«Per non far dimenticare le nostre radici occorre inquinare il genere, trasformandolo in chiave moderna con nuovi arrangiamenti» spiega il percussionista Giuseppe Valguarnera
La musica antica affonda le proprie radici nell’antichità greca e romana per poi diffondersi maggiormente nel Medioevo e nel Rinascimento. Intramontabile dunque per certi aspetti, ma che, sicuramente, per affascinare maggiormente i giovani, richiede una sua “modernizzazione”.
Temi su cui si è soffermato il percussionista Giuseppe Valguarnera in occasione del concerto Echi del Mediterraneo dell’ensemble La Bella Noeva in apertura della terza edizione della “Teatri-street”, organizzata dall’associazione culturale Jamà teatro eventi a Zafferana Etnea.
Quando si parla di musica antica è difficile reperire le partiture originali. In particolar modo per le percussioni.
«Proprio così – spiega il percussionista Giuseppe Valguarnera -. Nella musica antica del Medioevo, Rinascimento e Barocco non ci sono partiture per percussioni mentre le troviamo per tutti gli altri strumenti. Abbiamo però una gran quantità di iconografie, fonti pittoriche, quadri, sculture ma anche trattati, che testimoniano che le percussioni in quell’epoca esistevano e quindi dobbiamo usarle. Le parti, però me le devo ricreare io; questo è il mio compito. Nella scelta delle percussioni per i vari brani, inoltre, conta la funzionalità, ma anche la filologia mantenendo il tema. Se il pezzo appartiene all'Italia o all'Occidente è necessario utilizzare una percussione occidentale come esempio il nostro tamburello, o meglio tamburo a cornice. Questo strumento ha avuto un'enorme evoluzione a cominciare dalla preistoria fino ad arrivare all'antica Grecia, agli antichi romani, il Medioevo, il Rinascimento o il Barocco periodi nei quali questa era la percussione per antonomasia come la batteria nella musica moderna o i timpani nella musica classica».
«Ora si suona solamente nella musica tradizionale, ma pian piano si sta evolvendo ancora di più fino e ritroviamo il tamburo a cornice nella musica jazz per esempio – ci tiene a precisare -. È uno strumento che ha tanta anima, magia che può essere usato in tutti i generi. Un altro strumento che si potrebbe scambiare per il padre del timpano è il tamburo a bandoliera; si tratta di uno strumento utilizzato dai militari intorno alla fine del 1400 poiché nel Medioevo non vi erano tamburi grandi. Dall’utilizzo militare fu poi usato anche nei contesti civili, nei banchetti, nelle bande musicali o nelle feste o nei contesti religiosi».
La mission della musica antica è quella di non far dimenticare le radici da cui proveniamo. Come facciamo ad interessare il pubblico giovane a questo genere?
«Al giorno d'oggi non è facile trovare giovani che abbiano sensibilità da appassionarsi a questo genere di musica. A mio avviso è intramontabile; per me, la vera musica moderna è la musica antica, perché non va di moda e non tramonta mai – spiega il percussionista -. Sicuramente inquinare il genere, trasformarlo in musica moderna, fare arrangiamenti moderni è già un primo passo per riavvicinare i giovani a questo genere; anche la scelta degli strumenti moderni per suonare la musica antica, o al contrario gli strumenti antichi utilizzati con arrangiamenti moderni, come ad esempio fa L'arpeggiata un gruppo musicale francese diretto dal maestro Cristina Pilar, è un interessante modo per accattivare il pubblico giovane. Questo è già un grande passo per avere successo nella società di oggi».
Il giovane percussionista Giuseppe Valguarnera
Da dove parte la tua formazione?
«La mia formazione musicale ha avuto origini nel 2009 – racconta Giuseppe Valguarnera - Ho iniziato a studiare percussioni classiche e batteria alla scuola media "Raffaello Sanzio" sotto la guida del maestro Luca Zarba. Per un breve periodo ho studiato con il maestro Ivan Minuta, timpanista del Teatro Massimo Bellini di Catania, continuando anche lo studio della batteria jazz con il maestro Peppe Tringali, docente di percussioni classiche al Liceo Musicale Turrisi Colonna di Catania. Al liceo ho accompagnato un progetto di musica antica, in cui prendeva parte anche un piccolo coro guidato da mia madre che propose il progetto, e fu qui che mi sono appassionato, seppur suonando con strumenti moderni, alla musica antica. Da allora, tramite i video, sono andato alla scoperta delle percussioni storiche del Medioevo, Rinascimento, Barocco e dei tamburi a cornice, fino ad avere nel 2015 una svolta che ha mi ha segnato. Ho lasciato le percussioni classiche e la batteria per dedicarmi alle percussioni storiche e ai tamburi a cornice».
Come hai approfondito lo studio delle percussioni storiche?
«Ho cominciato da autodidatta guardando video – spiega il giovane percussionista - poi ho iniziato lo studio con noti maestri fra cui Peppe di Mauro di Siracusa. Ho approfondito le percussioni storiche con i maestri Massimiliano Dragoni di Assisi, Matteo Rabolini di Genova, Falvio Spotti di Parma, Paolo Rossetti Morittu dalle Marche fino ad arrivare a Andrea Piccioni con cui studio attualmente al Conservatorio Chaikovsky di Nocera Ternese, il dipartimento di musiche tradizionali».
«Ho avuto la fortuna di studiare anche con il più grande maestro del mondo, Pedro Estevan di Madrid, percussionista di Jordi Savall, musicista de Cappella Reial de Catalunya e di Hespèrion XXI. Uno studio continuo, che approfondisco anche oggi, alternato con i concerti che tengo con alcuni gruppi di Palermo, fra cui l'Arianna Art Ensemble e lo Studio di Musica Antica Antonio Il verso. Dal novembre 2022 faccio parte dell'ensemble de La Bella Noeva in cui ho il ruolo di percussionista suonando tamburi a cornice, si tratta percussioni storiche per riscoprire la musica del Mediterraneo antica, tradizionale e moderna».