Unict protagonista nel territorio

È il messaggio che il rettore eletto Enrico Foti rivolge alla comunità accademica. Nell’intervista si sofferma sui servizi agli studenti, sul rapporto col territorio e sulle criticità dell’ateneo

Alfio Russo

Il motto del programma elettorale è Studiare e lavorare in Sicilia ponendo lo studente al centro delle azioni della “futura” Università di Catania.

A distanza da una settimana dal voto che lo ha visto conquistare la carica di rettore per il sessennio 2025-2031, Enrico Foti pone l’accento proprio sullo studente e, in particolar modo, sui suoi primi passi in ateneo.

«Agli studenti che si apprestano a immatricolarsi in quest'ateneo vorrei dire solo che chi ci prova non ci lascia. Io mi sono orgogliosamente laureato a Catania e oggi sono rettore di questo ateneo. E sono onorato di assumere questa responsabilità di rettore dal 19 settembre perché in questo momento, come è giusto che sia, l’attuale in carica, il prof. Francesco Priolo, porti avanti e chiuda il suo programma di governo», spiega Enrico Foti, ordinario di Idraulica al Dipartimento di Ingegneria civile e Architettura.

Ritornando allo studente, la formazione a Catania è valida, su tutta la linea

«E io lo posso testimoniare in prima persona – ci tiene a precisare il rettore eletto -. E lo possono testimoniare tutti che la formazione è d’eccellenza anche se perdiamo alcuni studenti tra la laurea triennale e la magistrale per una serie di fattori e su cui bisogna lavorare.

Però non è solo questo, dobbiamo essere onesti e l'ho detto in campagna elettorale e lo ripeto adesso che è finita: ad una didattica di eccellenza non corrispondono servizi erogati agli studenti d’eccellenza. Quindi nulla da eccepire sulla didattica erogata, ma sui servizi allo studente dobbiamo migliorare. Purtroppo mi è capitato e mi dispiaciuto vedere nostri studenti seguire le lezioni seduti per terra. Non credo che sia giusto e su questo, ma anche su tanti altri servizi, su cui siamo valutati, dobbiamo migliorare, perché è sui servizi che dobbiamo fare la differenza».

Per migliorare occorre il sostegno dei docenti, del personale tecnico-amministrativo e degli studenti stessi

«Innanzitutto lo chiedo a me stesso, ed è quel che ho sempre chiesto, cioè il massimo impegno che posso dare – spiega il prof. Enrico Foti -. Non ho mai risparmiato energie e questo continuerò a farlo con ancora maggiore vigore e convinzione. Agli altri chiederò di lavorare in un'ottica di squadra, lavorare tutti assieme per un obiettivo comune che è quello di portare in alto, dove merita di stare, il nostro ateneo».

Gli atenei oggi non solo didattica e ricerca, ma anche Terza missione da sviluppare insieme con le istituzioni e imprese del territorio

«Ormai la Terza missione è diventata fondamentale. Il mio motto, come ho già detto, è Studiare e lavorare in Sicilia, quindi sono assolutamente persuaso che la collaborazione deve essere intensa sin dall'inizio con le istituzioni e ovviamente le imprese del territorio perché chiaramente ci viene richiesto dal territorio stesso – spiega il rettore eletto -. I nostri percorsi di studio devono essere non solo formativi, ma anche in grado di trasferire competenze, dobbiamo attivare nuovi percorsi di studio che in questo momento sono stati sotto-utilizzati come master di primo e secondo livello che chiaramente sono complicati, sono difficili, burocraticamente difficili, ma rappresentano lo strumento principe con cui agganciarci al territorio e soprattutto alle imprese».

«Dobbiamo portare dentro le imprese, cioè la ricerca industriale in maniera tale da cominciare anche simbolicamente questa collaborazione e questa apertura col territorio, che non è solo la STMicroelectronics o altre multinazionali – ha aggiunto -. Nella Sicilia orientale sono presenti tantissime imprese come ad esempio la Pirelli a Giarre o alcune a Gela con clienti internazionali e noi dobbiamo essere bravi a valorizzare queste collaborazioni con tutte queste realtà che sono tante. Solo così possiamo dare un servizio migliore al territorio, ma anche a noi stessi, perché anche le nostre ricerche devono essere fisicamente basate sulla base del nostro territorio. e ci tengo a sottolineare che non mi riferisco solo alle ricerche delle scienze dure, ma anche a quelle delle scienze umanistiche e sociali. Dobbiamo lavorare molto su tutti questi fronti».

