“Far crescere il Paese per garantire una stabilità strutturale”

Il presidente dell’Inps, Gabriele Fava, è intervenuto alla presentazione del XXIV Rapporto annuale dell’Istituto nazionale della previdenza sociale

Alfio Russo

«I conti dell'Inps tornano, l'Inps è solido. Abbiamo chiuso il 2024 con un saldo positivo di 15 miliardi e con un incremento contributivo del 5,5%. È fondamentale la crescita del Paese attraverso l'aumento della base occupazionale che porterà nuovi contribuenti e contributi e garantire così la stabilità strutturale. È fondamentale puntare sui giovani. Vi è un nuovo approccio dell'Inps verso i giovani, ci dicono che l'occupazione femminile ad esempio è aumentata al Sud, c'è bisogno di maggiori infrastrutture per incrementare l'imprenditoria e gli investimenti, è aumentata la percentuale di occupati e quindi di contribuenti». Con queste parole il presidente dell’Inps Gabriele Fava ha introdotto la presentazione, nell’aula magna del Palazzo centrale, il XXIV Rapporto annuale dell’Istituto nazionale della previdenza sociale.

All’incontro - organizzato in collaborazione con la Direzione regionale INPS Sicilia e moderato dal prof. Antonio Guidara – sono intervenuti il rettore Enrico Foti dell’ateneo catanese e il direttore regionale INPS, dott. Sergio Saltalamacchia insieme con il dott. Gianfranco Santoro e la prof.ssa Monica Paiella che hanno illustrato i contenuti principali del Rapporto.

«Le pensioni ci sono e ci saranno sempre, ma occorre ingaggiare i giovani e soprattutto fargli maturare la consapevolezza che il loro futuro devono costruirlo da subito – ha aggiunto il presidente dell’Inps, avv. Gabriele Fava -. È la prima volta che l'Inps mette al centro i giovani, perché sono veramente il cuore, il cuore del nostro futuro, sono il presente, ma sono soprattutto il futuro, il futuro dipenderà da loro. E la formazione riveste un ruolo importante. Crediamo che sia importantissimo e propedeutico un nuovo piano formativo di formazione continua e formazione rivolta ai nuovi mestieri, naturalmente col tessuto accademico ma anche con le scuole».

Il presidente dell'Inps, Gabriele Fava

Il presidente dell'Inps, Gabriele Fava

In precedenza, il rettore Enrico Foti, aveva aperto i lavori sottolineando che «l’Inps ha dimostrato in questi anni una straordinaria capacità di innovazione, non solo attraverso l’uso delle tecnologie digitali e del portale, ma anche attraverso un importante lavoro di ingegnerizzazione delle procedure e dell’organizzazione interna».

Un investimento che ha reso l’Inps più flessibile e più capace di adattarsi alle esigenze di una società in rapido cambiamento – ha aggiunto -. Rimane il nodo della sostenibilità finanziaria del sistema previdenziale e dei giovani. Come comunità accademica abbiamo stabilito un patto con le nuove generazioni che tra lavori intermittenti e precari rischiano di trovarsi con pensioni insufficienti. Credo che la politica e le istituzioni debbano immaginare soluzioni nuove che possano conciliare sostenibilità e giustizia sociale».

A seguire, il prof. Roberto Cellini, direttore del Dipartimento di Economia e Impresa dell’ateneo catanese, ha proposto un commento critico e analitico sui dati e le prospettive delineate dal Rapporto, con particolare attenzione al contesto territoriale e alle implicazioni per il Mezzogiorno.

«La grande soddisfazione che emerge dal Rapporto è l'andamento dell'occupazione – ha detto il prof. Roberto Cellini -. Ad aprile il tasso di occupazione in Italia è stato il 63%. Abbiamo 16 milioni di dipendenti permanenti, 2 milioni e mezzo di dipendenti a termine e oltre 5 milioni di lavoratori indipendenti. Dai dati è chiaro che questa è una crescita dell'occupazione trainata dalla fascia 50-64 anni. La quota di popolazioni in Italia da lavoro sta diminuendo e l'immigrazione non è sufficiente a compensare questo».

Il tavolo dei relatori

Il tavolo dei relatori

«La trasformazione economica e demografica degli ultimi decenni hanno modificato profondamente il mondo del lavoro – ha aggiunto il prof. Roberto Cellini -. L'evidenza è che l'entrata dei giovani nel mondo del lavoro si è progressivamente ritardata. Nella prima metà degli anni Ottanta i giovani tra i 15 e i 24 anni per metà lavoravano. Oggi, se va bene, ne lavora uno su quattro e quindi entrano più tardi nel mondo del lavoro e questo ha ovviamente riflessi sulle contribuzioni».

«I tassi di occupazione sono aumentati ovunque, ma vi è una disparità geografica notevole – ha spiegato -. Tra il Nord-Ovest e Sud e Isole ci sono 20 punti percentuali, 69.1 contro 49. L'altro elemento di preoccupazione è di ordine culturale, perché la partecipazione al mercato del lavoro, cioè quanti si offrono di lavorare, è in Italia strutturalmente più basso che in altri paesi europei, soprattutto per le donne».

Il documento, come ogni anno, rappresenta una tappa fondamentale per la comprensione delle trasformazioni del mercato del lavoro, delle dinamiche previdenziali e delle politiche sociali, offrendo una fotografia aggiornata e approfondita della realtà italiana.

Il prof. Roberto Cellini

Il prof. Roberto Cellini

Ad illustrare il Rapporto, nei dettagli (vai all'articolo), il direttore regionale Inps, dott. Sergio Saltalamacchia insieme con il dott. Gianfranco Santoro e la prof.ssa Monica Paiella.

A seguire è stato presentato il master in “Consulenza del Lavoro”, promosso dall’Università di Catania in collaborazione con l’INPS e con la Consulta regionale degli Ordini dei Consulenti del Lavoro della Sicilia. Proprio il coordinatore, il prof. Luigi Bonaventura, nel suo intervento ha evidenziato che «si tratta dell’unico master nel Centro-Sud d’Italia e rappresenta una importante occasione formativa per chi intende intraprendere la carriera di consulente del lavoro».

Il nuovo percorso formativo intende fornire competenze avanzate nell’ambito della gestione dei rapporti di lavoro, delle politiche previdenziali e dell’amministrazione del personale, rispondendo alle esigenze di un mercato in continua evoluzione.

Il master sarà ospitato nei locali del Convitto Inps “Luigi Sturzo” di Caltagirone, una struttura storica recentemente valorizzata per attività di alta formazione, workshop e programmi residenziali.

L’iniziativa si inserisce in un più ampio piano di collaborazione tra l’Ateneo catanese e l’Istituto nazionale di previdenza sociale, volto a rafforzare il dialogo tra mondo accademico, professioni e istituzioni.

Back to top