In Italia 1.837 studenti-detenuti iscritti ai corsi universitari

Unict ne conta 81. Sono solo alcuni dati della tre giorni dell’assemblea nazionale sul diritto allo studio in carcere

Alfio Russo

Nell'anno accademico 2024-2025 gli studenti-detenuti in Italia iscritti a corsi universitari sono 1.837. Di questi 189 sono stranieri, mentre 81 sono iscritti all’Università di Catania.

È una prima fotografia del Rapporto 2025 sulle attività svolte dalle Università Italiane in carcere che è stato illustrato, giovedì scorso, nell’aula magna del Palazzo centrale.

Ad illustrarlo Giancarlo Monina, presidente della Assemblea Nazionale dei Delegati dei Rettori per i Poli Universitari Penitenziari, che nel suo intervento ha evidenziato che “l'istruzione è un diritto fondamentale e dovrebbe essere garantito a tutte le persone indipendentemente dalle loro condizioni”. “Un diritto costituzionale non può essere sospeso per chi è privato della libertà personale”, ha aggiunto.

"Le nostre università si impegnano ad abbattere le barriere e a fornire alle persone detenute l'opportunità di trasformare la propria vita attraverso l'istruzione e ci piace ricordare che sul piano dei numeri vi è una crescita degli iscritti e delle iscritte, e proprio quest’ultime sono in percentuale pari agli uomini, ovvero il 3%”, ha aggiunto in un’aula magna del Palazzo centrale gremita di rappresentanti delle autorità, docenti e studenti.

“La Cnupp, costituita formalmente nel 2018, annovera ad oggi 47 università associate indicando un aumento significativo rispetto alle iniziali 22 e testimonia il ruolo fondamentale degli atenei nella promozione del diritto allo studio, della riabilitazione e del reinserimento sociale – ha aggiunto -. Le attività proposte dagli atenei italiani negli istituti penitenziari vengono realizzate attraverso l’attivazione di Poli Universitari Penitenziari, pietra angolare di questa iniziativa e forniscono risorse dedicate, supporto accademico e programmi su misura per affrontare le sfide uniche dell'istruzione terziaria in carcere”.

“A supportare le attività oltre 230 tutor tra docenti, studenti senior e volontari che forniscono supporto accademico e orientamento agli studenti detenuti”, ha precisato Giancarlo Monina (vai all'intervista).

Un momento dell'intervento di Giancarlo Monina

Un momento dell'intervento di Giancarlo Monina

Un ponte verso il futuro, dunque, quello che si evidenzia dal rapporto Cnupp e in particolare l'importanza delle partnership con le amministrazioni penitenziarie regionali, le autorità locali e le organizzazioni della comunità, collaborazioni essenziali per creare un ecosistema di supporto che promuova il successo educativo e il reinserimento nella società.

Al tempo stesso il Rapporto sottolinea il potere trasformativo dell'istruzione nelle carceri. Investendo nello sviluppo intellettuale e personale delle persone detenute, le università italiane contribuiscono a una società più giusta ed equa.

In questo contesto riveste un ruolo importante il Polo Universitario Penitenziario dell’Università di Catania, nato nel 2021, grazie alla sottoscrizione di un accordo quadro con altri atenei siciliani, il Garante regionale dei Diritti dei Detenuti, il Provveditorato dell’Amministrazione Penitenziaria e la Regione Siciliana.

“Un impegno che ha portato ad accordi attuativi con otto istituti penitenziari del distretto della Corte d’Appello di Catania, tra cui le carceri di Piazza Lanza, Bicocca, Augusta, Noto e Caltagirone”, ha spiegato la prof.ssa Teresa Consoli, referente per l’ateneo catanese insieme con il docente Fabrizio Siracusano.

“Nel corso del triennio 2021–2023, Unict ha registrato un costante incremento di iscrizioni, da 50 iscritti nel primo anno accademico a 81 nel 2024/2025 – ha aggiunto la prof.ssa Consoli -. Gli studenti provengono da diversi istituti penitenziari, e in alcuni casi anche da istituti esterni al distretto di Catania, come Enna e Caltanissetta che, pur non essendo formalmente inclusi nell’accordo, sono stati comunque accolti da Unict”.

Gli studenti iscritti sono distribuiti su 11 dei 17 dipartimenti dell’Ateneo. I corsi di laurea più scelti sono quelli dei dipartimenti di Agricoltura, Alimentazione e Ambiente, di Scienze politiche e sociali, di Giurisprudenza, di Ingegneria informatica e di Scienze Motorie. Complessivamente sono stati sostenuti 86 esami, con una media di 27/30, a testimonianza dell’impegno e del rendimento positivo degli studenti detenuti.