Il rettore eletto Enrico Foti

Il rettore eletto Enrico Foti

Studente al centro del programma tra formazione, ricerca e lavoro anche per evitare il depauperamento demografico e socio-economico del territorio siciliano

«Il mio programma è personalizzato sullo studente per dargli un futuro importante tra formazione e occupazione lavorativa anche perché il laureato che va via non torna e nel tempo viene raggiunto dai propri genitori in altre parti d’Italia e non solo – sottolinea il prof. Enrico Foti -. Conosco colleghi che andranno in pensione a breve e mi hanno già anticipato che si trasferiranno a Bologna, a Milano, a Roma, dai propri figli. È un trend in crescita perché è aumentato il numero dei giovani che vanno fuori perché chiaramente hanno più facilità di stabilizzarsi fuori piuttosto che in Sicilia».

«Ad una formazione e ricerca d’eccellenza che il nostro ateneo riesce a dare, dobbiamo necessariamente aggiungere qualcosa di importante: Unict è l’azienda del territorio di riferimento e quindi dobbiamo necessariamente venderci meglio, ancora di più. Non dobbiamo quindi chiuderci, ma dobbiamo aprirci, dobbiamo contaminarci», ci tiene a precisare il neo rettore.

«E poi dobbiamo essere un po' più sfidanti, dobbiamo essere un po' più presenti sul territorio – ha aggiunto -. Dobbiamo far conoscere e manifestare la nostra opinione ufficiale d’ateneo e non a titolo personale perché altrimenti sui temi controversi, se non manifestiamo la nostra opinione, diventiamo marginali sul territorio. E, invece, proprio perchè abbiamo un organo che si chiama Senato Accademico, l'organo politico per eccellenza, creato appositamente per gestire le situazioni controverse e difficili, dobbiamo affrontare e dire la nostra su tutti i temi».

L’Università della città che “vive” anche nelle periferie

«Dobbiamo fare sentire la nostra voce in tutta la città, anche nelle periferie dove abbiamo tanti edifici come, ad esempio, il nostro fiore all'occhiello, il Monastero dei Benedettini. È un edificio patrimonio dell’Unesco posizionato in una zona periferica della città. Dobbiamo immaginare la nostra presenza non solo da un punto di vista fisico, ma anche sociale e economico considerando, inoltre, che in quella zona abbiamo altri edifici come il complesso delle Verginelle», spiega il prof. Foti.

«Il ragionamento da fare e sviluppare è: come immaginare la nostra presenza e come potenziare quella zona e farla diventare un altro salotto buono della città dove poterci andare a passeggiare, a viverla con tranquillità, perché ad oggi non è propriamente sicura in tutte le ore del giorno. Si tratta di una zona a qualche centinaia di metri da piazza Università o piazza Duomo per intenderci e su questo dobbiamo far sentire la nostra voce in accordo con l'amministrazione. Lo stesso ragionamento lo si deve estendere a Siracusa, a Ragusa e a Troina», aggiunge il neo rettore.

«Dobbiamo ritornare a essere protagonisti nelle città in cui è presente l’Università di Catania, e per farlo dobbiamo essere visibili e perfettamente individuabili come posizione culturale», precisa il prof. Foti.

Quali sono le criticità maggiori di quest'ateneo oggi e su cui occorre intervenire immediatamente?

«Io credo che la criticità più urgente da risolvere sia quella dei ricercatori a tempo determinato – precisa il neo rettore -. Mi pare che l'ultimo censimento fosse di 173 unità, prima erano 220, alcuni hanno avuto altre opportunità, altri sono già diventati ricercatori a tempo indeterminato. Si tratta di ricercatori che per almeno oltre il 50% sono assolutamente necessari anche a tenere in vita i nostri corsi di studio, perché sono docenti di riferimento, quindi questa è una delle criticità che dobbiamo affrontare con grande determinazione».

Siamo al 19 settembre, giorno del suo insediamento, quale messaggio darà alla comunità accademica?

«Abbiamo un progetto comune condiviso con altri due candidati rettore, i docenti Ida Nicotra e Salvo Baglio – spiega il rettore eletto Enrico Fonti -. Adesso auspico che anche da parte della compagine dell'altro candidato, il prof. Pierfrancesco Veroux, ci sia la volontà di fare parte della squadra, perché non esiste in ateneo una maggioranza e un’opposizione come nella politica, ma dobbiamo oggi tutti remare per un progetto che è quello che è stato scelto dall'elettorato, e quindi tutti dobbiamo remare per quel progetto che è il mio progetto».

Back to top