Al Palazzo Biscari di Catania un dibattito sul tema della macroregione in occasione della presentazione del nuovo libro di Andrea Piraino
L’altro regionalismo. Per un’autonomia comunitaria del costituzionalista Andrea Piraino è stato lo spunto per un dibattito su una tematica di particolare rilievo per la Sicilia. L’opera – presentata nei giorni scorsi al Palazzo Biscari - propone una visione alternativa alle attuali dinamiche di competizione tra Regioni, in favore di un modello cooperativo fondato su solidarietà e responsabilità comune.
Nel corso del convegno, organizzato assieme a Sicilbanca e alla Fondazione Sicana, i relatori hanno posto l’accento sulla Sicilia come regione simbolo. Proprio la Sicilia, infatti, è nata come Regione “per antonomasia”, ma poco protagonista nei processi di riforma dell’autonomia e come hanno evidenziato alcuni relatori «si è sempre rimasti ai margini, quando invece la Sicilia poteva guidare la stagione delle riforme sul regionalismo».
«Serve un regionalismo che non sia solo competizione, ma relazione», ha affermato Vincenzo Antonelli, ordinario di Diritto amministrativo e pubblico al Dipartimento di Scienze politiche e sociali dell’Università di Catania. Secondo Antonelli «le attuali elezioni regionali spesso si riducono a una logica da “pallottoliere”, ignorando i reali bisogni del territorio».
A seguire Fausto Vecchio, ordinario di Diritto pubblico comparato all’Università di Enna “Kore”, ha sottolineato il valore strategico di una macroregione che abbracci il Mediterraneo: «Non si tratta solo di guardare a Roma, ma di assumerci un ruolo da protagonisti in Europa, in un’area geostrategica cruciale».
Secondo la visione dell’autore del libro, Andrea Piraino, al cuore del nuovo regionalismo ci sono due pilastri: «la solidarietà interterritoriale e la sussidiarietà, ispirati anche alla tradizione europea». «Il modello proposto poggia su strumenti già presenti nella Costituzione, come l’articolo 117, comma 8, che consente alle Regioni di cooperare e ridefinire confini “dal basso”», ha aggiunto.

Un momento dell'intervento dell'autore del libro Andrea Piraino
«La macroregione non deve essere un ente artificiale, ma un’espressione reale di comunità che decidono insieme», ha spiegato Antonelli, ribadendo che «la partecipazione delle comunità locali è essenziale per evitare la creazione di nuovi “campanili”».
Altro punto centrale del dibattito – che ha visto gli interventi della prof.ssa Ida Nicotra dell’Università di Catania e del prof. Alessandro Morelli dell’Università di Messina - è l’attuazione incompleta dello statuto speciale siciliano: diversi relatori hanno denunciato come la Sicilia non abbia sfruttato tutti gli strumenti legislativi in suo possesso, perdendo terreno rispetto ad altre Regioni. In particolare, l’autonomia è stata esercitata più come potere centralizzato sulla Regione, piuttosto che come collaborazione con enti locali come Province e Comuni.
Moderato dal direttore de La Sicilia, Antonello Piraneo, nel corso del convegno si è messo anche in luce un problema pratico: la capacità amministrativa territoriale. Il Pnrr, per essere efficace al Sud, richiede non solo risorse ma anche “classe dirigente” competente. Come ha detto una delle voci accademiche intervenute: «Non basta avere fondi: servono competenza, formazione, una classe dirigente capace di progettare e realizzare».
L’obiettivo della proposta di Andrea Piraino, come sintetizzato in conferenza, è ambizioso: creare una macroregione del Mezzogiorno che superi la logica della competizione, custodisca l’identità siciliana ma operi in rete con le altre Regioni, per affrontare insieme temi come infrastrutture, sviluppo economico e coesione sociale.
«La vera sfida è culturale - ha concluso Fausto Vecchio -, non basta cambiare istituzioni: bisogna trasformare la mentalità politica e sociale delle comunità».

I relatori che sono intervenuti al convegno