“In questi anni il Pup di Unict ha avviato attività di orientamento e tutoraggio, seminari tematici e anche momenti di sensibilizzazione pubblica come la partecipazione al Festival delle Parrocchie di Catania grazie ad un impegno costante dell’ateneo e anche della Regione che ha coperto le tasse universitarie per tutti gli studenti detenuti e finanziato contratti di tutoraggio senior”, ha aggiunto la docente.

In foto da sinistra i docenti Teresa Consoli e Giancarlo Monina

In foto da sinistra i docenti Teresa Consoli e Giancarlo Monina

E proprio il rettore Francesco Priolo, nel suo intervento, ha rimarcato “l’impegno dell’ateneo in questo percorso che ha portato grandi soddisfazioni a testimonianza che l’università è di tutti e rappresenta un’occasione di riscatto e di diritto allo studio senza barriere”.

“Nel 2019 siamo partiti da zero avviando questo risultato importante grazie anche alla Regione Siciliana che ha supportato con azioni concrete questo progetto”, ha aggiunto il rettore Francesco Priolo.

A seguire l’assessore regionale all'Istruzione e alla formazione professionale Girolamo Turano ha evidenziato che “l'istruzione, la formazione, la piaga della dispersione scolastica, la gestione degli istituti penitenziari rappresentano l'organizzazione di un pezzo dello Stato che talvolta si scontra con una realtà economica o socio-economica complicata, ma la politica ha il compito di intervenire e scommettersi sulle cose più difficili per provare a raccogliere alcuni frutti e oggi, leggendo i numeri degli studenti-detenuti, posso affermare che è stato fatto un buon lavoro, ma occorre ancora intervenire”.

“Il diritto allo studio deve valere per tutti, anche per chi sta scontando una pena, e l'istruzione universitaria in carcere rappresenta uno straordinario strumento di riabilitazione e reinserimento sociale delle persone detenute – ha aggiunto -. Per queste ragioni, il governo Schifani, come ha fatto in questi anni, continuerà a sostenere con convinzione i Poli universitari penitenziari. Grazie all’accordo quadro, siglato a maggio del 2024 dalla Regione siciliana, dal Garante regionale dei diritti dei detenuti, dal Provveditorato dell’amministrazione penitenziaria Sicilia e dalle Università, abbiamo voluto dare un segnale concreto, non solo formalizzando un’intesa che consente alle persone detenute di conseguire un titolo di studio universitario, ma anche raddoppiando il contributo previsto dalla legge regionale, che per l’anno accademico 2023-2024 è stato di 157 mila euro contro i 97 mila dell’anno precedente. Si tratta di fondi che confermeremo anche nel 2025”.

Un momento dell'intervento dell'assessore regionale Mimmo Turano

Un momento dell'intervento dell'assessore regionale Mimmo Turano

Il provveditore regionale dell'Amministrazione penitenziaria siciliana, Maurizio Veneziano, ha cominciato il suo intervento, in video conferenza, citando Bufalino: “Per sconfiggere la mafia non occorrono le sentenze, io direi semplicemente non soltanto le sentenze, ma un esercito di maestre elementari”. “Con questo voglio dire che laddove le due più importanti istituzioni della società, e mi riferisco in primo luogo alla famiglia e poi alla scuola, falliscono e subentra poi la devianza, questa porta chiaramente alla commissione dei reati e quindi entra in gioco la mia amministrazione che secondo il dettato costituzionale dell'articolo 27 ha il compito di imporre alla pena una funzione di inclusione sociale”. 

“È chiaro che le situazioni di emarginazione, dal punto di vista economico e sociale, ma anche più dal punto di vista culturale, alimentano i fenomeni della devianza, ma la cultura e la formazione rappresentano un valore aggiunto per i soggetti che, purtroppo, in qualche modo hanno fortemente impattato con le regole della società, ma adesso hanno l’occasione di migliorare per poter essere restituiti alla società”, ha detto Veneziano.

A far da eco il prefetto di Catania, Pietro Signorello, che ha evidenziato come “il recupero di un solo detenuto su 100 è un buon risultato perché sarà da esempio per altri”. “Il diritto allo studio in questo contesto importante della detenzione rappresenta un acceleratore di crescita e di competenze e noi lo dobbiamo sostenere”, ha aggiunto.

