Università, Prefettura, Asp, mondo della scuola e del lavoro avviano un percorso formativo congiunto per promuovere cultura del rispetto, prevenzione e tutela
Parte da Catania una rete istituzionale compatta per la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.
Nell’aula magna del Palazzo Centrale dell’Università di Catania si è tenuta l’iniziativa Un tempo per riflettere sulle relazioni violente, un momento condiviso di confronto e responsabilità collettiva promosso da Prefettura di Catania, Università, ASP, INAIL, Ufficio Scolastico Provinciale, AMTS e Associazione Thamaia ETS.
Un’occasione per mettere al centro una sfida comune: prevenire e contrastare la violenza di genere attraverso un’azione integrata, continua e inter-istituzionale.
A condurre i lavori, la giornalista Roberta Lunghi (Telecolor–Antenna Sicilia), che ha guidato un programma intenso di interventi istituzionali, testimonianze, analisi e contributi specialistici.
Un momento dell'incontro
L’importanza della rete
Ad aprire i lavori la prof.ssa Lina Scalisi, prorettrice dell’Università di Catania,che ha ricordato come la «giornata di oggi non rappresenti un semplice appuntamento simbolico, ma un impegno quotidiano che deve coinvolgere tutte le istituzioni».
«Occorre una crescita culturale capace di contrastare una piaga che si manifesta anche dentro le case, nei luoghi che dovrebbero essere più sicuri», ha aggiunto.
La prorettrice ha ribadito che «prevenzione e formazione sono strumenti essenziali» e per questo «occorre lavorare insieme per costruire percorsi nuovi, efficaci e condivisi». «L’Università di Catania c’è e mette a disposizione competenze, docenti e delegati impegnati in prima linea».
Per Andrea Guzzardi assessore del Comune di Catania «il lavoro contro la violenza non può concentrarsi in un solo giorno» e nel sul intervento ha «evidenziato la crescente diffusione della violenza economica, che spesso impedisce alle donne di denunciare e ricostruire la propria autonomia». «Dobbiamo essere soprattutto noi uomini – ha detto – i primi a combattere un fenomeno che non dovrebbe più esistere».
Un momento dell'intervento della prorettrice Lina Scalisi
Roberto Di Bella, presidente del Tribunale per i Minorenni, ha richiamato l’attenzione sulle conseguenze sugli adolescenti, spesso vittime di violenza assistita o autori di comportamenti violenti. «Purtroppo i codici rosso li trattiamo costantemente quotidianamente, c'è ancora una cultura patriarcale che pretende la donna in condizioni di subalternità, perchè l'uomo ha ancora ha difficoltà a riconoscere la parità di diritti, la parità di genere», ha detto.
Nel suo intervento ha illustrato il lavoro delle Equipe Multidisciplinari Integrate (EMI), formate da specialisti dell’ASP e dei servizi sociali, «che hanno permesso interventi tempestivi e un cambiamento significativo nei destini di molte famiglie», e inoltre ha ricordato anche «la recente legge regionale “Liberi di scegliere” (2025), frutto di un’esperienza catanese riconosciuta a livello nazionale».
A seguire Giuseppe Laganga Senzio, direttore generale ASP Catania, ha evidenziato come la violenza, in tutte le sue forme, affondi le radici nel contesto culturale. «Dati recenti del Rapporto Censis mostrano che nel Mezzogiorno oltre il 20% dei giovani considera accettabili comportamenti violenti, una percentuale preoccupante che denuncia una tolleranza culturale estesa. Dobbiamo prevenire la violenza in tutte le sue forme», ha detto.
«Servono formazione, percorsi di ascolto, interventi nelle comunità e un sistema proattivo che porti informazione e strumenti dove ce n’è più bisogno», ha aggiunto.
Ad intervenire anche il prefetto di Catania Pietro Signoriello e la presidente dell’Associazione Thamaia Anna Agosta(vai all’articolo di approfondimento) alla presenza del questore Giuseppe Bellassai.
Un momento dell'intervento di Giuseppe Laganga Senzio
Roberto Prestigiacomo, presidente Comitato Consultivo Provinciale INAIL, ha richiamato l’impegno del suo ente nel contrasto alle violenze sul lavoro, ricordando l’importanza di «riconoscere e segnalare anche le forme meno visibili». «Lo slogan che portiamo oggi deve valere ogni giorno, senza mai abbassare la guardia», ha aggiunto.
Nel suo intervento Emilio Grasso, direttore Ufficio Scolastico Provinciale, ha ripercorso il lungo cammino della scuola italiana nella promozione della parità di genere: dalle normative del 2013 e 2015, alle linee guida sull’educazione civica del 2020.
Ha evidenziato il «ruolo decisivo della scuola nel formare nuove generazioni libere da stereotipi, ricordando tuttavia che l’Italia è ancora lontana dai livelli europei in termini di parità, purtroppo siamo ancora al quattordicesimo posto in Europa».
