L’eredità di Santo Mazzarino

Intervista a Mario Mazza, accademico dei Lincei, e ad Emanuele Stolfi, ordinario di Diritto romano all’Università di Siena, intervenuti in occasione del quarto ciclo di seminari de "I lunedì del classico"

Gabriele Cristiano Crisci

Di fronte alle grandi svolte della storia, Santo Mazzarino non si è limitato a raccontare eventi: li ha interrogati. È questo, forse, il segno più profondo della sua rivoluzione storiografica. Nato a Catania nel 1916 e formatosi nel solco del classicismo italiano, Mazzarino ha saputo coniugare la profondità filologica con un’acuta consapevolezza filosofica e politica, trasformando la storia in uno strumento critico da interpretare in virtù del presente.

Alla sua figura è stato dedicato il volume di Mario Mazza, accademico dei Lincei e allievo di Mazzarino, dal titolo La lezione di un maestro. Scritti su Santo Mazzarino (Liguori Editore, 2024) presentato in occasione del ciclo di seminari I lunedì del classico (vai all’articolo di approfondimento di Carmela Finocchiaro). Oltre ai docenti Unict Orazio Licandro e Orazio Portuese, insieme all’autore anche Emilio Gentile, emerito di Storia contemporanea alla Sapienza di Roma e anch’egli accademico dei Lincei, ed Emanuele Stolfi, ordinario di Storia del diritto romano all’Università di Siena

Emanuele Stolfi sulla storiografia di Mazzarino: le novità apportate

Studioso dell’antichità, specialmente dell’età tardoantica, «partendo dagli antichi ma senza fermarsi a questi, Mazzarino ha colmato il vuoto storiografico sul pensiero storico classico», ha chiarito Stolfi. Scardinando l’idea di una storia costituita meramente da eventi ordinati cronologicamente, Santo Mazzarino ha concepito quest’ultima come attraversata costantemente da tensioni ideologiche, sociali e culturali, in cui la crisi non è solo un momento di rottura, bensì un motore di trasformazione.

Difatti, lungi dall’essere un semplice “crollo”, per Mazzarino la crisi dell’Impero Romano, analizzata con impareggiabile acume ne La fine del mondo antico, è il luogo in cui emergono nuove forze storiche: religioni monoteiste, modelli politici alternativi, nuovi rapporti tra élite e popolo. È nella crisi che si gioca il destino delle civiltà, non solo come strutture materiali, ma come sistemi di valori.

In Fra Oriente e Occidente, Santo Mazzarino mette in luce «il ruolo delle koinài regionali – ha affermato il prof. Stolfi –, in particolare i concetti di koinè microasiatica e di koinè italica», in virtù del processo di unificazione culturale in atto nel mondo romano: egli evidenzia come queste varietà linguistiche riflettano il dialogo tra culture locali e potere centrale, contribuendo alla circolazione di modelli culturali tra Oriente e Occidente.

«Lo storicismo di Mazzarino non è quello di matrice hegeliana proprio di intellettuali come Benedetto Croce», bensì uno storicismo che si nutre di particolari e delle sintesi verso cui approda: in questo potremmo riconoscere diversi motivi vichiani che denotano la vicinanza agli ambienti della Scuola di Francoforte e in particolare ad Horkheimer, e che fanno del pensiero di Mazzarino una novità nel panorama accademico a lui coevo.

In foto da sinistra Mario Mazza, Emanuele Stolfi e Orazio Licandro

In foto da sinistra Mario Mazza, Emanuele Stolfi e Orazio Licandro

Mario Mazza e Santo Mazzarino, allievo e maestro

La lezione di un maestro. Scritti su Santo Mazzarino raccoglie sette saggi di Mario Mazza, accademico dei Licei e soprattutto allievo diretto di Santo Mazzarino, che rievocano il pensiero, il metodo e la figura del grande storico italiano del Novecento. L’opera non è una semplice commemorazione, ma un vero e proprio omaggio: una testimonianza personale e scientifica che intende restituire la profondità della “lezione” lasciata da Mazzarino a intere generazioni di studiosi.

Il volume si distingue per il tono sobrio ma coinvolgente con cui Mazza si rivolge a colui che definisce più volte un maestro in senso pieno: non solo accademico, ma anche morale. La scelta stilistica dell’autore – riflessiva, intensa, ma sempre lucida – mira a rendere percepibile l’insegnamento di Mazzarino come qualcosa che non si è esaurito con la sua scomparsa, e a «ricollocare seriamente la storiografia mazzariniana all’interno del dibattito accademico», ha sottolineato Mazza.

«Risulta evidente – ha commentato Mario Mazza – la mancanza di Mazzarino nella storiografia anglosassone», sintomo dell’acceso confronto tra questi e Arnaldo Momigliano – i due più autorevoli storici dell’antichità della loro generazione –, ovvero uno dei nodi intellettuali più significativi della storiografia italiana del secondo dopoguerra. Non si trattò mai di uno scontro frontale, ma di una dialettica metodologica profonda e spesso implicita.

Il libro di Mario Mazza non è solo un omaggio personale: è un atto critico e affettuoso di trasmissione del sapere. La figura di Santo Mazzarino guarda ad una «valorizzazione del nesso storia-storiografia», capace di guardare al passato con occhi acuti, vigili, e sempre attenti al presente. La sua lezione è oggi più che mai attuale: se è vero che «per Mazzarino la storia della storiografia antica è una riflessione inesausta sul mondo greco-romano», comprendere il mondo antico non si riduce ad un mero esercizio erudito, ma ad un modo per interrogare criticamente la nostra stessa condizione storica.

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