Un momento dell'intervento del prefetto Pietro Signorello

Un momento dell'intervento del prefetto Pietro Signorello

Nel corso della prima giornata dei lavori sono intervenute anche le docenti Paola Maggio e Anna Maria Citrigno, referenti rispettivamente per gli atenei di Palermo e Messina, insieme con il vicario generale dell'arcidiocesi di Catania, don Vincenzo Branchina.

E, inoltre, l’assessore comunale di Catania, Giuseppe Marletta, il rettore dell’ateneo di Trieste, Roberto Di Lenarda (referente Crui per i rapporti con la Cnupp), Giuseppe William Rossi (dirigente dell'Ufficio II del MUR "Studenti e interventi per il diritto allo studio"), Massimo Parisi (direttore generale del Personale, Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria).

Roberto Di Lenarda nel suo intervento ha ribadito “l’importanza della formazione universitaria nell’ambito del carcere, anche in funzione dell’influenza che ha sulla formazione pre-universitaria”. “Non si può pensare di iscrivere all'università chi non ha un titolo di studi superiore – ha aggiunto -. L'attività universitaria in carcere deve essere uno degli obiettivi strategici che il sistema universitario deve porsi per migliorare la propria capacità di fare didattica anche in condizioni difficili. Serve un salto culturale da un ambito di volontariato a uno di riconoscimento e valorizzazione concreta”.

A seguire Giuseppe William Rossi, in video collegamento, ha sottolineato che “il ministero ascolta le istanze di chi cerca di dare una risposta effettiva a questa tematica rilevante: il diritto allo studio e le persone private della propria libertà personale”. “Il ministero intrattiene rapporti sinergici con i partner istituzionali e tutte le strutture amministrative su una tematica che fa parte del diritto allo studio e ci porta agli articoli della Costituzione sull’uguaglianza, sul valore effettivo della pena, sull’educazione e sull’inserimento nella società civile”, ha detto.

E sulle risorse economiche ha evidenziato che “grazie al Pnrr sono stati stanziati oltre 200.000 milioni tra borse di studio e posti letto e si sta lavorando per stanziare altri 60 milioni per le Università italiane in progetti finalizzati al potenziamento dell’offerta formativa a distanza per il settore degli studenti privi della libertà personale”.

Un momento dei lavori

Un momento della presentazione del Rapporto 2025 del Cnupp

A seguire Massimo Parisi ha posto l’accento “sulla crescita esponenziale degli studenti detenuti iscritti all’università, oggi oltre 1800 in tutto il territorio nazionale” e sul fatto che “l’istruzione sia considerata una risorsa fondamentale all’interno del sistema penitenziario” e come “l’amministrazione stia lavorando per migliorare le condizioni dei percorsi di studio, anche attraverso il rafforzamento del personale e la presenza di figure stabili come educatori e referenti”. 

“Permangono criticità legate soprattutto a problemi strutturali e al sovraffollamento, ma stiamo cercando soluzioni concrete, anche se non sempre facili – ha aggiunto -. Occorre garantire il diritto allo studio in sicurezza anche a distanza per sostenere il diritto alla formazione dei detenuti perchè l’educazione può rappresentare una vera svolta: offrire un percorso universitario significa non solo favorire il reinserimento sociale, ma anche proteggere la collettività, evitando che chi ha sbagliato ricada negli stessi errori”.

I lavori sono proseguiti anche venerdì con una giornata dedicata ai gruppi di lavoro tematici che si sono riuniti al Palazzo centrale di Unict con i delegati che si confronteranno su didattica, organizzazione, ricerca, terza missione e sulle specificità legate a studenti stranieri e minori.

Ed, infine, una sessione speciale alla Casa Circondariale "Piazza Lanza" di Catania in cui sono state approfondite le prospettive di sviluppo del Pup di Unict con gli interventi della direttrice dell'istituto Nunzia Di Fazio, di Giorgio Bisagna (associazione Antigone - Sicilia), di Daniela Ferrarello e di Teresa Consoli (PUP Università di Catania), di Maria Pia Fontana (Ufficio esecuzione penale esterna di Catania), di Giuseppe Pisano (presidente della cooperativa sociale "L’Arcolaio") e Franco Prina (past president Cnupp). Modererà il dibattito il prof. Fabrizio Siracusano (Pup Università di Catania).

pubblico

L'aula magna del Palazzo centrale gremita di autorità e studenti

Hanno collaborato Benedetta Imbraguglia, Giuliana Moscuzza e Chiara Stimoli 

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