È stata inaugurata nei locali del Museo dei Saperi e delle Mirabilie siciliane la mostra “Ultrasky”
Il Blu egizio, materiale dall'elevata sostenibilità e con proprietà ottiche sorprendenti, è andato perduto nel Medioevo per riaffiorare sporadicamente nel Rinascimento, come testimoniato dal recente rinvenimento negli affreschi di Raffaello a Villa Farnesina. Riscoperto nell'Ottocento, oggi attira grande attenzione per le sue potenziali applicazioni in vari campi: dalla produzione di energia alla sensoristica, dalla medicina alla bioedilizia.
E proprio al primo pigmento sintetico della storia, un miscuglio di sabbia del deserto e calcare, è dedicata la mostra Ultrasky. Alla scoperta del Blu Egizio dalle Arti alle Scienze, inaugurata nei giorni scorsi al Museo dei Saperi e delle Mirabilia Siciliane del Palazzo centrale dell’Università di Catania (visitabile fino al 2 settembre). Una mostra che svela i segreti di questo pigmento millenario attraverso il linguaggio dell'arte contemporanea e le più innovative tecnologie.
Una scoperta che conferma un percorso e una tendenza. Un gruppo di ricercatori della Washington State University, in collaborazione con il Carnegie Museum of Natural History e il Museum Conservation Institute dello Smithsonian, ha compiuto un salto tra passato e futuro: hanno ricreato il blu egizio, sperimentando dodici diverse ricette per confermare quanto fossero sofisticate le antiche tecniche egizie.

Kosmos di Stefano Conticelli
Tuttavia, la rete mondiale Bluenet fondata a Villa Farnesina, sede di rappresentanza dell’Accademia dei Lincei, è sempre più il punto di riferimento globale della ricerca sul blu egizio. Questi nuovi risultati si inseriscano infatti in un percorso di studi consolidato negli ultimi anni, di riscoperta di questo antico materiale dai sorprendenti risvolti per le nuove tecnologie.
“Il Blu Egizio è stato un materiale inventato 2000 anni prima del vetro, il primo materiale sintetico della storia – spiega il tecnologo Marco Nicola -. È stato prodotto mescolando ingredienti specifici, usando attrezzature particolari grazie alle quali si è ottenuto questo materiale blu, caratteristica principale che ha attirato l’uomo”.
“Per circa 4mila anni è stato l’unico materiale blu utilizzato dall’uomo e, dopo 5mila anni, questo materiale ha avuto nuova vita grazie ad applicazioni innovative: nella medicina, nella produzione e nello stoccaggio di energia, in materiali che hanno contrastato il surriscaldamento globale, nei sensori – ha aggiunto -. Non per il suo colore, ma perché è stato in grado di convertire la luce rossa, assorbendola e convertendola in luce infrarossa che non ha provocato riscaldamento”.

In foto Marco Nicola
Ad inaugurare la mostra il rettore Francesco Priolo, la delegata al Sistema museale d’ateneo, Germana Barone, e il tecnologo Marco Nicola.
“L’Università di Catania ha accolto con entusiasmo la proposta di ospitare questa mostra - ha detto il rettore Francesco Priolo -. Ringrazio tutti coloro che l’hanno allestita e in parti colare lo staff del Sistema museale d'ateneo che si spende per offrire nuove opportunità culturali senza risparmiare energie”.
Ad illustrarla l’accademico dei Lincei Antonio Sgamellotti, la docente Germana Barone e il tecnologo e curatore Marco Nicola (vai all'articolo dedicato).

Un momento della cerimonia di inaugurazione della mostra
L'Arte Come Ponte tra Ricerca e Società
Ultrasky trasforma la complessità scientifica in esperienza culturale attraverso le interpretazioni di nove artisti italiani contemporanei, ognuno dei quali ha esplorato le potenzialità espressive del blu egizio in ambiti diversi.
Ad “aprire” la mostra l’opera Kosmos, collocata all’esterno del Palazzo centrale dell’Università, il blu della sfera rappresenta il nostro pianeta immerso nel buio del Cosmo. Le due sfere, dello stesso colore, comunicano tra loro come elementi di un’unica sostanza.
All’interno del museo sono esposte le opere di Viola Alpi, Collettivo CaCO3, Andrea Chidichimo, Stefano Conticelli, Giuliano Giuman, Kamilia Kard, Matteo Peducci e Franco Vitelli.
Viola Alpi nel campo della moda ha creato capi ispirati al blu egizio, esplorando la relazione tra colore e tessuto, e usando il blu egizio non come colore ma come sistema di tutela del marchio grazie alle sue caratteristiche ottiche uniche che lo rendono un sistema anticontraffazione.
Il Collettivo CaCO3 ha realizzato un mosaico moderno, ovvero reinventato l'arte musiva tradizionale, utilizzando il blu egizio per creare composizioni che dialogano con la tradizione in chiave contemporanea.
Andrea Chidichimo nelle sue opere pittoriche esplora sfumature e le proprietà luminose del pigmento, creando visioni emotive che spaziano dall'astratto al figurativo.
Il designer Stefano Conticelli ha sviluppato installazioni evocative che permettono ai visitatori di immaginare e sperimentare fisicamente le proprietà ottiche del blu egizio attraverso design innovativi.

Visitatori presenti alla mostra
Giuliano Giuman, maestro nell'arte vetraria, ha creato opere che coniugano la trasparenza e l’opacità del blu egizio per amplificarne le caratteristiche luminose, mentre Kamilia Kard ha trasformato il blu egizio in esperienza digitale, creando opere multimediali dai significati attuali. Declina le possibilità del colore nell'era contemporanea attraverso la stampa 3D usando il primo filamento a base di blu egizio mai realizzato.
Le sculture di Matteo Peducci valicano i confini tra le arti coniugando la musica di un flauto di blu egizio con i volumi leggeri dei petali di una rosa arrivando fino a risultati provocatori.
Erica Tamborini ha unito l'arte ceramica alla performance, creando un dialogo tra corpo, materia e colore, mentre Franco Vitelli, maestro dell'intarsio, ha reinterpretato la tradizione cosmatesca inserendo il blu egizio in composizioni geometriche di grande impatto visivo ed emotivo.
Alla fine della mostra è stato possibile osservare le opere con dei visori di ultima generazione per cogliere la luce rossa infrarossa data dal Blu Egizio.
Un Progetto di Eccellenza sotto l’Alto Patrocinio dei Lincei
La mostra nasce sotto il patrocinio dell'Accademia Nazionale dei Lincei e nell'ambito di Bluenet, la più importante rete mondiale di studiosi del blu egizio che include oltre 150 ricercatori provenienti da 65 istituzioni di tutto il mondo. Il progetto, organizzato da Adamantio srl – Science in Conservation, è reso possibile dal contributo del main sponsor Eni S.p.A. e dalla curatela di Rolando Bellini (critico d'arte), Marco Nicola (tecnologo) e Antonio Sgamellotti (Linceo).

Alcuni curatori della mostra