In occasione di Pint of Science si è discusso anche della protezione della Terra con l’IA grazie al ricercatore Giuseppe Piparo dell’Infn
Anche Catania ha alzato i calici alla scienza. È tornato Pint of Science, l’evento di divulgazione scientifica più grande al mondo che festeggia la decima edizione italiana con ricercatori che parlano di scienza davanti a una birra. In un clima informale e stimolante, 26 città italiane e 80 pub hanno ospitato ben 234 relatori per raccontare – in modo accessibile e coinvolgente – come funziona davvero la ricerca.
Tra i protagonisti della tappa catanese, il 21 maggio al Mr. Hyde Pub, è intervenuto Giuseppe Piparo, ricercatore dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare. Il suo talk, dal titolo Proteggiamo il Pianeta Terra con l’IA, ha offerto al pubblico un viaggio affascinante tra archeologia, satelliti e supercomputer. Il messaggio? L’intelligenza artificiale non è solo tecnologia: è uno strumento concreto per custodire il pianeta.
Il suo racconto è cominciato con un viaggio nel tempo: dalle pitture rupestri nelle grotte di Lascaux, ai monumenti come Stonehenge e le piramidi, Piparo ha mostrato come l’essere umano abbia sempre osservato il cielo per capire la Terra. Poi si è passati ai giorni nostri, dove, invece, di guardare il cielo con gli occhi nudi, lo facciamo con i satelliti e i computer.
Oggi, grazie a una rete di satelliti europei chiamata Copernicus, possiamo monitorare il nostro pianeta in ogni momento: incendi, inquinamento, raccolti agricoli, siccità. Ma c’è un problema: la quantità di informazioni raccolte è gigantesca. Ed è qui che entra in gioco l’intelligenza artificiale, cioè quei programmi intelligenti in grado di leggere tutti questi dati e trasformarli in mappe, previsioni e consigli utili per chi lavora sul campo.

Un momento dell'incontro
Piparo ha spiegato tutto questo parlando di Terramind, un sistema che unisce immagini dai satelliti, dati dai droni e informazioni da sensori a terra, per aiutare agricoltori, vigili del fuoco, tecnici e amministratori a prendere decisioni più rapide ed efficaci.
A rendere affascinante dell’incontro il capire come queste tecnologie non siano fantascienza, ma qualcosa che già funziona e fa la differenza. Il ricercatore ha portato diversi esempi di applicazioni dell’IA: per gli incendi può aiutare a capire in poche ore quali aree sono bruciate e dove intervenire, per l’energia solare può individuare dove sono installati i pannelli fotovoltaici e stimare quanta energia producono, per l’agricoltura può riconoscere malattie nelle vigne prima che si diffondano e, inoltre, per l’acqua può suggerire quando e quanto irrigare, risparmiando risorse preziose.
Tutto questo lavoro è sostenuto dal Centro Nazionale ICSC, un’iniziativa nata con i fondi del Pnrr che punta a fare dell’Italia uno dei leader mondiali nel campo del supercalcolo e dei dati ambientali. Un progetto che mette insieme università, centri di ricerca e aziende per costruire un futuro più sostenibile.

Il ricercatore Giuseppe Piparo
“Il Pianeta ha bisogno di scienziati, ingegneri, comunicatori, imprenditori e cittadini informati – ha spiegato il ricercatore -. L’IA non è una bacchetta magica, ma un amplificatore del nostro ingegno: più dati condividiamo, più soluzioni costruiremo. L’intelligenza artificiale da sola non basta, serve il contributo di tutti. C’è spazio per fare la differenza e il tempo è adesso”.
E Pint of Science è nata proprio per questo: far capire che la scienza non è qualcosa di lontano, difficile o riservato agli esperti. È qualcosa che ci riguarda ogni giorno. E se raccontata bene – magari davanti a una birra – può davvero ispirare a prendersi cura del nostro mondo.
Il pubblico presente ha risposto con entusiasmo, domande, applausi e riflessioni. Perché la scienza, quando esce dai laboratori e si mescola alle risate e al tintinnio dei bicchieri, diventa ciò che è sempre stata: una storia umana.