Perché studiare archeologia?

A questa domanda hanno risposto Daniele Malfitana di Unict e Antonino Mazzaglia del Cnr in occasione del primo incontro de “I lunedì del classico”

Alfio Russo
Area archeologica di Portopalo
Area archeologica di Portopalo
Area archeologica di Realmonte
Gruppo di ricerca nell'Area archeologica di Realmonte
Attività di ricerca nell'Area archeologica di Portopalo
Area archeologica di Santa Venera al Pozzo ad Aci Catena
Attività di ricerca nell'Area archeologica di Santa Venera al Pozzo ad Aci Catena

"Perché studiare archeologia? Questo studio ha ancora un senso nel mondo di oggi e di domani?" È una domanda che Ranuccio Bianchi Bandinelli, uno dei maggiori archeologi e intellettuali italiani del Novecento, poneva già cinquant’anni fa. E ancora oggi è al centro del dibattito tra addetti ai lavori e studiosi.

Proprio attorno a questa domanda – da cui ha preso spunto il primo appuntamento del terzo ciclo di seminari e convegni I lunedì del classico. Seminari catanesi di scienze antiche – si sono confrontati Daniele Malfitana dell’Università di Catania e Antonino Mazzaglia del Cnr – Ispc insieme con i docenti dell’ateneo e degli istituti superiori e con gli studenti e ricercatori.

«Ranuccio Bianchi Bandinelli, quando pronunciò queste parole cinquant’anni fa all’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università di Firenze, si chiedeva proprio dove stesse andando l’archeologia in quel periodo storico alla luce della forte preponderanza degli studi archeologici della scuola tedesca. Si chiedeva e voleva dare una soluzione, ma anche prospettare quelle medesime soluzioni che noi oggi stiamo provando a dare agli studenti», ha spiegato in apertura il prof. Daniele Malfitana.

«Occorre far capire che l’archeologia non è più quella in cui l’archeologo si limita a classificare centinaia e migliaia di vasetti – ha aggiunto l’ordinario di Metodologie della ricerca archeologica al Dipartimento di Scienze umanistiche dell’Università di Catania -. L’archeologia è quella scienza, legata al materialismo storico di cui lui era un fedele sostenitore insieme con Benedetto Croce, che serve per comprendere il passato e capire dove stiamo andando. Occorre anche capire che l’archeologia non è una disciplina ristretta al mondo accademico, ma un’occasione di crescita per i tanti giovani. Non a caso, già allora, Bianchi Bandinelli, aveva mosso critiche al sistema universitario. E dopo mezzo secolo siamo ancora qui a valutare le sue parole nel contesto odierno».

Gli scavi archeologici nell'area di Realmonte

Gli scavi archeologici nell'area di Realmonte

Una scienza che, come tante altre, è in continua evoluzione. «Proprio così – aggiunge Malfitana, che riveste anche il ruolo di presidente della Scuola Superiore dell’Università di Catania -. Oggi vi è una continua e costante innovazione tecnologica oltre a nuovi filoni di indagine di ricerca archeologica che stanno ribaltando la situazione. Il messaggio agli studenti è che non esiste solo la ricerca specialistica che si coltiva all’interno delle università, ma grazie a quella ricerca è possibile svolgere tantissime attività di carattere professionale e imprenditoriale. Occorre scommettersi e lasciare da parte, soprattutto al Sud, quell’idea assistenzialista o del posto fisso. Si può fare, grazie alle nuove tecnologie, ricerca archeologica fuori dalle aule universitarie diventando imprenditori».

E sul tema dell'archeologia, disciplina che, fra le scienze storiche, ha subìto nel corso degli ultimi anni i cambiamenti più incisivi, non soltanto per quanto riguarda metodi e strumenti per l’analisi del dato materiale, ma anche il significato e la funzione sociale della conoscenza storica da essa prodotta, si è soffermato anche Antonino Mazzaglia, ricercatore del Cnr - Istituto di Scienze del Patrimonio culturale.

«Occorre ripensare la didattica e la ricerca nel campo dell’archeologia oggi non è solo un obiettivo congiunto delle attività formative e scientifiche delle università e del Cnr, ma è anche una missione verso le future generazioni di studenti e ricercatori – ha spiegato Antonino Mazzaglia -. È motivo di confronto con gli studenti anche perché l’archeologia è una disciplina umanistica in evoluzione con un continuo e costante aggiornamento di strumenti e metodi oltre che del modo stesso di concepire la ricerca e la didattica».

