Il soprano, tra studio e interpretazione, ci racconta il rapporto tra sé e il personaggio femminile belliniano più conosciuto dal pubblico
Il soprano ungherese Klara Kolonits è l’interprete del ruolo di Norma nell’opera che andrà in scena al Teatro Vittorio Emanuele di Messina nell’ambito del Bellini International Context, la rassegna dedicata a Vincenzo Bellini con oltre trenta eventi in programma tra musica, danza, cinema, teatro e conversazioni.
Un ricco cartellone che si concluderà il 6 ottobre a Catania, città natale del genius loci, con significative tappe a Messina e Palermo.
Klara Kolonits, diplomata all’accademia musica Franz Liszt di Budapest, è diventata sin da subito membro del Teatro Csokonai di Debrecen. Nel 2002 è cantante privata all’Opera di Stato Ungherese e nel corso della sua carriera si è esibita in vari teatri europei.
Nel suo repertorio numerosi ruoli italiani e francesi: Norma, Elivira (I Puritani), Giulietta (I Capuleti e i Montecchi), il triplice ruolo in Hoffman's Tales (Olympia-Giulietta-Antonia), Violetta (Traviata), Odabella (Attila), Gilda (Rigoletto), Luisa Miller, Amelia (Simon Boccanegra). Soprattutto al suo cuore sono care le eroine del "bel canto ungherese.

Klara Kolonits
Negli ultimi anni ha interpretato Norma nel 2018 a Debrecen e a Tolosa nel 2019, un ruolo che rientra nel nucleo del suo repertorio. Torna sul palco stavolta a Messina, nella nostra Sicilia, con una delle donne più note di Bellini. Quali sono le difficoltà interpretative di questo personaggio sia dal punto di vista del carattere che dal punto di vista vocale?
«In effetti, questo ruolo è la montagna himalayana del mio repertorio - racconta il soprano -. È un ruolo ideale per me perché, pur essendo una figura mitica, devo anche trasmettere emozioni - emozioni che conosco, anche se in una dimensione meno intensa. Dal punto di vista vocale, è una sfida complessa a cui nessun altro ruolo può avvicinarsi. Dalla declamazione grave e drammatica ai passaggi eterei e alla coloratura di bravura, questo ruolo presenta tutte le sfumature».
Quanto c’è di Norma in Klara Kolonits?
«Molto più di quanto pensassi - aggiunge -. Il lavoro con Francesco Torrigiani è illuminante (vai all'intervista al regista). Durante le prove mi ha fatto scoprire il ruolo in modo tale da far sentire ogni battito come se parlasse di me».
Lei è un soprano drammatico di coloritura. Quali sono le particolarità di questo tipo di voce? A quali ruoli si presta maggiormente?
«Sono una cantante che si adatta un po' a ogni ruolo - spiega Klara Kolonits -. Per i ruoli lirici, scelgo un tono più leggero. Ne ho fatto buon uso nel ruolo di Norma, quando ho dato vita ai suoni della speranza, o alla prima, eterea felicità dell'amore. Quello su cui ho lavorato molto negli ultimi anni è la declamazione drammatica italiana, che è una sfida eterna ma molto attraente per un artista di lingua straniera. I miei ruoli preferiti sono quelli di Donizetti, Bellini, Mozart e del giovane Verdi».
Se volesse invitare all’opera i giovani, cosa direbbe?
«Non è facile rispondere, perché nemmeno io da giovane ero attratta dal mondo dell'opera», racconta sorridendo. «Bisogna assolutamente andare a vedere un'opera dal vivo, perché le registrazioni non danno quella sensazione di brivido elementare che si prova quando l'orchestra, il coro e le voci dei cantanti ti entrano quasi sotto la pelle - sottolinea il soprano -. Questo è un genere in cui la comprensione del testo è essenziale per il giovane che incontra l'opera per la prima volta. Qui gli italiani hanno quindi un vantaggio».
«Nel mio Paese, l'Ungheria, tutto viene eseguito in lingua originale, ma forse all'inizio non è facile seguire il testo sullo schermo - ci tiene a sottolineare -. L'essenziale è avere un insegnante, un genitore o un parente (che era anche il mio caso) che introduca il bambino a questo genere, che lo aiuti a trovare un personaggio di cui si possa seguire la sorte, in cui ci si possa identificare».
«In Ungheria, mio marito Dániel Dinyés, compositore-conduttore, da dieci anni cura dei programmi di introduzione all'opera e io sono una degli interpreti. Posso dire con certezza che abbiamo fatto innamorare molti giovani del genere dell'opera», conclude la "voce" di Norma al Bellini International Context (vai all'articolo sullo spettacolo).