Cosa c'è dietro i talk di Simona Letizia Basso, Filippo Fazzino e Stefano Savino? Ecco le loro risposte
La giuria e il pubblico li ha premiati. Ma dietro ad ogni talk, presentato sul palco, c’è una attività di ricerca che va illustrata in tempi rapidi coinvolgendo e affascinando il pubblico, e soprattutto la giuria, con una “storia” costruita ad hoc e che contenga una componente scientifica, ma senza troppe nozioni, ed anche una divertente e intrigante.
A raccontare i loro talk sono proprio Simona Letizia Basso, Filippo Fazzino e Stefano Savino, i protagonisti di Famelab Catania che la giuria – composta dai docenti dell’ateneo catanese Agata Grazia D’Amico e Livio Ferrante insieme con l’attore, autore e regista Carmelo Rosario Cannavò - ha premiato nei giorni scorsi, nell’auditorium della Città delle Scienze, nella finale etnea della competizione internazionale per giovani ricercatori scientifici organizzata in Italia da Psiquadro in collaborazione con il Cheltenham Science Festival.
Una gara che quest’anno ha coinvolto otto città (Ancona, Bari, Camerino, Catania, Cosenza, Ferrara, Genova e Trieste) in cui sono stati selezionati i 16 finalisti che parteciperanno alla finale nazionale in programma nel mese di settembre a Perugia, in palio la finale internazionale di Cheltenham prevista per novembre.

In foto da sinistra Filippo Fazzino, Simona Letizia Basso e Stefano Savino
Simona Letizia Basso e la sua "Serendipità"
Biologa specializzanda in genetica medica, Simona Letizia Basso ha conquistato la giuria con il talk Serendipity, talmente originale che si è aggiudicata la vittoria del contest. Un talk incentrato su una domanda stimolante rivolta al pubblico: Che cos’è il caso? Esiste davvero il caso, oppure è solo conoscenza e intelligenza?
Per cercare di rispondere a questa domanda, Simona Letizia Basso ha citato nel suo talk due esempi concreti, riprendendo Alexander Fleming e Giacomo Rizzolatti.
"Il primo è quello di Alexander Fleming, il microbiologo che, tornando da un viaggio, trovò per caso una muffa cresciuta su una piastra di batteri - racconta -. Quella muffa, che aveva ucciso i batteri circostanti, si rivelò essere la penicillina, il primo antibiotico della storia".
"Il secondo esempio è quello di Giacomo Rizzolatti, neurologo italiano, che studiava l’attività cerebrale delle scimmie mentre afferravano noccioline - spiega -. Un giorno prese una nocciolina e si accorse che il cervello della scimmia reagiva, come se fosse stata lei a farlo. Da lì ha capito l’esistenza dei neuroni specchio.
Ma la Basso, nel suo talk, ha suggerito che non può trattarsi solo di semplice caso. “Dietro al caso si nascondono lo studio, l’apertura mentale e la curiosità”, spiega.

Un momento del talk di Simona Letizia Basso
Infine, ha parlato del concetto di serendipità, un termine che “deriva da una favola persiana del 1300, in cui tre principi partono per un viaggio e fanno scoperte inaspettate grazie alla loro astuzia, capacità di osservazione e logica”.
“La serendipità è proprio questo – ci tiene a sottolineare - scoprire ciò che non sapevamo di non sapere”.
“Ma non basta restare fermi ad aspettare – aggiunge -. Come diceva Socrate, dobbiamo riconoscere di non sapere: studiare, fare esperienza, sbagliare e ricominciare. Solo così saremo pronti a cogliere quel momento raro e prezioso in cui un evento apparentemente insignificante si trasforma in una scoperta capace di cambiare tutto”.
“Oggi vi ho parlato di serendipità, vale a dire: Esiste il caso? C'è nelle ricerche scientifiche? Io in realtà nella mia vita mi occupo di diagnostica nell'ambito della genetica e sono molto contenta di aver vinto e avere la possibilità di migliorarmi nel campo della comunicazione e spero di far bene anche dopo”, conclude la prima classificata.
Filippo Fazzino e le sue "primavere mai più silenziose"
Ricercatore del Dipartimento di Ingegneria civile e architettura sulla gestione sostenibile e circolare delle acque reflue e dei rifiuti, Filippo Fazzino ha presentato al talent della scienza le sue Primavere mai più silenziose che gli hanno fatto conquistare il secondo posto.
Durante la sua presentazione ha invitato tutti a chiudere gli occhi e immaginare la primavera, suggerendo la presenza di fiori e uccelli cinguettanti, cogliendo l'occasione per parlare di un libro che l'ha colpito molto e che gli ha fatto cambiare il suo modo di vedere le cose: il libro in questione è Primavera silenziosa di Rachel Carson, pubblicato nel 1962, in cui la scienziata denunciava gli effetti del pesticida Ddt.
Un prodotto che interferiva con il metabolismo del calcio in alcuni uccelli canterini, rendendo i gusci talmente fragili da non sopravvivere alla cova, così che ad ogni mancata nascita di un uccello la primavera rischiava di diventare silenziosa.
Il libro ha portato al bando il Ddt, ma ad oggi, ricorda Filippo Fazzino, “ci sono altre minacce come i contaminanti emergenti, micro plastiche, farmaci, ormoni, residui del nostro quotidiano, come la caffeina o residui dei tessuti dei nostri indumenti durante i lavaggi, sostanze che non vengono rimosse adeguatamente e finiscono nell'ambiente”.
La scienza però si sta muovendo in anticipo e il ricercatore ha spiegato che “viene utilizzata una sostanza a noi molto comune, l'acqua ossigenata, ovvero il perossido di idrogeno, per rimuovere questi contaminanti tramite processi avanzati”.

