o indiretti, per convergenze e divergenze) nel grande dialogo attuatosi nella cultura europea di fronte all'esigenza di rappresentare la realtà, anche quella degli 'umili', prima estromessa, come ha mostrato Erich Auerbach, dal livello serio e tragico. 

Un dialogo, tra testi, questioni, realtà sociali, tradizioni letterarie, che nelle due sessioni del convegno ha consentito di attraversare tutta la cultura europea tra metà Ottocento e primi del Novecento, nelle varie articolazioni letterarie: dalla Francia (di Balzac, Flaubert, Zola) al Belgio, alla Spagna e al Portogallo; dall'Irlanda e Inghilterra alla Germania, ai Paesi Bassi, all'Austria e alla Svizzera; dall'Ungheria alla Polonia; dalla Scandinavia e dalla Finlandia alla Lituania, all' Estonia, alla Russia; e, oltreoceano, sino agli Stati Uniti e al Brasile. 

relatori

Relatori e partecipanti al convegno nella giornata di apertura nell'aula magna del Palazzo centrale

Al di là delle molteplici collimanze tra le varie ‘declinazioni’ culturali che sono affiorate, sono due le chiavi di lettura che è sembrato si possano applicare a tutta la testualità realista: il discorso rivissuto (o indiretto libero) e l’etnificazione linguistica (introduzione di elementi della cultura popolare, dai nomignoli, ai proverbi e al codice gestuale). 

Entrambe queste categorie interpretative sono funzionali a riprodurre l’oralità, e quindi a oggettivare la voce narrante, sia essa quella di un narratore interno al racconto (come in Verga e Zola) o di un narratore esterno, individuale o corale, come nella letteratura nordica. 

Paolo Tortonese, professore di Letteratura francese alla Sorbonne Nouvelle di Parigi, concludendo il convegno, ha efficacemente rilevato le grandi questioni emerse: la necessità di riprendere, ma anche rivisitare, per il realismo 'programmatico' degli scrittori della seconda metà dell'Ottocento, le 'idee direttrici' utilizzate da Auerbach in Mimesis; l'esigenza di rivedere il rapporto tra il "realismo" di secondo Ottocento e il Romanticismo. 

Il convegno catanese, con la sua indagine multiprospettica sulla declinazione del realismo nelle letterature europee, come ha rilevato ancora Tortonese, ha tentato di sostituire all'idea gerarchizzante di influenza di un autore su un altro, tra centro e periferia della cultura europea, quella, meno unidirezionale, di 'dialogo', o "circolazione" (testimoniata ad esempio dalla presenza delle traduzioni di Verga negli altri paesi); un'idea meno rigida, che non ignora l'emergere, in determinati momenti della storia, di soluzioni formali esemplari (come quelle attuate da Zola), ma tiene anche conto della molteplicità degli influssi, della specificità delle tradizioni letterarie e dei diversi contesti storico-sociali.