«Lavorare con i giovani significa agire sulle radici del problema, perché il retaggio culturale che sostiene la superiorità maschile è ciò che genera violenza e la rende tollerabile, ancora oggi il 45% dei cittadini europei pensa che la donna deve essere solamente dedita alla famiglia e non al lavoro - ha aggiunto -. Dobbiamo costruire un rapporto alla pari tra uomo e donna tramite l’educazione alla parità, all’educazione, al rispetto, così come precisato dall’articolo 3 della Costituzione».
A chiudere la parte dei lavori istituzionali Salvatore Vittorio, presidente AMTS, che ha descritto «l’impegno dell’azienda nel creare canali di ascolto e tutela per le lavoratrici, spesso minoranza in un contesto a prevalenza maschile, appena cento su 800 lavoratori».
«Abbiamo introdotto procedure e strumenti per sostenere le donne che vivono situazioni difficili, anche attraverso forme di mediazione con l’ASP – ha aggiunto -. L’obiettivo è costruire un ambiente di lavoro realmente inclusivo e protetto».
L'aula magna del Palazzo centrale
Gli interventi specialistici: un quadro multidisciplinare
Il cuore della mattinata è stato dedicato alle relazioni di esperte del settore, che hanno approfondito diversi aspetti del fenomeno.
Loredana Sucato (Asp Catania) ha illustrato il nuovo percorso formativo inter-istituzionale rivolto a studenti universitari e delle scuole superiori. Ha evidenziato come la violenza – in tutte le sue forme, fisiche, psicologiche, sessuali, economiche, simboliche e digitali – richieda risposte coordinate e interventi differenziati a seconda dei contesti.
«La violenza nelle relazioni interpersonali rappresenta un fenomeno complesso che coinvolge tutte le età e tutti i contesti di vita: scuola, università, famiglia, lavoro e comunità. – ha detto -. Affrontare tale fenomeno richiede un approccio integrato, condiviso e multidisciplinare, che unisca istituzioni, servizi territoriali, mondo accademico, realtà educative e società civile».
In questo contesto Asp Catania, Università i di Catania, Prefettura, INAIL, Ufficio Scolastico Regionale per la Sicilia, ATMS e Associazione Thamaia ETS, promuovono congiuntamente due percorsi formativi paralleli, progettati per rispondere in modo mirato alle esigenze dei diversi interlocutori: un percorso universitario, rivolto a studenti e studentesse; un percorso scolastico, rivolto agli studenti e alle studentesse delle Scuole superiori, che coinvolgerà in via sperimentale 75 alunni delle classi IV, appartenenti a tre Istituti scolastici di Catania, 25 per ciascun istituto (IIS “L. Mangano”; ISIS “Duca Degli Abruzzi”-Politecnico del mare; Liceo Classico Europeo “M. Cutelli”).
Le due traiettorie formative condividono la cornice istituzionale, i valori e gli obiettivi, ma si differenziano nei metodi e nelle attività, così da garantire un intervento efficace e adeguato all’età, al contesto e alle responsabilità dei partecipanti.
«Gli obiettivi generali comuni sono quelli di promuovere consapevolezza e riconoscimento precoce delle diverse forme di violenza, sviluppare una cultura della non violenza fondata su rispetto, empatia, ascolto e responsabilità e rafforzare il ruolo educativo di scuole e università come luoghi sicuri e promotori di diritti – ha detto -. Ma anche consolidare la rete tra servizi sanitari, magistratura, forze dell’ordine, centri antiviolenza, docenti e studenti; aumentare la sensibilità verso la violenza in presenza e nella dimensione digitale; sostenere processi informati di prevenzione, segnalazione e tutela».

Il tavolo delle relatrici della seconda parte dei lavori
A seguire sono intervenute Federica Nicolosi (Prefettura di Catania) che ha sottolineato il valore della rete istituzionale come strumento di tutela e corresponsabilità, Diana Artuso (Inail) che ha trattato il tema delle molestie e della violenza nei luoghi di studio e lavoro, richiamando la tutela assicurata dall’Istituto, Liana Maria Daher (Università di Catania) che ha approfondito il ruolo dell’università come polo di formazione, ricerca e responsabilità sociale nella diffusione di una cultura del rispetto.
E, inoltre, Carmen Bosco (Thamaia ETS) che ha raccontato il lavoro quotidiano dei centri antiviolenza: ascolto, accoglienza, accompagnamento nei percorsi di uscita dalla violenza ed Elisabetta Gerbino (ASP Catania) che ha esaminato le violenze nei luoghi di lavoro con una prospettiva di genere.
Nel corso dei lavori spazio anche al teatro con Voci e sguardi contro la violenza, interpretato dagli attori Manuela Ventura e Bruno Torrisi, un momento artistico dedicato alla potenza espressiva delle storie di chi la violenza l’ha vissuta.
A concludere la mattinata sono intervenuti la direttrice amministrativa dell’ASP Tamara Civello, il direttore sanitario Giovanni Francesco Di Fede e la prof.ssa Caterina Ledda, delegata del rettore alla sicurezza e al benessere dei lavoratori.