Un momento del talk di Filippo Fazzino
Il suo messaggio finale, rivolto a tutti, è di essere “più responsabili, più consapevoli delle nostre scelte e preferire prodotti biodegradabili, per fare in modo che non ci siano più primavere silenziose”.
La sua passione per questo ambito di ricerca è nato proprio tra i banchi del corso di laurea triennale “quando ho frequentato la materia che trattava come gestire le acque reflue”. “In quel momento ho capito che questa era la parte di ingegneria che mi piace", racconta.
“Da qui ho scoperto che c'è un mondo, non è semplicemente acqua che scarichiamo in fognatura, dietro c'è tutto un sistema con diversi processi che rimuovono diversi contaminanti e questo mi affascina tanto tutt'ora a distanza di anni io continuo a lavorare su questo”, ha spiegato.
“In futuro mi auguro di continuare il più possibile nella ricerca e divulgarla un po' come fa questo contest e anche in altri contesti e poi vedremo dove porta il futuro. Mi farò guidare dalla passione”, spiega.
“Sinceramente non mi aspettavo di vincere – spiega -. Credo che tutti siamo stati bravi e meritavamo la vittoria, ma è anche vero che alla fine i vincitori devono essere due nomi per forza. È capitato a me, poteva capitare a chiunque, non ho molta esperienza in questi tipi di contest, ma ho visto dei bei interventi, mi sono divertito con tutti. È stata una bella esperienza”.
Stefano Savino e il problema del pesce
Terzo classificato e vincitore del premio del pubblico, il dottorando del Dipartimento di Matematica e Informatica ha affascinato tutti col suo talk incentrato sulla logica.
“Il mio talk Il problema è il pesce ruota attorno al cosiddetto paradosso di Banach-Tarski, elaborato nel 1924 come critica all'assioma della scelta – racconta Stefano Savino -. L'apparente paradosso mostra come è possibile, usando gli infiniti punti che compongono una sfera, ottenere altre due sfere esattamente identiche all'originale”.
“Sebbene si tratti di una situazione molto astratta, questo fatto ha del miracoloso – ci tiene a sottolineare -. Infatti, un panino al latte perfettamente tondo e particolarmente denso di mollica potrebbe essere moltiplicato per sfamare una folla o persino il mondo intero. Altrettanto purtroppo non si può dire di un pesce”.

Un momento del talk di Stefano Savino
“Il tema si prestava molto per giocare con il sempre verde delle scelte consapevoli, ma anche per invitare a riflettere sui fondamentali del ragionamento logico – ci tiene a sottolineare -. La scelta del tema è basata principalmente su questo. Trattando argomenti molto astratti e filosofici, ho dovuto lavorare molto sulla forma”.
“Un pubblico di adolescenti è un pubblico che necessita di molta concretezza e stimoli per l'attenzione”, aggiunge. “Sono molto contento di aver avuto presa sul pubblico composto principalmente da studenti degli istituti superiori – racconta -. In un mondo dove è sempre stato facile lamentarsi dei giovani, ritengo invece fondamentale saper parlare una lingua a loro comprensibile”.
“Sono orgoglioso anche del terzo posto, ovviamente l'aspirazione andava a qualcosa di più, ma si tratta pur sempre di una conquista”, spiega sorridendo con in mano i suoi quattro panini al latte.