Antonino Mazzaglia e Daniele Malfitana

Antonino Mazzaglia e Daniele Malfitana

«Oggi si pone il problema di rivedere la formazione non solo dei corsi di laurea di primo e secondo livello, ma anche quella post laurea come la scuola di specializzazione ad esempio – ha aggiunto -. Occorre rispondere al ruolo dell’archeologo, da come si diventa alle numerose prospettive future, perché è cambiato tutto grazie all’innovazione che ci consente di arrivare sempre più alla certezza della ricerca e ci spinge ad andare avanti. Dobbiamo ripensare se quella esattezza e veridicità del dato della ricerca interessi davvero il grande pubblico che in più occasioni preferisce emozionarsi e non capire come funziona veramente la ricerca stessa».

«Le applicazioni più recenti degli ultimi anni hanno interessato principalmente le metodologie di documentazione, in particolar modo quelle legate allo spazio – ha precisato il ricercatore del Cnr -. Con una macchina fotografica o con un drone oggi riusciamo ad avere una documentazione del dato spaziale precisa e questo ha rivoluzionato il modo in cui documentiamo o effettuiamo lo scavo, con cui raccogliamo i dati. Anche il singolo coccio va collocato in uno spazio fisico e l’utilizzo di nuove tecniche e strumenti ha permesso di rivoluzionare la ricerca in questo campo».

«Come Cnr - Istituto di Scienze del Patrimonio culturale siamo impegnati in numerose ricerche, principalmente legate al riesame della documentazione di manufatti. Riprenderemo gli scavi a Realmonte, interrotti nel 2006, un sito che ci consentirà di capire come agiva chi deteneva il potere economico sulle zolfare antiche legate alla residenzialità nello spazio in un ambiente costiero. A Portopalo, ad esempio, stiamo effettuando ricerche sul sito produttivo relativo alle attività di pesca, in particolare del tonno, mentre ad Aci Catena stiamo effettuando ricerche sulle terme dell’Area archeologica di Santa Venera al Pozzo».

Attività di ricerca nell'Area archeologica di Santa Venera al Pozzo

Attività di ricerca nell'Area archeologica di Santa Venera al Pozzo ad Aci Catena

«Si tratta di ricerche tutte legate all’importanza del sito produttivo e quindi si sta indagando principalmente sull’aspetto economico delle società del passato – ha detto nel corso dell’incontro -. Stiamo applicando in modo sistematico le indagini archeometriche e quindi mappare i manufatti, le ceramiche per capire i luoghi di produzione e di commercio e ricostruire la società antica».

«Occorre quindi rivedere la figura dell’archeologo che non è più quella di una volta – ha detto in chiusura Antonino Mazzaglia -. L’archeologo oggi va visto in modo diverso sia nello studio, sia nella professione, che è stata rivoluzionata. Appare indispensabile, quindi, intervenire sui metodi di formazione delle nuove generazioni di archeologi tramite uno sforzo collettivo di tutte le parti come università, enti di ricerca, amministrazioni e imprenditori. Ma occorre anche un cambiamento dell’atteggiamento dello studente».

I lunedì del classico

I lunedì del classico. Seminari catanesi di scienze antiche è il ciclo di seminari e convegni al Dipartimento di Scienze umanistiche promosso insieme con i docenti Monica Centanni, Paolo B. Cipolla, Giovanna R. Giardina, Orazio Licandro e Daniele Malfitana.

Gli incontri si tengono ogni lunedì, fino al prossimo 10 giugno (vai al programma), al Monastero del Benedettini, e hanno carattere interdisciplinare e che costituiscono l’occasione per dialogare sul valore dei classici come risorsa di un presente che interroga il passato (vai all’intervista al prof. Orazio Licandro).

Il ciclo di incontro nasce dalla volontà del Dipartimento di Scienze Umanistiche, della Scuola Superiore di Catania, della Scuola di Specializzazione in Beni archeologici, con il patrocinio dell’Associazione Internazionale di Studi Tardoantichi e dell’Associazione Italiana di Cultura Classica, per favorire un maggior coinvolgimento degli studenti e un’apertura all’esterno, oltre il perimetro accademico, delle scienze antiche.