Bellini e “Norma”: valori, colori e simboli della nostra Sicilia

Al Teatro Vittorio Emanuele di Messina, con la regia di Francesco Torrigiani, in scena il dramma belliniano

Irene Isajia
"Norma", un momento dello spettacolo
"Norma", un momento dello spettacolo
"Norma", un momento dello spettacolo
"Norma", un momento dello spettacolo

Sipario in trasparenza, il pubblico in sala accolto da una luna straniante. È proprio l’elemento dell’eterno, dello spazio infinito, che consegna il dramma al palco.

La tragedia in due atti dal libretto di Felice Romani su musica di Vincenzo Bellini va in scena per la regia di Francesco Torrigiani, l’orchestra del Teatro di Messina è diretta da Giuseppe Ratti, il Coro lirico “Francesco Cilea” da Bruno Tirotta.

Le scenografie di Francesca Cannavò presentano i caratteri lavici sia nei fondali, negli elementi naturali che negli elementi antropizzati. Particolare la scelta del palco lucido che restituisce profondità ai personaggi e riflette il colore, intuitiva volontà registica che fa emergere la cromaticità della Sicilia attraverso i costumi di Lisa Rufini, luci di Gianni Pollini e le proiezioni di Mathias Schnabel.

Il Bellini International Context raddoppia, dunque la proposta operistica dedicata a Bellini con la collaborazione del Teatro di Messina e della Fondazione Taormina Arte Sicilia.

Il dramma di Norma è mediato dalle voci plastiche, espressive e cariche di energia di Klara Kolonits (Norma, vai all'intervista), di Alessia Nadin (Adalgisa), di Stefano Secco (Pollione) e di Gabriele Sagona (Oroveso); la loro interpretazione permette allo spettatore di guardare i personaggi occhi negli occhi e di vivere insieme il dolore delle proprie scelte.

I duetti dei due soprano sublimano ogni percezione e quasi fanno toccare i loro cuori. Le parti corali sono state l’espressione della voce della comunità che ama, che giudica, che prega, che combatte.

"Norma", un momento dello spettacolo

"Norma", un momento dello spettacolo

La scelta di produrre una Norma dai toni siciliani avvolge lo spettatore in un clima familiare, riconoscendosi nei passaggi cromatici che richiamano il nostro vulcano tra roccia e fuoco, il mare e il cielo nelle sfumature del blu e il sole della nostra terra che è luce ma può trasformarsi in tenebra di calore ardente.

È la Norma dei valori forti che fa emergere i conflitti di genere, il conflitto di pensiero delle civiltà, le scelte della maternità e della paternità, che rende evidente la solidarietà del genere femminile. Particolarmente toccante il finale in cui il sacrificio della protagonista è avvolto dal rosso della lava del vulcano, mentre ai suoi piedi sono deposte decine di scarpette rosse, simbolo di quelle vite strappate al futuro di fronte a quell’uomo che cosciente piange ormai sulle sue azioni irreversibili.

Il tempo, scandito dalle fasi lunari, si compie sulla notte della vita e nonostante un lento tempo drammaturgico, questo incontra il "metronomo dello spettatore", come ha detto il regista Torrigiani (vai all'intervista).

E Norma è avvolto da un tripudio di applausi. Il pubblico, infatti, conquistato dal lavoro sapientemente costruito è entrato nel dramma attraverso i suoi aspetti più simbolici, elaborando il proprio tessuto narrativo, che è vita, che si intreccia con la storia che Bellini ci ha consegnato in musica. 

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