Puritani ‘Reloaded’: genesi, ricerca e prospettive

Marco Impallomeni, agente lirico e collezionista, racconta come è nata la retrospettiva storica dell’opera di Vincenzo Bellini

Marielena Greco

La video-retrospettiva storica sull'opera I Puritani di Vincenzo Bellini - curata da Maria Rosa De Luca, Giuseppe Montemagno e Graziella Seminara - si avvale della preziosa ricerca iconografica di Marco Impallomeni, agente lirico e collezionista.

E proprio Marco Impallomeni, in questa intervista, in occasione della presentazione al Teatro Massimo Vincenzo Bellini nell'ambito del Bellini International Context si sofferma sulla genesi della prospettiva tra ricerca e prospettive.

Com’è nata l’idea di questa retrospettiva?

«Il tutto è nato da alcune conversazioni fra Maria Rosa De Luca, Giuseppe Montemagno e me, relativamente all’archivio di negativi affidatomi da Filippo Sinopoli, fotografo del Bellini dalla fine degli anni ‘70 ai primi anni 2000 – racconta Marco Impallomeni –. Abbiamo subito pensato a come si poteva far diventare fruibile questo materiale e abbiamo subito pensato di realizzare questa prima mostra tematica sull’ultimo capolavoro della produzione operistica del nostro Vincenzo Bellini, in coincidenza con l’imminente ripresa dell’opera. Il nostro Teatro vanta un passato gloriosissimo, gli artisti più prestigiosi del mondo del melodramma, ma anche della danza, hanno calcato le sue tavole. Credo sia bene ricordarlo sia al pubblico come anche a chi ha il potere di decidere le sorti delle nostre istituzioni culturali. È un patrimonio di fondamentale importanza culturale e non solo. E come tale va preservato e diffuso».

Perché tra le opere di Bellini proprio I Puritani?

«Si è deciso di dedicare questa retrospettiva a I Puritani, dal momento che il Bellini International Context insieme con il Teatro Massimo Bellini sta allestendo proprio in questi giorni una nuova produzione di questo ultimo titolo della produzione belliniana – ha aggiunto l’agente lirico e collezionista –. È quindi parso sensato e opportuno creare un fil rouge con la programmazione attualmente in corso. Fortunatamente il materiale presente nel mio archivio mi ha consentito di “coprire” facilmente la quasi totalità delle foto che sono state utilizzate per il video e che si troveranno anche nel catalogo che a breve verrà pubblicato».

L'agente lirico e collezionista Marco Impallomeni (foto Giacomo Orlando)

L'agente lirico e collezionista Marco Impallomeni (foto Giacomo Orlando)

La ricerca iconografica e il materiale d’archivio personale sono stati elementi fondamentali per la produzione del video. In che modo le istituzioni di settore potrebbero intervenire per valorizzare questo patrimonio audiovisuale e renderlo fruibile al pubblico?

«Personalmente ritengo che preservare adeguatamente e rendere fruibili gli archivi, questo nello specifico, ma tutti in generale direi, sia davvero fondamentale – racconta Marco Impallomeni  –. Gli archivi ci parlano della nostra storia, del nostro passato, raccontano il mondo da cui veniamo. Senza voler essere “passatisti”, è fondamentale conoscere il passato per vivere al meglio il presente e guardare al futuro. Per quanto mi riguarda, sto procedendo al riordino, alla catalogazione e alla digitalizzazione del materiale, per evitare che possa subire danni in futuro, soprattutto quando versa in condizioni non ottimali».

Che ruolo potrebbero rivestire le istituzioni di settore?

«Le istituzioni di settore possono fare tantissimo al riguardo anche perché il materiale conservato nell’Archivio del Teatro Bellini è stato raccolto sostanzialmente grazie alla buona volontà di alcuni dipendenti del Teatro che, in alcuni casi, hanno messo letteralmente in salvo del materiale che rischiava di andare irrimediabilmente perduto – ha evidenziato –. Manca purtroppo in Teatro ancora una vera e propria catalogazione dell’Archivio, per cui non si è in grado di sapere o valutare con esattezza ciò che è stato conservato e ciò magari purtroppo è andato perduto. Io mi auguro sempre che, una volta catalogato tutto il materiale attualmente a disposizione alcune cose che riteniamo “perdute” possano saltare fuori. Mai disperare».

«Nel nostro caso poi, alcuni privati hanno dato il loro prezioso contributo per la realizzazione della mostra e forse anche altri, opportunamente informati, potrebbero dare in futuro il loro aiuto per ricostituire l'archivio quanto più integralmente possibile – ha detto in chiusura –. Naturalmente serve per prima cosa creare una struttura adeguata con le giuste professionalità che possa operare al meglio per la catalogazione e la digitalizzazione di tutto il materiale esistente. In mancanza di questo purtroppo il materiale non sarà mai davvero fruibile al pubblico».