Il teatro di Fanny & Alexander

La presentazione del libro di Laura Pernice "Immaginazioni intermediali. Le regie liriche di Fanny & Alexander" con la partecipazione di Chiara Lagani al festival “Cantieri Intermediali”

Sofia Bordieri (video di Giuliano Severini)

L’ultima giornata del festival Cantieri Intermediali, che ha animato la città di Catania dal 20 al 25 maggio, ha visto la felice partecipazione dell’attrice e drammaturga Chiara Lagani, fondatrice insieme al regista Luigi De Angelis della compagnia teatrale Fanny & Alexander

Nato a Ravenna nel 1992 il gruppo, che trae il nome dal film Fanny och Alexander di Ingmar Bergman (autore faro per i due fondatori), con i suoi trent’anni di attività e ricerca è diventato una delle realtà più solide e importanti della scena italiana contemporanea. 

Chiara Lagani e Luigi De Angelis si sono conosciuti al liceo, in una fase della vita, l’adolescenza, che, come raccontano sempre essi stessi, è da poco successiva all’età del gioco. Ed è proprio dagli archetipi dell’infanzia e del gioco che nasce la loro vocazione teatrale, vissuta come una sorta di naturale prosieguo dell’agire ludico e dell’immaginazione creativa propri dei bambini. 

Per Lagani, come ha dichiarato nella nostra videointervista, il teatro è «un Gioco con la ‘g’ maiuscola», permeato da regole ben precise. Con questi presupposti materializzare sulla scena visioni e suggestioni diventa l’opportunità per costruire uno sguardo diverso sul mondo, in qualche modo ‘salvifico’ perché contrapposto a quello più categorizzato, meno fluido e libero degli adulti. 

La ricerca espressiva di De Angelis e Lagani inizia «con condivisioni di piccole intuizioni», che provengono dalla spiccata attenzione verso diversi linguaggi, quali il cinema, la letteratura, la musica, le arti figurative, e che si traducono nella realizzazione di produzioni eterogenee: spettacoli teatrali e musicali, azioni performative, installazioni video, radiodrammi, mostre, libri fotografici. 

L’attitude intermediale che emerge dal loro percorso coincide di fatto con quel ‘credo’ legato al gioco, con quell’inclinazione, tipica dei bambini, «ad usare tutti i mezzi a loro disposizione per rendere il gioco credibile e vivo», e così realizzare lucide sperimentazioni sul video e sul suono per «completare quel mondo in cui lo spettatore viene immerso». 

L'intervista a Chiara Lagani

Laura Pernice, docente di Discipline dello Spettacolo al Dipartimento di Scienze umanistiche dell’Università di Catania, ha dedicato al lavoro della compagnia il recente volume Immaginazioni intermediali. Le regie liriche di Fanny & Alexander (Kaplan, 2022), che è stato presentato giovedì 25 maggio nell’ambito della sezione Magazzini di Cantieri Intermediali, dedicata alla discussione pubblica delle ricerche accademiche. 

L’incontro, nella suggestiva sala Teatro di Piazza Scammacca, è stato moderato da Simona Scattina, docente dell’Università di Catania, e arricchito dalla presenza di Chiara Lagani, ospite d’eccezione del festival. La conversazione ha messo in luce la ricerca condotta da Pernice sulle regie liriche della formazione ravennate: dopo l’esordio registico nel mondo dei melodrammi con Il flauto magico di Mozart del 2015, la teatrografia musicale del gruppo si è arricchita con Orfeo nel metrò da Monteverdi (2019), L’isola disabitata di Haydn (2021), Il ritorno di Ulisse in patria ancora di Monteverdi (2022) eLohengrin di Wagner (2022).

«L’opera lirica è la forma spettacolare più complessa - ha spiegato la docente Laura Pernice -, un ipersistema di codici che comprende partitura musicale, drammaturgia del libretto, costruzione scenica e azione vocale e corporea dei cantanti-attori». Un ambito teatrale tradizionalmente legato agli indirizzi musicologici, connotati da canoni non sempre ricettivi verso le istanze della contemporaneità. Tale paradigma tuttavia «è in fase di cambiamento, grazie ai quegli autori che, dal secondo Novecento, hanno iniziato a traslocare competenze legate alla scrittura scenica e all’interpretazione registica all’interno degli allestimenti dei melodrammi». 

