Le vie della ceramica. Il Mezzogiorno tra storia, archeologia e memoria condivisa

Il convegno ha proposto un’analisi iconografica e dei supporti materiali, dall’età preistorica fino alla contemporaneità, mettendone in evidenza l’incidenza all’interno dell’humus culturale siciliano

Gabriele Cristiano Crisci e Micaela Rodriguez

C’è un filo di argilla che unisce la Sicilia al resto del Mediterraneo. Un filo che attraversa millenni, modella forme, costruisce simboli: è la ceramica, testimone silenziosa di civiltà, commerci e saperi antichi, che torna protagonista della VI edizione del Convegno internazionale dal titolo La ceramica in Sicilia e nell’Italia meridionale dalla Preistoria all’età contemporanea, avuto luogo tra Catania e Gela. Tre giorni di incontri, conferenze e dialoghi tra studiosi, archeologi, storici dell’arte e giovani ricercatori, per raccontare come dalle mani degli artigiani di ieri sia nata una delle più straordinarie eredità culturali del nostro Sud.

Curato da Bianca Ferrara (Università “Federico II” di Napoli), Alfio Nicotra (critico d’arte) e Rosalba Panvini (Università di Catania), il convegno è stato promosso da CENACUM – Centro Attività Culturali del Mediterraneo, con la collaborazione della Fondazione Sicana e di Sicilbanca, e con il sostegno di istituzioni accademiche e culturali di rilievo, tra cui l’Università di Catania, l’Università “Federico II” di Napoli, il Museo Diocesano di Catania, l’Accademia di Belle Arti di Catania, l’UNITRE, la Società di Storia Patria e l’Osservatorio per le Arti Decorative in Italia “Maria Accascina”.

La giornata inaugurale si è aperta nell’aula magna del Palazzo centrale dell’Università di Catania, con una sessione introduttiva che ha posto al centro le produzioni ceramiche come strumento privilegiato per interpretare i processi storici, sociali e artistici del Mezzogiorno. L’incontro ha offerto una prospettiva diacronica sullo sviluppo della ceramica, dalle origini preistoriche(vedi l’articolo di approfondimento) fino alle raffinate espressioni della Magna Grecia nella classicità, tra V e IV secolo a.C. (vai all'articolo di approfondimento).

Un momento dell'intervento della prof.ssa Rosalba Panvini

Un momento dell'intervento della prof.ssa Rosalba Panvini

Dopo i saluti di Lina Scalisi, prorettrice dell’Università di Catania, che ha evidenziato «la capacità dell’iniziativa di coinvolgere le realtà territoriali siciliane e includere diverse istituzioni, dall'università alla scuola», è intervenuto Alfio Nicotra, che ha presentato con entusiasmo il convegno come un’occasione di riflessione - soprattutto per i più giovani -  sul valore della ceramica nel mondo antico fino a quello contemporaneo, definendola «uno strumento per veicolare la cultura di ogni tempo». L’aspetto archeologico costituisce un elemento imprescindibile per comprendere a fondo l’evoluzione e il dinamismo della figura umana nel corso dei secoli.

«L’archeologia è da sempre un tema caro alla Società di Storia Patria per la Sicilia Orientale, che ha trovato in Guido Libertini una delle sue figure più rappresentative», ha ricordato il presidente Alfio Signorelli.

Al fine di «seguire la bellezza, che, per essere tale – ha chiarito Francesco Iudica, membro della Fondazione Sicana – deve sublimare la nostra animalità di esseri umani», bisogna educare lo sguardo e la sensibilità, imparando a riconoscere in ogni espressione artistica non solo la perizia tecnica, ma anche la tensione spirituale e culturale che l’ha generata.

Un momento dell'intervento della prorettrice Lina Scalisi

Un momento dell'intervento della prorettrice Lina Scalisi

Solo così la bellezza diventa esperienza condivisa e strumento di crescita collettiva, creando quello che Giuseppe Barone, professore emerito di Unict e presidente di UNITRE Catania, ha definito un «legame indissolubile tra le diverse generazioni», affinché si trovi nella ceramica «il seme del grande Mediterraneo, simbolo di dialogo ininterrotto e segno di pace tra  popoli ed etnie diverse».

La giornata di studi successiva è stata ospitata al Liceo Classico “Eschilo” di Gela, in cui la ceramica è diventata occasione di incontro tra ricerca e formazione: un modo per avvicinare gli studenti alle radici del proprio territorio e ai mestieri della conoscenza. La tappa gelese, infatti, ha rappresentato un momento simbolico del progetto; un ponte tra generazioni, in cui la storia dell’artigianato antico dialoga con la curiosità dei più giovani.

La conclusione dei lavori, che ha trovato luogo al Museo Diocesano di Catania, è stata contraddistinta da due sezioni tematiche dedicate alla coroplastica (l’arte della modellazione dell’argilla) e alla bronzistica, approfondendo le tecniche tradizionali - come la celebre fusione a cera persa - e le nuove frontiere della ricerca e del restauro.

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