Un momento dell'intervento di Laura Pernice

Un momento dell'intervento di Laura Pernice, ai suoi lati Chiara Lagani e Simona Scattina

Carl Dahlhaus, nella sua Drammaturgia dell’opera italiana, sosteneva che nella partitura musicale è già contenuta tutta la messinscena. Una posizione lucida che esclude la condanna all’appassimento di opere composte nel passato: la rifioritura, nel rispetto delle costanti sonore, è infatti possibile. In tal senso, la prospettiva di indagine elaborata da Pernice si pone in accordo con le posizioni delle studiose Jelena Novak e Linda Hutcheon, secondo le quali tramite l’intervento registico l’opera lirica viene riabilitata e (ri)vista «attraverso altri occhi». 

«Proprio da registi originariamente estranei al teatro musicale, appartenenti alla cosiddetta Terza Avanguardia della scena contemporanea - ha chiarito Pernice - è sorta una riattivazione operistica attraverso l’adozione di nuove angolazioni prospettiche, e l’impiego intermediale di codici diversi, in accordo con la natura stessa dello spettacolo lirico: insieme di parola, musica e azione scenica». 

Rivisitazioni, riproposizioni, slittamenti cronotopici sono possibili e fecondi, come dimostrano compiutamente De Angelis e Lagani quando, ad esempio, traslocano l’Orfeo seicentesco di Monteverdi dalle profondità infere dell’oltretomba al vagone sotterraneo di una metropolitana, secondo un «principio di attualizzazione tematica e simbolica del racconto mitico, e insieme di appropriazione e rielaborazione dell’immaginario operistico».

«Sono queste pratiche – scrive Laura Pernice nel suo testo - che producono effetti di trasformazione della ‘lettera’ di libretti e partiture in vivide corrispondenze spettacolo-spettatori, che attualizzano la contemporaneità dei compositori alla nostra, che rendono le opere messe in scena da Fanny & Alexander organismi estetici e di senso vivi, palingenetici, ex novo pregnanti».

Da sinistra Chiara Lagani, Laura Pernice e Simona Scattina

Da sinistra Chiara Lagani, Laura Pernice e Simona Scattina

Partecipe alla presentazione con gioia e gratitudine, Chiara Lagani ha affermato che il volume «è stato una soddisfazione massima per la compagnia», digiuna prima dello studio di Pernice di una monografia interamente dedicata al suo teatro: «leggendolo capiamo ancora meglio il nostro lavoro, ne comprendiamo altri aspetti attraverso la ricerca di chi l’ha studiato». 

Tra immaginari contemporanei e pratiche intermediali di «mediadurgia», secondo Pernice, «negli spettacoli d’opera di Chiara e Luigi le tecnologie digitali non sono mai aggiuntive, non producono un sovraccarico percettivo grazie alla capacità dei registi di dosare l’innesto di codici video con una scrittura scenica che mette in risalto le qualità interpretative dei cantanti». Codici video che, dal cinema documentario fino ai videogiochi sparatutto, «producono nuovi effetti di senso, votati a ‘smarginare’ oltre le declinazioni canoniche dei melodrammi». 

Le invenzioni sceniche e visive di Fanny & Alexander non si pongono mai come mero intrattenimento, bensì sono articolati palinsesti indirizzati ad un pubblico che «è sempre e comunque testimone attivo, invitato ad assumere una visione lucida e critica, coinvolto in un ‘giocare molto seriamente’ con i codici propri dell’opera lirica». 

Conclusa la presentazione del volume “Immaginazioni intermediali” lo slancio immaginativo di Fanny & Alexander ha preso forma al Centro Universitario Teatrale, con la messa in scena del recital L’amica geniale a fumetti interpretato da Lagani in dialogo con i disegni di Mara Cerri. L’adattamento performativo e visuale del romanzo di Elena Ferrante ha ricevuto applausi entusiastici da parte del numerosissimo pubblico presente in sala, confermandosi come la perfetta conclusione intermediale per la prima edizione del festival.